insegnaci ad amare la nostra pazzia

Du, lass dich nicht verhaerten in dieser harten Zeit- Du, lass dich nicht verbittern in dieser bitteren Zeit (Wolf Bierman) Che pretesa essere amati da adulti se non ti hanno mai amato da bambino (A Busi) Hvad man ikke har haft som barn, faar man aldrig nok siden af (Tove Ditlevsen) To live without hope, to work without love (Virginia Woolf)

Saturday, October 29, 2005

moriremo democristiani

E' da un po' che Miss Brodie non si indigna su queste pagine, ma il fatto è che ormai non le resta più neanche l'ultima arma degli sfruttati, l'indignazione, appunto.

Miss Brodie non crede che sia utile continuare a lamentarsi delle ingerenze della chiesa cattolica in Italia, scagliarsi in diatribe sulla laicità, farsi coinvolgere da sicofantici lacché che si dichiarano atei e umanisti allo stesso tempo e per questo accolgono con favore le iniziative POLITICHE di un organo religioso che come tale non dovrebbe mettere il becco nelle cose terrene ma che in realtà il becco lo mette sempre perché ha il grugno costantemente nel trogolo.

Non ha senso continuare a imprecare e a urlare e nemmeno a cercare di spiegare con le armi della ragione i motivi per cui ciò che le gerarchie ecclesiastiche fanno non è tollerabile da un punto di vista civile ma ci riporta all'età dell'assolutismo, religioso e politico insieme.

Non ha senso perché in questo paese ormai sempre meno Belpaese e sempre più Strapaese, alla maggioranza va bene così, e quella stessa maggioranza non può indignarsi ma al contrario solo ammirare e strizzare l'occhio ai varij leader della sinistra sedicente laica e liberale che uno dopo l'altro si dichiarano o si scoprono cattolici o credenti o comunque in cerca di un "significato".

Allo stesso modo nessuno sembra ammettere di aver votato o di aver intenzione di votare per l'attuale Presidente del Consiglio. Eppure costui al potere c'è arrivato con i voti in elezioni svoltesi regolarmente. Si potrà obiettare che il suo potere mediatico e le sue fortune personali hanno avuta molta parte nel suo successo elettorale ma è vero anche che in questo paese se uno fa il furbo la reazione popolare diffusa è invidia e ammirazione non sdegno e riprobazione.

La chiesa cattolica come istituzione fa quello che deve fare e questo non glielo si può né rinfacciare né rimproverare: Invece di blaterare che in democrazia chiunque ha il diritto di dire la sua o che la chiesa fa bene a annunciare al mondo i valori che il mondo sembra aver dimenticato, i politici farebbero meglio a trovare il modo in cui avversare e contrastare la chiesa con tutti gli strumenti legislativi disponibili. E' una lotta tra poteri e come tale deve essere combattuta.

E' chiaro che la chiesa cercherà di ribellarsi e di non accettare imposizioni e avendone piena consapevolezza saprà trovare tutti i mezzi (leciti e "illeciti": la morale è il suo campo e sa benissimo come volgerla a proprio favore) per non farsi mettere sotto. E' questo il suo modo di interpretare "date a cesare quel che è di cesare blah blah blah": tutto viene da D-o e essendo la Chiesa emanazione della volontà divina in terra, niente e nessuno deve permettersi di contrastarla. Che poi gli italiani siano cattolici e cristiani solo di facciata, questo alla chiesa non interessa: ciò che conta è che abbia i suoi uomini nei posti che contano, nei centri di potere.

E' chiaro anche che gli italiani non cambieranno mai, che ci sarà sempre e soltanto un piccolo numero di coscienze consapevoli e sane, a dire che se non c'è più religione di stato non devono essercene nemmeno i simboli nei luoghi che dello stato sono emanazione, a dire che se la lezione è di religione cattolica allora è la chiesa stessa che deve finanziarsela e ringraziare per il privilegio di avere accesso alle scuole pubbliche, che se le scuole sono confessionali allora non sono pubbliche, che se tutte le confessioni hanno pari dignità nessuna di esse ha diritto a alcun tipo di finanziamento né diretto né indiretto per il mantenimento del proprio clero ma deve sostenersi unicamente delle offerte provenienti dei proprij fedeli.

Ma l'Italia non ha conosciuto rivoluzioni e mai ne conoscerà, la cosa più vicina a una seria e sana ribellione essendo la resistenza partigiana della seconda guerra mondiale, e si sa come è andata a finire poi: cinquant'anni di regime democristiano e oggi le propaggini che tutti conoscono. E come non potrebbero gli/le italiani/e essere così come sono se lo sport nazionale è fare il furbo ? Quale altro stato permetterebbe alla mafia alla camorra alla 'ndrangheta di controllare pezzi interi del proprio territorio ? Ma c'è uno stato in Italia ? Sì, c'è e si chiama Vaticano. Andate a vedere come tutto funziona alla perfezione da loro, dalla radio ai servizij informatici alle università ai conventi e monasteri alla farmacia all'intero apparato diplomatico e burocratico. Cose che nemmeno in Svizzera o in America. Solo la Scandinavia ci si avvicina. Tutto si svolge alla perfezione in un clima di perfetta e totale obbedienza alle direttive dei superiori. Altro che democrazia ! Altro che ognuno ha il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero ! Ci pensano le gerarchie a pensare e a dire ai proprij fedeli e collaboratori come devono pensare. Anzi, le stesse gerarchie ecclesiastiche dicono a tutti, non solo ai proprij fedeli come e che cosa devono pensare e ai politici impongono le loro direttive per fare in modo che abbiano non solo ricognizione ma applicazione pratica in quanto leggi dello stato. E poi ci si chiede come abbiano fatto i rivoluzionarij catalani a degradarsi al punto di incendiare le chiese e impiccare preti e suore durante gli anni della repubblica, o i messicani al tempo di Zapata: li conoscevano bene loro e ne avevano subito le angherie nei secoli e dunque ne avevano ben donde !

La Brodie si è messa a studiare il catechismo della Chiesa Cattolica e il manuale di religione di un altro assolutista millantatore e demagogo mistificatore, don Giussani: i proprij nemici bisogna conoscerli. La miss sa anche che la battagli è già persa, una chiesa che è da due millennij nei meccanismi di potere sa benissimo come manovrare coscienze e masse, altro che Machiavelli, altro che Clausewitz ! Il prossimo nemico con cui si confronterà è l'apparato della Cina comunista, e vincerà anche lì: ha sbaragliato Attila in passato, cosa vuoi che siano qualche cinese in divisa con la mente volta a trovare il modo di arraffare quanto più può ? Bazzeccole, moscerini, un piccolo fastidio di cui liberarsi. La chiesa ha tempo, e molta pazienza. E' la più antica istituzione umana ancora in esistenza continua, da due millennij sa come si fa a dominare questa terra stanca, in Cina aspetta da solo cinquant'anni, un niente se paragonato all'eternità. I fautori del comunismo avevano l'ambizione di arrivare a tanto e a superarla, ma non avevano fatto i compiti se non avevano capito che non basta impadronirsi del potere, devi prima di tutto abbindolare le coscienze. E in quest'ultima attività erano dei dilettanti: se solo avessero studiato dai gesuiti !

Quanta stanchezza però, per questa recente recrudescenza di clericalismo e di non-pensiero a difesa della Fede: la miss si illudeva che Voltaire e Nietzsche avessero già da tempo detto quel che dovevano dire sull'argomento. Si sbagliava.

Moriremo dunque democristiane/i, è questo l'unico dubbio che la miss non nutre. Che sia in piedi però, non in ginocchio, head held high e il pugno chiuso di chi dice no al dogma e sì alla vita.

Tuesday, October 25, 2005

Birka


Birka
Originally uploaded by benjamino.

una bella immagine della miciona brodiana che purtroppo in questi giorni è arrabbiata nera perché deve spartire l'affetto della miss con una nuova arrivata e poi perché è a dieta. si rifiuta di prendere l'antielmintico e se continua così MissB sarà costretta a farle fare una cura tramite iniezioni veterinarie. Ahi, que dolor !

Flickr

This is a test post from flickr, a fancy photo sharing thing.

Saturday, October 22, 2005

calle del desengano 3

La miss frequenta da un po' di tempo per le sue compere alimentari una zona di Milano che prima non visitava mai. Via Padova è diventata il microcosmo dello sviluppo in senso cosmopolita se non multiculturale della città, dove si stratificano uno dopo l'altro cronologicamente e anche, in qualche caso, uno sopra l'altro o accanto all'altro topograficamente in condominij spesso fatiscenti e poco attraenti i disperati e i profughi dalla miseria provenienti da varij angoli d'Italia un tempo e del mondo ora.

Storicamente la via è stata il punto di approdo di immigrati (la stazione centrale è poco distante) sia nel primo sia nel secondo dopoguerra: in particolare, a Milano, pugliesi, veneti e siciliani. Era, è, la via di uscita dalla città verso il nord (i laghi e i monti manzoniani) e il nord-est (da qui il nome che tuttora porta). Fino ai primi anni '70 era percorsa da una linea tranviaria anche se i binarij sono da tempo scomparsi. Come nell'adiacente viale Monza - originariamente percorso dalla prima linea tranviaria della città - una delle prime in Italia - dapprima a trazione animale e poi elettrica, oggi sostituita dalla prima linea metropolitana - si trovavano su queste due strade i tipici edifizij a pianta lombarda: un portone con passo carrajo che sfociava su una corte, o più spesso su una serie di corti una dopo l'altra. Nella prima corte si trovavano osterie e, anticamente (ma neanche poi tanto: in corso Buenos Aires angolo via San Gregorio due osterie del genere sopravvissero fino agli inizij degli anni '60) le poste per il cambio di cavalli. Nelle corti interne avevano i loro spazij al pian terreno altre attività perlopiù artigianali o di piccola industria: fabbri ferraji, ciabattini, piccole officine meccaniche, falegnami e carpentieri, venditori di legname, ferramenta piccola e media.

Al primo piano (che poi era spesso il solo piano superiore) c'erano le abitazioni: appartamenti di una sola stanza o qualche volta due, con un camino per riscaldarsi e cuocere le vivande. Non c'era cucina né acqua corrente (si usava un pozzo in cortile o più tardi un rubinetto al piano inferiore). I servizij igienici, quando c'erano, erano in comune per tutti gli inquilini, uno in cortile e uno, ma non sempre, al piano.

La Miss ha avuto la fortuna (lei la considera tale) o la ventura di poter vedere da vicino o meglio da dentro come erano veramente questi alloggi in cui una varia umanità misera e affranta si barcamenava come meglio poteva nel cuore della città che aveva fagocitato la loro forza lavoro e li aveva spogliati delle tradizioni culturali rurali da cui provenivano. Si tratta di viale Monza 256, che fino a tutti gli anni '70 era rimasto indenne dai bombardamenti come pure dai cambiamenti sociali che la città aveva attraversato: la miss ricorda come fosse oggi con l'occhio vivido della sua memoria bambina un tugurio in cui viveva una vecchietta di nome Maria e il giaciglio - non un letto - in cui dormiva, un pagliericcio di stoppie di granturco. La vecchina era piccola e ingobbita e il soffitto molto basso, non era molto loquace e ripensandoci oggi la miss ne ha un'immagine quasi ferale, subumana, di un essere a cui la mancanza della parola aveva tolto la poca dignità che le restava. Che cosa non darebbe oggi per sapere qualcosa di più, che vita aveva fatto, se aveva dei figli, che cosa ne era stato del marito, come era la vita a Milano prima della guerra: ahilei, il tempo l'ha inghiottita con tutta la sua storia.

Via Padova ospita oggi la stessa umanità di allora, sono cambiati solo il colore della pelle, più scuro ingengere, e gli odori. L'immigrazione è principalmente nordafricana o araba o islamica: egiziani, siriani, libanesi, turchi, qualche maghrebino. A questi si aggiungono, anche se molto minoritariamente, altri islamici: si tratta di bengalesi (del Bangladesh piuttosto che dell'India) con alcune rivendite alimentari a cui si rivolgono non solo i loro conterranei ma un po' tutti gli immigrati in città del Subcontinente indiano, oltre che la Brodie.

A questi - ormai storici insiedamenti - si stanno aggiungendo i cinesi che la chinatown milanese (una delle più grandi in Europa per numero di residenti) non riesce più a contenere (via Paolo Ssarpi e via Canonica, insediamento cinese dagli anni '20 (!) non hanno ormai più spazio per altre attività economiche, tutte e di qualsiasi genere solidamente in mano ai cinesim molti dei quali italiani di seconda e addirittura terza generazione), i quali hanno fiutato l'affare commerciale: gli italiani vogliono andarsene e sono disposti a vendere a buon prezzo pur di farlo. Spazio per negoziare ce n'è poco perché altri italiani non comprano. I capitali cinesi, pur di dubbia provenienza, si spostano sull'unghia e non tramite banca, dunque tra poco anche via Padova inizierà a avere un altro look, più orientale e meno nordafricano. Inoltre i nuovi lavori per il rifacimento del manto stradale, l'allargamento dei marciapiedi, la pista ciclabile su un lato della strada, significano un miglioramento dell'aspetto e dunque maggiore attrattiva commerciale. La posizione vicina a uno dei nodi focali del trasporto milanese (piazzale Loreto: viale Monza/viale Brianza/via Porpora/viale Abruzzi/corso Buenos Aires: tutte direttrici principali dell'asse viario metropolitano di circonvallazione, penetrazione verso il centro e uscita verso il nord, l'est e l'ovest) la rende fondamentale luogo di passaggio.

E' un peccato che l'influenza araba e islamica di questa strada vada perdendosi, annacquandosi estinguendosi, perché l'atmosfera di via Padova è molto congeniale alla miss: uomini (le donne sono rarissime per la strada) di ogni età ma soprattutto tra i 20 e i 40 affacciati all'uscio di negozij e bar, altri giovanotti in giro a far niente se non a guardare e a osservare, tratto tipico da società maschile patriarcale mediterranea (la stessa atmosfera che si poteva incontrare in Sicilia o in qualunque altra parte del Meridione d'Italia ancora dieci-vent'anni fa), sguardi che si incrociano, battute, risate, qualcuno che si affretta verso un appuntamento poco chiaro ma sicuramente ambiguo: non sono al lavoro in un cantiere, non hanno un esercizio commerciale da gestire, di che cosa vivono ?

Gli italiani del quartiere, quei pochi rimasti che non sono riusciti a migliorare il loro tenore di vita e a migrare verso zone residenziali di maggior pregio sembrano subire quella che a loro appare un'invasione di alieni con cui non hanno nulla da spartire se non la miseria che li accommuna e li condanna a una convivenza maldigerita e poco tollerata. In alcuni condominij, quelli con maggiori pretese piccolo-borghesi e ossessionati dal timore della perdita di valore commerciale degli immobili, si vorrebbero introdurre clausole che impediscano la vendita di un appartamento a cittadini stranieri, cosa ovviamente impossibile legalmente. Gli stessi dimenticano poi che spesso questi cittadini di origine straniera che possono permettersi di acquistare immobili, stranieri non lo sono più, avendo nella maggior parte dei casi acquisito la cittadinanza italiana e essendo del tutto intenzionati a stabilirsi qui, visto che comprano casa.

La miss va in via Padova per comprare frutta e verdura fresche di ottima qualità e a prezzo molto contenuto, pane arabo e halawa al pistacchio dagli egiziani, pasticcini e altri dolci al miele e al sesamo dai siriani, riso, ghee e curry dai bengalesi. Ha poi scoperto un negozio di granaglie e piante dove la miss trova cibo per animali a prezzi anche del 50% degli stessi prodotti di qualità presenti altrove, una ditta della via Padova storica, sopravvissuta a tutto, visto che è stata fondata nel 1913 dal nonno dell'attuale proprietario (una bella foto degli anni venti nel negozio mostra l'insegna dell'epoca). Ha da poco scoperto anche un negozietto di dischi e DVD usati che non dà nell'occhio ma è molto fornito (una cosa simile l'ha vista solo a Londra, e non sta esagerando).

Gli italiani si lamentano e qualche leghista vocia che si sta perdendo l'identità etnica del paese (nelle altre regioni esistono assessorati all'identità, come in Lombardia ?) ma la miss non può fare a meno di ricordare che la domenica oggi via Padova è animata da negozij aperti e bar e caffè con i tavolini fuori, e altri posti da cui telefonare a buon mercato o usare internet (è da lì a volte che la Brodie scrive questo diario o telefona in Francia). E' una strada piena di luce e di vita anche fino a tardi la sera, e quando ci passa, la miss si sente sicura: non era certo così prima della pacifica "invasione" commerciale e culturale del Sud del mondo, anzi era morta buja e brutta e pochi erano i coraggiosi che vi si avventuravano.

Ancora una volta, viva la differenza, viva la commistione, viva la mescolanza da cui nasce tutta la vita, anche e soprattutto quella della città e di questa città in particolare.

Friday, October 14, 2005

E' arrivata Fulla !


Die kleine Mailänderin (2)
Originally uploaded by totentanz.

Fulla è venuta a fare compagnia alla Brodie, a Billa e a Birka. Siamo già state tutte e tre adottate.

la lingua che ci parla

Miss Brodie è filologa di formazione, di professione linguista e per deformazione insegnante. Purtroppo per lei e per quelli che in lei si imbattono è molto pedante per quanto riguarda il lessico e il suo utilizzo perché crede che le parole usate nella quotidiana conversazione siano la spia della visione del mondo così come essa viene trasmessa e regolata nel tempo e nello spazio di generazione in generazione. I detentori del potere hanno tutto l'interesse a far sì che solo la loro visione del mondo si diffonda e venga fatta propria in modo da spazzare via qualsiasi altra visione se non antagonistica a essa almeno alternativa. Il primo passo per affermare una posizione egemonica è quello di non riconoscere l'alterità del nostro avversario e, laddove questa alterità si presenta e chiede di essere presa in considerazione, di ridicolizzarla e di "toglierle la parola" per impedirle di essere oltre che di esistere. Dopo di che, si dà alla propria visione del mondo il crisma della "naturalità" o, come viene chiamata nei documenti vaticani, "la retta ragione" (perché è ovvio che la ragione non vaticana non può essere retta, ma solo una distorsione di ciò che è stato stabilito sia "ragione").

Il quotidiano spettacolo dello stupro linguistico non è nuovo e la mistificazione di chi "sa parlare" nei confronti di chi non ha parola è antica quanto il mondo. Tuttavia ciò che è sconfortante è vedere l'assenza di reazioni o quasi. Esempi recenti sono numerosissimi e già altrove Miss Brodie si è spesa in questo senso facendo notare questa subdola tattica nella speciosa distinzione tra "laicità" e "laicismo", "relativo" e "relativistico", diritti che non sarebbero altro che "capricci" e via discorrendo di negazione in negazione per impedire all'altro di esistere in quanto "alterità", per offrirgli al massimo la "tolleranza", mai il diritto al diritto.

Questa volta però la Brodie discuterà di argomenti squisitamente linguistici. Un campo in cui si può toccare con mano la non neutralità della lingua come capacità di pensare il mondo è nell'uso delle distinzioni di genere. Durante i recenti consigli di classe la Brodie ha dovuto sorbirsi le parole - in ogni caso senza senso e di nessun valore né pedagogico né culturale - di colleghi e colleghe che parlando di una classe composta da 18 allieve e un allievo dicevano in continuazione "i ragazzi". A parte il fatto che a 18 anni non più di ragazzi si tratta (e anche infantilizzare l'altro è una strategia per delegittimarlo), e che in ogni caso la relazione che si instaura tra un docente e un discente è propriamente quella di insegnante-allievo/a - non c'è stato verso di far loro usare le forme del femminile.

La valenza di questo comportamento linguistico non è né peregrina né dovuta al caso. Chi parla in questo modo si riferisce a una "norma" data e presa e pretesa che è quella del maschile utilizzato come termine "default" e in relazione al quale qualsiasi espressione di alterità viene elaborata come discostantesi da tale "norma" data e presa e pretesa. E' chiaro che una volta introjettata questa forma di espressione linguistica non è praticamente più possibile liberarsene perché per il parlante quella è divenuta la realtà e la sua visione non permette la percezione di altre forme di realtà. E' qui che si cela il pericolo e è da questo che scaturiscono le forme di violenza concettuale di cui all'inizio di questa missiva.

Un altro esempio che rende con drammatica icasticità la situazione a cui la Miss allude afferisce al lessico sessuale. Parlando di fellatio non si esplicita che l'organo fellato è il pene e non un altro, tanto è vero che il termine è restrittivo e non può essere usato per descrivere altre forme di sesso orale se non quello in cui un pene viene stimolato oralmente. Per alcune persone la fellatio è di significato ancora più ristretto in quanto essa è data immaginando che la stimolazione avvenga per il tramite di un apparato orale femminile. Non così per quel che riguardo l'altro sesso: cunnilingus rende esplicito che si tratta di un "lingere cunnum", non c'è sottinteso e non c'è termine generico che non nomini l'organo stimolato.

Le distinzioni di genere esistono e hanno una loro importanza, soprattutto in italiano perché in questa lingua e nella cultura di cui essa è espressione le donne non sono ancora entrate sulla scena, linguisticamente parlando: restano innominate e come tali invisibili. E questo burqa non è meno opprimente per non essere fisico, anzi, fintanto che non vi è una presa di consapevolezza generalizzata non v'è molta speranza che qualcosa - per gli uomini e per le donne di questo paese - possa cambiare.

Tuesday, October 11, 2005

narcisismi e bloggerismo

"Parlare, scrivere, agire, se lo si fa con la speranza di convincere l'altro che si ha ragione, sono cose inutili: bisognerebbe innanzitutto essere convinti che si ha proprio ragione, segno evidente di incoltura.[...]L'altro tenterà di convincervi della superiorità delle sue verità rispetto alle vostre verità, onde convincersi della sua superiorità rispetto a voi. Ma questo giochetto di ricerca del predominio, val la pena di praticarlo ? E d'altra parte, se non giochi ecco che l'altro cercherà di provocarti, poiché interpreterà il tuo sottrarti all'assalto concettuale o linguistico come un atto di disprezzo o di indifferenza nei suoi confronti , senza che lo sfiori l'idea che forse si tratti semplicemente di un atto di tolleranza, di scetticismo e di timore nei confronti di ogni settarismo, o forse, più ancora, di una confessione di stanchezza. Nel migliore dei casi, si convincerà che il tuo armamentario argomentativo è insufficiente, e il suo narcisismo sarà finalmente soddisfatto. "
H Laborit, La vita anteriore, 1990

Monday, October 10, 2005

il narcisismo del bloggeristi

Dopo una polemica per niente simpatica e dai toni accesi presto tramutatisi in reciproco scambio di insulti [vedere la missiva del 2 ottobre 2005 intitolata "Di laicità e di laicismi"] Miss Brodie ha pensato bene di fare qualche riflessione.

Che cosa non le è piaciuto delle accuse di Matthaei ? In fondo lui/lei cercava solo di ribattere a alcune affermazioni che trovava non solo false ma addirittura "demenziali" (sono le sue parole). E' vero che le parole sono pietre e che le opinioni sono soggette a fluttuazioni in quanto espressione di un pensiero in divenire che le parole pietrificano invece per sempre. Inoltre l'argomento, coinvolgendo fede e religione, si presta per sua natura intrinseca a essere controverso. Perché non accettare un'opinione altrui, tra l'altro suffragata da fatti e controfatti per demolire l'opinione brodiana ?

Miss Brodie non crede che Matthaei fosse in malafede, solo le sembra che non abbia capito una certa etichetta dei blog. Non serve dire che un blog in quanto diario virtuale sia un luogo pubblico a cui tutti hanno diritto di accesso e libertà di commento. Tanto è vero che molti bloggeristi non permettono a nessuno di lasciare commenti. Altri li moderano tramite filtro. Cosa che non diminuisce in nulla la natura "pubblica" di tali blog.

Chissà, forse l'ambiguità sta proprio nel termine "pubblico" che in italiano e nella cultura italiana si presta a una varietà di interpretazioni. E' in questo modo che i cattolici hanno voluto trovare una scappatoja al divieto costituzionale di finanziamento alle scuole private dicendo e facendo ammettere dal legislatore che le scuole private cattoliche in quanto svolgono una funzione pubblica sono da considerarsi scuole pubbliche. Oggi si chiamano paritarie e possono accedere ai finanziamenti statali, in barba a tutti i proclami costituzionali.

Luoghi pubblici sono anche i bar e i cinema e tuttavia nessuno si sogna di mettere in discussione la natura privata di tali esercizij commerciali. Anche un blog è pubblico nel senso del libero accesso ma resta una zona privata. Se non si è d'accordo con l'espressione di certe idee, pensieri, opinioni, si può forse esprimere il proprio disaccordo ma non si ha la facoltà di lanciare provocazioni o di scagliarsi in polemiche. Sarebbe come se qualcuno invitato a casa da voi vi dicesse che una parte del vostro arredamento fa schifo e dimostra il vostro cattivo gusto e si offrisse all'istante di buttarla giù per sostituirla con altra da lui/lei ritenuta di buon gusto o accettabile. Può darsi che sia così, ma le persone perbene si guardano da esprimere la loro opinione in simile caso e se interpellati si limitano a un'opinione di facciata che salvi le apparenze e dimostri la buona creanza.

Con questo la Brodie non vuole certo invitare alla piaggeria i lettori del suo diario cibernautico, ma qui Matthaei ha perfettamente ragione (e non scopre nulla di nuovo, sia detto per inciso): chi mette in rete il proprio diario lo fa per narcisismo, perché vuole vedere qualcosa di sé riflesso negli occhi di chi lo guarda (Matthaei aveva usato il termine "esibizionismo", ma la miss su questo non è sicura).

All'inizio anche Miss Brodie lasciava commenti caustici su un blog particolarmente sessista e antifemminista, causando polemiche sterili e inutili e ricavandone meritati insulti. Anche questo è stato uno dei motivi che l'ha portata a metterne su uno tutto suo. Anche qui la punzecchiatura di matthaei capita solo parzialmente a proposito: la Miss crede che chiunque abbia il diritto di esprimere le proprie idee, anche quelle che lei non condivide. C'è un sito particolarmente aggressivo contro gli omosessuali tenuto da uomini che si dicono cristiani e di chiesa, la miss trova le loro idee RIPUGNANTI ma non per questo va da loro a dirglielo. Che senso avrebbe ? Lo stesso dicasi per i negazionisti. La miss non si è mai unita ai cori di ebrei che chiedono che non si dia spazio nelle università e in altri luoghi pubblici a quanti vogliono dimostrare che le camere a gas naziste non sono mai esistite. Anche loro hanno il diritto di dire la loro e di cercare dei seguaci da convincere con le loro opinioni. E uno stato veramente democratico deve garantire a tutti l'effettivo diritto di esprimere le proprie idee per quanto ripugnanti. (Diverso sarebbe il discorso se si invocasse la violenza o si incitasse a altri atti altrettanto criminosi).

La miss non vuole il crocifisso in aula, lo trova un segno religioso che non dovrebbe avere posto in uno spazio aperto a e finanziato anche da chi non crede o non si riconosce in tale simbolo religioso, ma fintanto che la legge dello stato ne prevede l'esibizione non si azzarderà a toccarlo [anche in questo resta una buona ebrea, la massima dice "din hamalkutà, ha din", la legge dello stato è la legge].

Ciò che in tutta questa storia sembra incongruo è il fatto di vedere qualcuno che non condivide le ire della miss contro le ingerenze ecclesiastiche in Italia trascorrere tutto questo tempo a leggere e a controbattere opinioni che trova non solo false e inaccettabili ma addirittura "demenziali". E questo lo fa anche su un altro blog - in compagnia di altri sconsiderati - per il quale la miss prova solo riverenza e ammirazione. La miss non passa il suo tempo e non si diverte a andare a guardare lo squallore antisemita sui siti e blog dei neofascisti o i poco cristiani commenti contro gli omosessuali su certi siti e blog di credenti. Un blog non è uno spazio per polemiche e controversie. E' al contrario un mezzo per trovare persone con affinità intellettuali da condividere, non certo per compiacersi delle proprie opinioni ma per sapere che non siamo le sole a pensare certe cose. Senza che qualcuno venga a puntualizzare che ci sono altri che la pensano in maniera diversa. Questo la Miss lo sa già.

note felici

Oggi due cose hanno rallegrato la Miss in un solo giorno, pur essendo stato l'inizio poco fausto (era salita sul treno sbagliato, direzione La Spezia invece di Venezia: meno male che c'è stata una fermata alla periferia estrema della città, così la miss è stata in ritardo di solo un'ora, altrimenti come spiegare alla preside che era arrivata a Pavia ?).

La prima è stata risvegliarsi con accanto un batuffolo rosa rosso e bianco di nome Fulla che è venuta da Napoli a portare un raggio di sole alle giornate absburgiche di Miss Brodie, Billa e Birka.
La seconda è stata rivedere una ex-studenta della Miss che le ha pure fatto una rivelazione piena di gioja.

Nonostante gli affanni e le batoste la Miss crede che si debba dire sì alla vita, ma non nel senso dei preti politicizzati dalle gerarchie vaticane in occasione dell'ultimo referendum sulla procreazione assistita. Il sì alla vita non è un'idea originale cristiana o cattolica quanto ebraica ("uvachartà bachajjim", dice la voce di "Colui che è", "[ti ho messo davanti la vita e la morte] e tu sceglierai la vita"): forse questo vuol dire che Miss Brodie è religiosa e non lo sapeva ? O che è religiosa e non vuole ammetterlo ? Chi lo sa, la fede di chi crede o dice di credere è qualcosa di talmente misterioso davanti al quale le persone ragionevoli devono fermarsi. Ma la Miss ama la vita e se questo la rende religiosa che cosa importa ? Il credo che ha fatto suo è quello di George Eliot, "There is no God and we must be good", una massima morale che trova sommamente ragionevole oltre che sommamente morale.

Un'altra cosa strana di questa strana giornata è che si è ritrovata, lei ebrea atea, a insegnare il Padre Nostro e l'Ave Maria in inglese alle sue studentesse, tutte cattoliche, le quali, interrogate, hanno ammesso la propria ignoranza delle preghiere oltre che in inglese anche in latino. E dunque, vai con il latino. La letteratura inglese - programma del triennio liceale - è, come tutte le espressioni culturali del mondo occidentale fino all'Illuminismo, marcata dal cristianesimo e dai segni della religiosità, popolare e non. Tuttavia, a un esame attento non sembra a Miss Brodie che le sue allieve siano particolarmente ferrate nella dottrina cristiana in generale e in quella cattolica in particolare. Che cosa possono capire di Chaucer ? E di Dante ? Che cosa viene loro insegnato nell'ora di catechismo, o meglio, durante l'ora di insegnamento della religione cattolica che la miss finanzia con le proprie tasse ? Urge verifica con la simpatica collega P.P.

Tuesday, October 04, 2005

Sulle "presunte" ingerenze della chiesa cattolica negli affari dello Stato

Le ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche (di qualsiasi chiesa in generale; di quelle della chiesa cattolica in Italia in particolare) nelle cose dello Stato possono essere interpretate sotto due punti di vista. Uno è quello schiettamente politico: si è creato un vuoto al centro del mondo politico italiano - quello dei cosiddetti "moderati" - che tutti vogliono occupare e visto che i varij contendenti si stanno accapigliando per potersi fregiare del titolo di centro-centro (ché è questo il recondito significante dei lessemi centro-destra e centro-sinistra), colui che tira le fila della politica cattolica in Italia (non della dottrina, sulla quale Miss Brodie - non avendone titolo - non si permette di disquisire), la Ruinosa Cardinal-lessa, ha approfittato per metterci le mani sopra, da fine e astuto homo politicus quale è, forte dell'ineguagliabile vantaggio che la sua posizione ufficialmente extraterritoriale gli conferisce (tecnicamente è, come tutti i cardinali, cittadino vaticano e di professione si occupa di cose dello spirito, o dovrebbe). Non è il caso di credere a chi vi dice che Mons. Ruini è un cittadino italiano come tutti gli altri, Mons. Ruini NON è un cittadino italiano come tutti gli altri. Una volta stabilita la sua posizione sul terreno (claiming his stake) è in grado di dettare le condizioni a chiunque gli si avvicini per prendere posizione là dove lui già è. Molto scaltra come mossa, machiavellicamente parlando. E non si venga a dire che la Ruina è uomo di chiesa e tutto dedito al bene dei suoi fedeli: we are not in Oz and Miss Brodie's name is NOT Dorothy !

Questo risultato non è casuale ma la diretta conseguenza storica di un sistema politico dove da sempre, a parte la breve meravigliosa parentesi liberal-massonica a cavallo fra Ottocento e Novecento, tutti i partiti, di destra e di sinistra (puro flatus vocis in Italia) hanno voluto essere tutto a tutti, il famoso "centro" che se non convinci non vinci.

Ma esiste un'altra possibile e altrettanto giustificata chiave di lettura: La chiesa cattolica, così come essa si è storicamente costituita nel tempo, è stata e è una forza politica che ha da sempre impedito l'unificazione politica e territoriale dell'Italia, pura espressione geografica, jeri come oggi: prima in quanto rivale del potere dell'imperatore, poi contro i re barbarici, in particolare i Longobardi che stavano riuscendo laddove gli Ostrogoti e i Bizantini avevano fallito. Lo Stato Pontificio, cominciato falsando e cavillando di espansione territoriale in zona di influenza è durato oltre mille anni, più della Serenissima, del Khanato mongolo, del Califfato pre-ottomano e della più longeva dinastia dell'Impero Celeste. Molti gerarchi vaticani si vantano, come si sono vantati i loro predecessori, di queste secolari vicende storiche, gongolando che esse sarebbero la prova dell'origine divina e della missione storica della chiesa nel mondo. Ma occorre rendersi conto della ragione di tanta longevità, la quale non è altro che il risultato dell'elettività del loro monarca. Le generazioni della dinastia non si esauriscono perché la dinastia non è ereditaria e ci saranno sempre forze giovani e vogliose se non affamate di potere e di gloria come il presente occupante del trono di Pietro pronti a darsi battaglia per prendere il posto del caro pontefice testè dipartito.

L'altra chiave di lettura è quella prettamente ecclesiastica.
Per una organizzazione come la chiesa cattolica che si crede e va pubblicamente bandendo di essere divinamente investita del compito di convertire il genere umano alla propria visione del mondo non è concepibile contemplare altre possibili visioni del mondo, varie forme di verità se non una sola Verità, la sua. Essa interpreta questa divina investitura quale dovere (si badi bene, NON diritto, ma DOVERE) di andare per il mondo ad annunciarla, quale missione da esercitarsi non nella sfera privata dell'individuo e solo lì, come questione spirituale che riguarda chi crede agli spiriti e a altri elementi non verificabili dalla ragione umana, perché essendo la Verità una e una sola soltanto, è tautologicamente evidente e tomisticamente logico che essa Verità debba essere fatta propria da tutti gli uomini (le donne NON sono mai menzionate se non come minus habentes: la chiesa è fallica e fallofora per definizione) di cosiddetta "buona volontà" e a essi devono sottomettersi e ad essa la ragione umana deve essere costituzionalmente subordinata.

In passato chi metteva in discussione o addirittura osava negare tutte queste fole - che al di là dell'impressionante e imponente sistema che si è nel tempo costituito per difenderle e imporle con le buone e spesso con le cattive, ma sempre baggianate in quanto c r e d e n z e sono e restano -veniva prima dichiarato eretico e poi bruciato. E' stato il vento razionale dell'Illuminismo, almeno in Europa - ché in Cina e in Giappone già cento anni prima gli imperatori avevano già pensato a scacciare questi seminatori di zizzania, malfattori, impostori e rovinafamiglie - a spazzare via il peso politico almeno che queste credenze avevano, ma, ahinoi, con la sola forza stoltamente illusa di chi pensava che la potenza della ragione sarebbe prevalsa.

Ma la ragione non prevale mai, quando è più facile abbandonarsi a credere alla "Verità" una volta per sempre, invece che con fatica esaminare analizzare interpretare i fatti in uno sforzo continuo che non può avere fine. Vivere in un credo è comparabilmente più comodo che vivere nell'ansia del dubbio perenne. "Che cos'è la verità" chiede Pilato (ingiustamente e a torto vituperato) a Gesù. C'è la mia verità, la tua verità, la loro verità. E' questo il senso del credere, di chi presta fede a una verità piuttosto che a un'altra per definirla subito dopo l'unica verità in cui credere. E qui il laico si ferma, sulla soglia della fede non presume di discettare se sia vero o no che Gesù è il Cristo, vero o no che la Transustazione abbia luogo o no, vero o no tutto il resto. Quello che il laico deve con forza esigere e con la forza di una legge imporre che stabilisca eguali diritti a fronte di eguali doveri è che NESSUNA fede presuma di presentare la propria verità come LA verità. Questo lo farà nelle chiese madrasse sinagoghe templij facoltà teologiche, MAI dovrebbe esserle permesso di farlo sulla pubblica piazza politica. Quando e tutte le volte che lo fa cessa di essere chiesa e diventa partito e come tale il laico potrà concedersi ogni commento che creda opportuno, come succede in qualsiasi agone politico degno di questo nome dove si dibattono idee p o l i t i c h e appunto.

E' alla luce dei fatti che le perniciose esternazioni - perché espresse con un preciso disegno politico che vuole influenzare le gerarchie partitiche di questo disgraziato paese, agitandogli davanti agli occhij lo spettro dei voti dei cattolici che potrebbero perdere - della Ruinosa Cardinala devono essere valutate per quello che sono: non l'esercizio di una "moral suasion"

[se c'è qualcosa in cui NON devono nemmeno lontanamente osare di impalcarsi a maestri è proprio la morale: hanno giustificato la schiavitù, praticato la tortura, favorito le conversioni forzate, rinchiuso gli ebrei in ghetto a Roma fino al 1870 (!), ordinato agli altri stati cattolici di rinchiudere in ghetto i loro ebrei, esaltato i gerarchi fascisti e la loro guerra, ajutato i gerarchi nazisti a fuggire in Sudamerica, condonato e addirittura approvato le efferatezze dei gerarchi fascisti italiani, argentini, cileni, brasiliani, croati e slovacchi, in tutti i tempi e in ogni luogo: alla lista delle loro nefandezze non v'è fine. Ma non è solo colpa loro, dopo tutto sono sempre stati uomini del loro tempo, altro che la divina grazia !]

ma di influenzare in senso ben preciso e gesuiticamente/ mafiosamente ricattatorio le scelte dei politici che dovrebbero rappresentare i/le cittadini/e italiani tutti e tutte, non i cattolici italiani e gli altri cittadini che quali minus habentes dovrebbero adattarsi volenti o nolenti alle leggi espressione di opinioni direttamente riconducibili a dogmi. Ma che democrazia è quella che invece di estendere i diritti li riduce ? Che democrazia è quella che permette impunemente a qualcuno che autocefalicamente si arroga una posizione di superiorità morale di insultare i diritti calpestati di cittadini e cittadine dello stato definendoli "capricci", che permette di usare pubblicamente il nome di un primo ministro democraticamente eletto per derivarne un aggettivo con valenza non solo negativa ma addirittura spregiativa ? E come si permette il rappresentante di una monarchia assoluta oggi, nel 2005, che si dice costituita per diritto divino (horresco referens), di dare lezioni di democrazia a una repubblica costruita sul sangue di gente che ha pagato con la vita una resistenza al nemico interno e esterno, ma con che faccia sporca si presenta, ma non si vergogna ? E quelli che gli danno ragione non hanno il senso del ridicolo e del pudore ?

Altri paesi si sono liberati, non della fede, cattolica o di altra natura, ma delle nefaste influenze di chi in nome di tale fede viene a dirti non come devi pregare ma come devi pensare come devi votare e come deve legiferare il parlamento. Il prestigio della chiesa cattolica in quei paesi non solo non è diminuito, ma è aumentato.

Dunque, ancora uno sforzo, cittadini/e !

Monday, October 03, 2005

Calle del Desengano 2

Ogni tanto la miss rimugina un pensiero e cioè che di tutte le persone che conosce e che ha conosciuto due sole sono quelle che considera veramente sincere e non ipocrite in amicizia. Entrambe, e non è un caso, fanno le prostitute. Una sulla strada, l'altra in casa. La prima la miss l'ha conosciuta nel 1989 a Parigi, in circostanze rocambolesche. Sono diventate amiche e hanno cominciato a scriversi per poi incontrarsi diverse volte con un'ospitalità che non si è mai negata. E anche se ora i contatti si sono fatti rari Miss Brodie non dimentica mai che varie volte in situazioni di bisogno materiale e di conforto la sua amica N. non si è mai tirata indietro per darle una mano. Oggi N è uscita dal giro e gestisce una birreria a Roma, dopo che sia la lavanderia che aveva messo su sia il bar tabacchi che aveva rilevato con i proventi della sua attività in un paesone alla periferia di Roma erano stati sabotati e incendiati (per farla sloggiare, ovviamente).

L'altra è la più grande amica della Brodie, si conoscono da così tanto tempo che spesso non hanno neanche bisogno di dirsi quello che pensano perché lo sanno già. Anche in questo caso la sua amica le ha teso la mano nel bisogno senza nulla chiedere in cambio, come normalmente ci si aspetterebbe dagli amici.

Le prostitute sono la cosa più vicina che ci sia alla santità su questa terra, come Gesù ben sapeva visto che le frequentava senza disprezzo e anzi con rispetto. Molte conoscono grazie al loro lavoro l'animo umano meglio di qualsiasi psicologo. Fanno la vita e non la trovano per niente divertente ma spesso non hanno alternativa. Vivono ogni giorno a contatto con la meschinità umana e i giochi di potere che le persone "normali" chiamano relazioni e non si fanno ingannare da queste ipocritiche schermaglie ma anzi le volgono a loro favore, spesso con un segreto e cinico ghigno interiore di chi sa che l'ingannatore è l'ingannato.

Miss Brodie non prova che rispetto per le prostitute, ne conosce anche un'altra, G. che incontra tutte le mattine quando va a scuola e al ritorno quando ha tempo si mettono a fare quattro chiacchiere e a parlare di uomini. Se non fosse che sa che conducono una vita tutt'altro che facile direbbe che prova addirittura ammirazione e se avesse anche solo un decimo del loro coraggio e le doti fisiche necessarie sarebbe dei loro. E non se ne vergognerebbe affatto.

Calle del Desengano

[la tilde sulla seconda enne di "desengano" dovete mettercela voi, la miss non la trova]

Armando Torno ha scritto qualche giorno fa sul Corriere della Sera (sezione locale) del degrado in cui ormai da mesi versano la centralissima piazza del Duomo, il sagrato e i portici meridionali, quelli di fronte alla più spettacolare e nota Galleria Vittorio Emauele.

Che questo degrado abbia raggiunto il cuore stesso della città è motivo di scandalo ma non di sorpresa per chi come Miss Brodie attraversa a piedi o in bicicletta in lungo e in largo la città in cui ha la ventura di abitare e che è stata un tempo vera capitale morale di questo sconclusionato paese. La desolazione della città abbandonata a se stessa ("left to its own devices") è il segno dell'incuria che sovrasta ormai ogni tentativo o buona intenzione (a parole) della giunta che non amministra la città e la lascia correre verso un'inesorabile deriva.

Certo, in buona parte è una questione di cultura, l'arrivo di immigrati delle più varie nazionalità con i loro riti e i loro bisogni di aggregazione ha portato più celermente alla saturazione degli spazij. I buoni di sinistra sono pronti a additare i cattivi di destra che non offrono strutture e luoghi alternativi dove i "poveri" immigrati potrebbero ritrovarsi. I destrorsi che hanno abdicato all'uso della testa sono pronti a trovare la spiegazione in risibili differenze di natura etnografica se non antropologica.

Ma è innegabile che scene come quella degli ecuadoriani in piazza Duomo, dei filippini nei mezzanini della metropolitana, dei rumeni sul lato est della stazione centrale e di tutte le altre figure di varia umanità umiliata e offesa, vinta e affranta, non si trovano in nessuna altra città di livello comparabile, perché né a Londra né a Parigi o a Vienna o a Berlino verrebbe tollerato un livello tale di degrado sporcizia caos e anarchia come quello cui si devono abituare gli occhi di chi vive in questa città sempre più abbrutita e calpestata nella sua identità civica.

E proprio questa sembra essere una spiegazione plausibile circa le cause del degrado stesso: gli amministratori in città non ci vivono più e nemmeno le fasce più alte dei ceti maggiormente produttivi, di conseguenza le risorse fornite dagli introiti fiscali si assottigliano sempre più e con esse anche la ragione per essere efficienti e virtuosi. Di sicuro in nessuna città di livello simile gli spazi, di oltre 5500 kmq con vetrine, sulla piazza più prestigiosa sarebbero rimasti sfitti per oltre cinque mesi, senza acquirenti che fanno a gomitate per accaparrarseli. E' questo che non va.

Come non va la cultura diffusa del rifiuto di rispettare le leggi, con la gente che bivacca con fornelletti e spiedi addirittura, che si rifiuta di spostare la macchina in sosta vietata. E d'altra parte perché mai dovrebbe farsi delle preoccupazioni ? A Londra praticamente nessuno osa parcheggiare in sosta vietata perché ha la certezza che nel giro di cinque minuti cinque (la miss non sta esagerando, non è iperbole ma realtà) un vigile passerà a multarla o a fermarla tramite ceppi e/o incollaggio di un grande foglio bianco sul parabrezza per togliere la visuale, con la certezza che la multa è di £70 sterline (100 euri) su due piedi (on the spot) o di £200 se pagata successivamente per posta più i costi di spostamento e di sosta nei parcheggi della polizia (£140 al giorno !!!) e senza la possibilità di ricorso per vie amministrative. Chiunque a Milano ha invece la certezza o quasi che dopo le 20 nessun vigile (tranne qualche serata particolare) si farà vedere a fare il proprio dovere. Perché tutti sanno - e sono ben contenti che sia così - che le multe non vengono elevate ogni volta che si è commessa un'infrazione ma solo quando c'è una certa volontà politica in giro per il municipio e soprattutto per le sale del consiglio municipale (consiglieri di destra di sinistra di centro e di tutti i punti cardinali).

Dunque, gli stranieri che si accampano nella piazza della cattedrale e negli altri luoghi deturpati e turpi di questa metropoli ormai ridotta a ghetto per i ceti meno abbienti non fanno altro che introjettare lo stile nazionale: fai chellochevvoi che tanto se ti beccano puoi sempre metterti a discutere/ ricorrere al TAR / confidare nei pavidi nongaranti della legge.

Sunday, October 02, 2005

di laicità e di laicismi

E' interessante notare come - se un politico riesce a trovare uno strumento che gli faccia da amplificatore delle idee - praticamente tutto gli è permesso, compreso e anzi forse soprattutto, stuprare la lingua per piegarla alle sue facinorose voglie ideologiche.

E' così che ultimamente è tutto un florilegio di distinguo tra "laicità", considerata buona perché serva in ginocchio delle ragioni superiori della fede, e "laicismo", perversione della buona laicità che vorrebbe vedere la fine delle religioni in nome della "fede" nella razionalità. La quale razionalità, va da sé, in questi discorsi a pera, è percepita come qualcosa di ingenuo e di perverso quando vorrebbe assurgere al ruolo di misura di ogni cosa umana.

Se aggiungete poi un disprezzo ingiustificato e ingiustificabile per le conquiste dell'Illuminismo, additato invece come causa di tutti i mali contemporanei e seme originale di tutti gli "ismi" ideologici del "martoriato secolo dei totalitarismi" che tante sciagure addusse all'umanità tutta nel novecento, avete l'opera di demolizione di un'idea per niente banale e scontata quale è quella dell'eguaglianza degli esseri umani proprio in nome della ragione.

Questi ignoranti parlano, è ovvio, a vanvera, e non si capisce in base a quali titoli il passabile presidente della Camera italiana Casini (un nome un programma) abbia il diritto di impancarsi a storico delle idee. Chi è lui, quali specifiche competenze ha, in nome di chi o che cosa si arroga il diritto di disquisire di cose che non gli competono, istituzionalmente parlando (altra cosa sono i discorsi da barca che ha come ognuno il diritto - ci mancherebbe - di tenere come meglio gli aggrada) ?

E come poi non rendersi conto che il da loro vituperato secolo dei lumi è ciò che - contro la tirannia di ogni assolutismo e l'oscurantismo di qualsiasi credo, in primis la chiesa cattolica politicamente e territorialmente costituita - ha permesso lo sviluppo di tutte le società democratiche per come oggi le intendiamo. Società che - vale la pena di ricordarlo - sono nate da rivoluzioni (certo borghesi e non popolari come molti malfidati storici vorrebbero dare a intendere) e da scontri non da patteggiamenti e intendimenti similmafiosi quali quelli cui deve abituarsi la politica nostrana. Rivoluzioni in Gran Bretagna, in America e in Francia. Non in Italia.

Quanto ai relativismi di cui si fa tanto mercato da qualche mese a questa parte: ma sono proprio ridicoli quelli che additano gli altri. Cosa c'è di più relativistico della religione ? Ci sono così tante fedi e all'interno di ogni confessione il corpo delle dottrine è stato modificato così spesso, come ogni cosa umana, d'altronde, che dare credito a chi si lamenta del relativismo della società contemporanea è puerile e stolto. Come non ricordare che il celibato per il clero secolare è una pratica tutta recente (dal XII secolo in Occidente, nella chiesa orientale esso non è mai stato in voga), che molti dogmi risalgono a poco più di un secolo fa (l'immacolata concezione, l'infallibilità papale in materia di fede) che la Chiesa ha condannato le teorie eliocentriche, la donazione di organi, la cremazione dei cadaveri, per poi fare in ogni caso marcia indietro. E tutto questo in nome della "vera fede". Che cosa di più relativistico ?!

Ma alla Brodie non interessa disquisire delle verità di fede altrui; lo ribadisce nuovamente: ogni fede - purché non in contrasto con la legge civile e purché non sia mai imposta - è degna di rispetto in quanto manifestazione della natura umana, sono superstizioni che hanno profonde radici di natura antropologica e con ripercussioni politiche economiche e sociali considerevoli. Le preme piuttosto tornare al discorso filologico. L'utilizzo delle parole a proprio uso e consumo e con funzione mistificatoria è tipico di qualsiasi dottrina che chiede l'obbedienza pronta cieca e non questionante. Miss Brodie ricorderà qui che i suoi antenati venivano bruciati durante cerimonie chiamate "atti della fede" (autodafé in portoghese, in quanto prima del supplizio i poveretti e le poverette venivano torturati perché si riconciliassero con la vera fede, riconoscessero i loro errori e morissero poi con la consapevolezza di essere un po' meon peccatori). Che i suoi antenati erano costretti a pagare le rette della casa dei catecumeni a Roma che raccoglieva i vari disgraziati e disgraziate che decidevano di convertirsi per sottrarsi alla miseria materiale prima che morale che li opprimeva in quanto rejetti alla quale li costringeva la società cristiana in mezzo alla quale vivevano. Che altri suoi più vicini antenati sono passati per una cosa che veniva chiamata con misitificante eufemismo "soluzione finale" e che era solo un nome dei tanti modi dello sterminio.

La parola laicismo con valore negativo è un invenzione, il laicismo o la laicità sono proprio ciò che i vari credenti di John Paul Superstar (un altro grande manipolatore di coscienze e di mezzi di comunicazione: non per niente aveva iniziato la sua carriera come attore, e una volta che si impara l'arte dell' "honesta dissimulatione" non la si dimentica più). Essere laico per uno stato significa esattamente quello che succede in Francia (il paese che ha inventato il termine e il concetto da cui esso termine scaturisce): le fedi e le religioni sono ambiti esclusivamente privati, non entrano nella sfera pubblica e lo Stato non solo non permette che mettano il becco negli affari della nazione, nemmeno come commento o opinione personale, ma non concede loro nemmeno la possibilità di zampettare sulla scena pubblica. Quindi a messa un politico può anche andarci, ma la messa a Matignon non è permessa e non la puoi fare. Invece il Parlamento italiano ha addirittura un cappellano (come le carceri, le caserme, gli ospedali) che guarda caso è imparentato con un parlamentare dello stesso (sono fratelli, toh che coincidenza !). Però la costituzione parla di repubblica laica. Poco importa che il cattolicesimo sia stato religione di stato fino al 1984 e che un decreto legge fascista imponga tuttora la presenza di crocifissi in scuole ospedali tribunali (l'ingiustizia più oscena) e ogni altro luogo pubblico.

Molto si potrebbe dire di questo verbalismo male italiano come pochi, dove la costituzione stabilisce che tutti hanno diritto al lavoro e tante altre baggianate che solo un popolo rappresentato da sedicenti comunisti battezzati in chiesa e educati dai gesuiti poteva permettersi, ma non c'è n'è il tempo. Basti dire che guardando i programmi della scuola italiana si ha la stessa impressione del vuoto che si spalanca ai piedi della ragione: alla fine del liceo dovrebbero essere tutti dei provetti interpreti traduttori con una vasta conoscenza non solo della letteratura ma delle civiltà. E' sufficiente scrivere delle parole e queste dovrebbero trasformarsi in realtà.

Un'altra cosa che molti credenti in buona fede faticano a capire è che nessuna gerarchia ecclesiastica accetterà mai di essere relegata a ruolo di pastorella di pecorelle smarrite in cerca di una guida. Quello che vogliono è il potere, dirigerlo e gestirlo - direttamente dove si può, indirettamente dove non si può. E' per questo che ogni fede e ogni religione politicamente costituite come la chiesa cattolica in italia non possono che essere antagoniste a ogni tentativo di creazione di uno stato indifferente a tutte che non fa nessuna differenza tra esse e non le prende nemmeno in considerazione quando si tratta di produrre leggi, uno stato laico appunto.

Il fatto è uno solo ed è questo: chiunque può credere in quello che vuole e propagandarlo finché vuole ma a sue spese, e tutto ciò non lo alza di un centimetro rispetto agli altri cittadini i quali devono avere tutti gli stessi diritti a fronte degli stessi doveri. Quindi sì all'aborto al divorzio all'eutanasia alla cremazione alla donazione di organi alle trasfusioni di sangue al matrimonio per persone dello stesso sesso e via discorrendo di diritto in diritto. Se tu - per qualunque tua ragione privata, religiosa e non, non vuoi avvalerti di uno di questi diritti o di tutti, ciò è affar tuo e allo Stato non importa un fico secco. Solo non arrogarti il diritto - in nome di un tuo qualsiasi principio - di impedire a altri che tali tuoi principij non condividino di avvalersi di tali diritti. Nessuno ti obbliga, tu non obbligare nessuno. Soprattutto dopo che hai chiesto allo stesso Stato e ai suoi contribuenti di finanziarti le tue privatissime iniziative.