insegnaci ad amare la nostra pazzia

Du, lass dich nicht verhaerten in dieser harten Zeit- Du, lass dich nicht verbittern in dieser bitteren Zeit (Wolf Bierman) Che pretesa essere amati da adulti se non ti hanno mai amato da bambino (A Busi) Hvad man ikke har haft som barn, faar man aldrig nok siden af (Tove Ditlevsen) To live without hope, to work without love (Virginia Woolf)

Tuesday, June 27, 2006

De vita beata

Ognuno cerca la felicità, o almeno dice di cercarla. Che cosa sia la felicità non è però ben chiaro a molti. Per i cinici essa consisteva nell'autonomia e nell'autarchia, cioè nel bastare a se stessi. Per gli stoici la felicità era raggiungibile tramite l'imperturbabilità, la capacità di non farsi soggiogare dalle passioni. Per i filosofi in generale la felicità si può conseguire tramite la saggezza, ma già i tragici li mettevano in guardia che molto mathos è molto pathos, in quanto chi è consapevole soffre di più di chi è ignorante. Per Montaigne imparare e imparare a soffrire sono di per sé due gradini verso quella conoscenza di sé che è essenziale per qualsivoglia forma di felicità. E' vero anche che lui poteva permetterselo, visto che aveva avuto tutto dalla vita, aveva ricoperto cariche importanti e ne aveva ricevuto onori e benefici. Dopo una vita altamente activa poteva godersi il lusso dell'attività contemplativa.

Nella società moderna, che è tuttora figlia del Romanticismo, il bene supremo e imprescindibile di un'esistenza felice è l'amore. Il benessere materiale conta certamente, ma, forse a causa dell'ideologia cristiana comunque pervasiva nell'Occidente, i più dicono che i soldi non fanno la felicità e comunque che l'amore non si compra. Non spetta a Miss Brodie sfatare questo mito o illustrarne la genealogia. La Miss vuole invece ritornare sull'amore e sull'autonomia/autarchia così cara ai cinici.

L'amore sembrerebbe un bisogno, un desiderio di colmare un vuoto incolmabile dal Sé e che ha bisogno di essere "riempito" dall'Altro da Sé. Anche la Miss ha creduto a questo "meme", fatalmente, perché in seguito sia la sua esperienza personale sia la sua osservazione le hanno fatto capire che in amore le cose funzionano solo quando si è autonomi e non bisognosi dell'Altro. Chi sa bastare a se stesso sa badare a se stesso e attira attenzione e cure più di quanto non faccia un favo con un nugolo di mosche. Chi non ha bisogno degli altri avrà sempre altri ai suoi piedi o ai suoi ordini. Che poi abbia un vuoto da colmare resta da vedere, di sicuro un lui o una lei autonome e autarchiche hanno imparato a convivere con esso, sempre che ci sia, e non cercano nell'altro/a colui o colei che colmerà tale putativo vuoto, quanto qualcuno che li esalti e li apprezzi e mostri di avere un disperato e inesauribile bisogno di servire e adorare. Nel migliore dei casi la relazione amorosa si stabilizzerà in una dialettica di Servo/Padrone, dove i ruoli non sono necessariamente fissi ma proteicamente intercambiabili e mutabili anche da un'ora all'altra e sicuramente da una situazione all'altra. Nel peggiore dei casi si attua invece una forma di reciproca cannibalizzazione, come ha scritto meravigliosamente Aldo Busi in Per un'apocalisse più svelta. Si cerca di portare via all'altro tutto quello che si può senza farci la figura del morto di fame: in questo caso l'amore si rivela sotto forma di fagocitazione.

Queste considerazioni potranno far sembrare la Miss una cinica antiromantica e spregiudicata: vi sbagliate, è ciò che la Brodie vorrebbe essere e non è. Vorrebbe bastare a se stessa, vorrebbe non credere all'amore quale forza universale che definisce il vivere umano, vorrebbe sfatare un mito dopo l'altro e rivelare la nuda e cruda realtà che li ricopre. E invece ha bisogno che qualcuno abbia bisogno di lei e pensa che quando c'è, l'amore renda irresistibili e forti, e che se siamo al mondo è per fare qualcosa di bello e di buono per gli altri. Che povera illusa !

Saturday, June 24, 2006

Esibizionismi in uno specchio convesso

Dopo essersi immersa nella scena sociale e aver pensato di aver superato la sua antisocialità (come ha potuto essere così ingenua, o così cieca e sorda ?) la Miss è ritornata alla sua sfera anti "ggente". Al Festival di Cinema Gayo e al Gay Pride era quasi contenta mentre teneva a bada i suoi sentimenti antisociali, ma ancora una volta essi hanno ripreso il sopravvento. Oggi era prevista una gita ai luoghi busiani con lui e con lui ma alla fine la Brodie non se l'è sentita. Ha iniziato anche a capire perché da sei mesi non va più in palestra, lei che prima era accanita e stava fisicamente male se saltava la sua sessione quasi quotidiana: semplicemente non sopporta più di vedere gente.

Capire le ragioni di un tale atteggiamento non è facile e Miss Brodie passa il tempo a interrogarsi, invece di andare alle serate, uscire in discoteca e passare da un aperitivo all'altro, cosa che sarebbe forse più proficua. Se dovesse trovare una sola parola che riassuma il suo pensiero sarebbe "inautenticità", e Miss Brodie ha bisogno di autenticità. Per capire che cosa intenda con questo termine vi rimanda tutti/e a una prossima puntata, suffice to say che Simone Weil dice delle cose molto belle e molto vere su questo concetto ne "La Pesanteur et la Grace", come pure Pirandello in tutte le sue opere.

E ancora una volta la Miss si salva dalla depressione e dall'umor nero grazie alla letteratura. Le procura sollievo sapere di non essere la sola misantropa, pur non avendone il genio si trova in compagnia di artisti quali Glenn Gould e Andy Warhol che preferivano mantenere relazioni sociali via telefono. In parte è il caso anche di Quentin Crisp, che, nella sua autobiografia The Naked Civil Servant traccia un ritratto di una persona estremamente sola nonostante una vita sociale da far girare la testa. Il suo principio era di accettare qualsiasi invito da parte di qualsiasi persona (purché gli pagassero il viaggio e gli garantissero il cibo) per poi, una volta sul posto, essere totalmente distaccato e quasi assente, osservatore non partecipe di eventi che non lo riguardavano. Per questo suo atteggiamento era anche molto criticato, e pur "conoscendo" centinaja e centinaja di persone a Londra e a New York morì solo e da solo in una stanza di pensione in un sobborgo di Manchester. Aveva definito il suo atteggiamento verso gli altri e la vita una forma di auto-difesa, l'unico modo per sopravvivere al disprezzo sociale e alla solitudine.
Quentin Crisp, e in particolare la sua opera, è la persona che più ha influenzato Miss Brodie intellettualmente e emotivamente, è a lui più che a qualsiasi altro che la Miss si rifà per trovare ispirazione e la forza di andare avanti quando tutto le sembra bujo e irrimediabile. Il libro più prezioso che la Miss custodisce nella sua biblioteca è appunto una prima edizione, oggi praticamente introvabile, di The Naked Civil Servant, con ancora la sua dustjacket originale e senza sottolineature. Miss Brodie la tiene coperta e avvolta in due custodie in tessuto.

Partendo da Crisp e dai suoi insegnamenti la Brodie è passata in questi giorni a Spinoza e alla sua Ethica more geometrico demonstrata. Purtroppo l'edizione, economica, che la Miss ha acquistato per poterla sottolineare e annotare col cuore in pace non è provvista di testo originale a fronte da poter confrontare con la traduzione. La Miss ne aveva spesso sentito parlare senza mai curarsi di leggerla. Ora è sorpresa dalla sua grande modernità e dalla sua facilità di lettura. Sentite che cosa dice Baruch alla Proposizione XXXIII: Quando amiamo una cosa simile a noi, ci sforziamo, per quanto possiamo, di far sì che anch'essa ci ami. E ancora, alla Proposizione XV: Qualunque cosa può essere, per accidente, causa di Letizia, di Tristezza, di Desiderio.

Sapere che qualcuno è esistito per scrivere simili pensieri è già, di per sé, causa di letizia, che è quanto scriveva Nietzsche di Montaigne, anche loro compagni fissi della solitudine brodiana. Infine, in questa carrellata di persone a cui affidarsi nei momenti buj, la Miss non può non menzionare Seneca e il De Vita Beata che sta leggendo in questi giorni. Vivere omnes beate volunt, sed ad pervidendum quid sit quod beatam vitam efficiat caligant: "tutti vogliono vivere felicemente, ma quando si tratta di vedere con chiarezza che cosa sia che rende felice la vita, non ci arrivano". E con questo sublime quesito la Miss vi lascia per andare a rinchiudersi ancora una volta in compagnia dei grandi che hanno reso grande l'umanità.

Tuesday, June 20, 2006

Il Pride della Brodie

Miss Brodie è stata al Gay Pride Nazionale di Torino e si è divertita un mondo, come quasi non le capitava da molto tempo. L'atmosfera era giojosa e giocosa, da festa. I torinesi e le torinesi sono venuti/e a guardare uno spettacolo, forse era solo per curiosità, o forse perché erano ancora nello spirito olimpico di chi si sente in obbligo con gli ospiti.

La Miss ha avuto anche il suo quarto d'ora di fama visto che è stata intervistata (non ha avuto l'accortezza di chiedere per quale TV, ma sicuramente una rete nazionale [risolini]) e ha potuto esprimere urbi et orbi le sue idee sui risvolti politici della manifestazione. Ecco la Miss non ha potuto fare a meno di considerare che negli altri paesi le cule vanno in piazza a urlare per i proprij diritti per un bisogno di visibilità e per convincere il grande pubblico della bontà delle proprie richieste. Ormai da un po' di Pride in qua la Brodie pensa che gli italiani e le italiane non abbiano bisogno di farsi convincere. Questo deve essere l'unico paese in cui il Pride si fa per cercare di elemosinare comprensione da politici che sono espressione di un più illuminato corpo elettorale.

Dunque diventa chiaro a chiunque come in Italia i politici ritengano di dover dar conto non a chi li elegge ma a un altro ente, le cui gerarchie annoverano tra i proprij rappresentanti cittadini stranieri esclusivamente di sesso maschile, uomini che si vestono in modo assai stravagante con gonne nere e cappellini, e il cui capo dei capi è, notoriamente, una cula velata.

Friday, June 16, 2006

Il XX Festival di Cinema Gayo a Milano

Miss Brodie ha fatto una scorpacciata di film a tematica gay lesbica e queer in genere questa settimana che le ha fatto rivenir voglia di uscire e di stare - con moderazione - in mezzo alla "ggente". Un tempo questo era un appuntemento da lei atteso con ansia e trepidazione insieme visto che fungeva da interprete e traduttrice ufficiale per il festival e per gli eventi a esso connessi.

La manifestazione ha fatto molta strada: quest'anno la sede era non solo enorme e prestigiosa e tecnicamente la migliore in cui il festival si sia svolto finora, ma addirittura uno dei massimi templi della cultura milanese: il teatro Strehler. Segno, dunque, non solo dell'abilità degli organizzatori di ottenere il meglio (e non con uno schiocco di dita ma con un attento lavoro di avvicinamento alle istituzioni e cura diplomatica e sbattimento che dura tutto l'anno) ma anche indice di una maggiore disponibilità prima di tutto politica oltre che culturale da parte delle istituzioni stesse.

E tuttavia la Miss ricorda con emozione i tempi pionieristici in cui il festival con pochi soldi e molta fatica si sforzava di portare a Milano una ventata di cultura e di novità da ogni parte del mondo. In origine si trattava soltanto di poche pellicole fatte arrivare dall'altro Festival, di un anno più antico e di molto più noto, quello di Torino. Venivano ripresi i film più rappresentativi ma anche quelli che non dovevano immediatamente ripartire. Nel giro di pochi anni le giornate e il numero di film sono aumentati fino al vero e proprio salto di qualità come festival indipendente da quello sabaudo con non solo una sua autonomia organizzativa ma anche con sue caratteristiche proprie (un focus sulla video art sperimentale) grazie all'attuale direttore che dieci anni fa ne ha preso le redini e che lo ha trasformato da evento di nicchia e di minima risonanza in momento culturale di grande respiro e di apertura a tutta la città.

La Brodie ci ha lavorato dal 1996 fino all'edizione del 2003, quando ha ritenuto fosse venuto il momento di ritirarsi dignitosamente: le nuove tecnologie hanno reso il suo lavoro obsoleto, oggi i film vengono sottotitolati elettronicamente e per gli interventi in sala l'interpretazione in simultanea non è più richiesta visto che ci si limita a fare un riassunto in consecutiva dei diretti interessati per i pochi che ancora non capiscono il globish, l'inglese lingua globale che è ormai diventato la favella planetaria.

Detto questo, la Miss ricorda ancora con commozione i momenti di divertimento e tutto il lavoro di preparazione: a differenza del festival di Torino quello di Milano ha sempre avuto pochissimi fondi pubblici (3000 euro dalla provincia quest'anno) e ha iniziato con un autofinanziamento del Centro di Iniziativa Gay di Milano e vive oggi grazie soprattutto agli introiti degli spettacoli (e dunque deve cercare di attirare il grande pubblico) e delle sponsorizzazioni faticosamente conquistate. Prima della Giunta Formigoni riceveva anche una sovvenzione dalla Regione Lombardia e prima delle Giunte Albertini anche dal Comune. Solo adesso torna in mente alla Miss una trasmissione su Telelombardia quell'anno in cui, il primo della giunta Formigoni, si seppe che la Regione non avrebbe concesso nessun finanziamento. Il direttore del Festival cercava di ragionare con un funzionario regionale per fargli capire che non si trattava di sovvenzionare della propaganda omosessuale ma un evento culturale che portava lustro alla città. Fu in quell'occasione che intervenne per la prima volta l'amministrazione provinciale che non ha mai fatto mancare il suo sostegno anche quando era di destra.

Per un pajo d'anni (se la memoria non inganna la Brodie era il 1998 e 1999) il festival milanese fu poi ripresentato in versione ridotta in appendice a Bologna e a Roma e la Miss partiva in trasferta con le pizze dei film o le videocassette. Sono state delle belle esperienze che le hanno fatto conoscere molte persone, all'epoca in cui Miss Brodie non era ancora una reclusa sociale ma al contrario usciva in continuazione come una pazza e viaggiava peggio che una zingara.

Dell'edizione 2006, a insindacabile giudizio della Miss i film più belli sono stati:
tra i lungometraggi, Boy Culture, una divertente commedia scritta in maniera sublime e divinamente diretta da Allan Brocka sull'eterno dilemma dell'amore vero grande unico di tutta una vita. Il protagonista, una marchetta prestante e intellettuale (fisico da palestra e laurea in lettere), scopre a sue spese che "il sesso paga ma l'amore costa".

tra i cortometraggi e in assoluto di tutto il festival il film che più l'ha scossa e commossa, lasciata ammirata e interdetta e alla fine sorpresa e sconvolta è stato Starcrossed, di James Burkhammer, un intenso e tecnicamente magistrale esame di "un indicibile amore che osa dire il suo nome e pagarne il prezzo". Purtroppo qui la Miss non può essere troppo esplicita a causa della scabrosità del tema trattato, ma sappiate che tutto il pubblico è rimasto con il fiato sospeso e indicibilmente ammirato.

Per i documentari la Miss è incerta. Il più commovente è stato What is Gay ? di Jacqui Frost in cui molti ragazzini e ragazzine figli e figlie di coppie gay parlano di che cosa vuol dire per loro - quasi tutti eterosessuali con pochissime eccezioni - essere gay. La miss ha trovato emozionante vedere come i pregiudizi della società in cui molti di loro sono costretti a vivere non hanno scalfito la loro forza morale e la loro voglia di affermazione mentre era stupefacente il grado di articolazione critica del pensiero a un'età così giovane (nessuno aveva più di 14 anni).

Un altro documentario che ha amato molto è stato lo spagnolo La nueva familia, di Manuel Zayas, che prendeva in considerazione il processo politico e sociale che ha portato la Spagna a essere il primo paese al mondo a non introdurre una particolare forma di unione per gli omosessuali ma semplicemente a estendere quello che è già un diritto per molti a un diritto per tutti i cittadini e le cittadine. Parecchi i momenti esilaranti, quali le interviste a un vescovo cattolico che pontificava su cose di cui non ha nessuna esperienza diretta o le audizioni al Senato di uno psichiatra che si presentava a dire che l'omosessualità era una patologia (era stato scelto dall'opposizione di centrodestra, il Partito Popolare di Rajoy). Uno degli attivisti gay proponeva di fargli un monumento perché le sue idee assurde e chiaramente dettate da pregiudizi hanno persuaso molti spagnoli a cambiare idea. Una scrittice si preoccupava invece dei pazienti dello stesso, considerandoli a rischio nelle mani di una persona evidentemente con problemi psicologici. Sublimi i momenti in cui i senatori spagnoli, che a differenza degli italiani sembravano persone semplici e magari modeste ma ricche di una grande dignità e consapevoli di svolgere un servizio alla nazione, dichiaravano che gli omosessuali non erano certo patologici, che erano diversi ma egualmente portatori di diritti che lo Stato deve garantire a tutti/e senza distinzione. Molto bello anche il momento in cui il Presidente del Senato richiamava all'ordine e alla procedura con un breve ma secco e ammirevole richiamo il rappresentante dell'opposizione che voleva continuare a discutere e a menare il can per l'aja: la discussione è stata svolta, voi avete avuto il vostro tempo per presentare le vostre obiezioni, adesso basta, adesso si vota, non è questo il modo di comportarsi e se pensate di raggiungere qualche obiettivo vi sbagliate perché l'unico risultato che raggiungerete con un simile comportamento (stavano iniziando a parlare uno addosso all'altro) è uguale a zero, e ve lo garantisce il Presidente del Senato. Che differenza con i comizi che si spacciano per dibattiti parlamentari nelle due Camere italiane !
Che bello, che emozione vedere gay e lesbiche in piazza subito dopo il voto, che sensazione ineguagliabile e impagabile quella di vedere i diritti democratici farsi realtà !

Un documentario che invece ha lasciato la Miss sgomenta è stato Rainbow's End di Joche Nick, coprodutto meritoriamente da ZDF (Germania) e Arte (Germania-Francia), sui movimenti neonazisti in Polonia e l'omofobia rampante che li sostiene e non solo a parole, e sulle difficoltà che hanno gli omosessuali nella vita di tutti i giorni in un paese che è dopotutto membro dell'Unione Europea. Se qualcuno ha ancora dei dubbi sull'utilità sul senso sul bisogno delle marce del Gay Pride si guardi questo documentario coraggioso per farsi tornare la voglia di combattere.
La visione di questo film ha avuto anche l'effetto di far cambiare la posizione della Miss su alcuni punti che considerava fermi. Finora il suo atteggiamento verso la religione era abbastanza neutro nel senso che la vedeva come un'idiosincrasia (alla stregua dell'astrologia o dello yoga, del feng shui o del tai chi) che diventa pericolosa solo quando le gerarchie vogliono intromettersi nella cosa pubblica. Dopo aver visto Rainbow's End invece il pensiero brodiano ha avuto un'evoluzione: la religione è di per sé perniciosa perché impedisce alle cellule grigie di fare il loro lavoro di vagliare analizzare soppesare ragionare e produrre pensiero, è un buco nero della mente che crea dolore distruzione fame odio.

Quanti buoni motivi per vederci domani al Pride di Torino, alla faccia di Chiamparino, Calgaro, Rutelli e di quanti, indifferentemente di destra di centro e di sinistra, credono che i diritti vengano dal cielo o per gentile concessione di una qualche autorità preposta a tutelare la sensibilità dei benpensanti.

We shall overcome one day, and that day will come sooner than you think !

See you in Turin tomorrow, March with Pride !!!

Saturday, June 10, 2006

Papa Natzinger, aria, aria !

Su una rivista molto ben fatta che si chiama Pride, la Miss legge una lettera e si risolleva dopo la depressione di giovedì sera (vedi missiva "Il personale e il politico"). E' indirizzata al sindaco di Torino in quanto si riferisce ad alcune polemiche scaturite in occasione del Gay Pride Nazionale di sabato 17 giugno.

Egregio signor Chiamparino,
leggo con rammarico e rabbia, le ultime polemiche riguardanti il gay pride 2006 suscitate dal sig. Calgaro [vicesindaco di Torino, della Margherita], che vuole vietare il centro alla manifestazione e la definisce una "carnevalata".
Io ho trent'anni, ho cominciato a lavorare all'età di 14 anni, mi sono sempre arrangiato nella vita, ho scelto di intraprendere gli studi universitari senza l'aiuto e/0 l'appoggio di nessuno, faccio un lavoro rispettabile, vivo con il mio compagno da circa due anni, sono iscritto ad un'associazione umanitaria e mi reputo una brava persona. Ovviamente sarò al pride il 17 giugno perché per me, e per la maggior parte del popolo glbt [gay, lesbiche, bisessuali,transgender] questa manifestazione non è una carnevalta (affermazione che trovo offensiva e inesatta) ma un modo per accendere i riflettori su una comunità che è stata ed è ancora soggetta a forti discriminazioni. Abbiamo sopportato cinque anni di politica becera, ignorante, volgare, omofoba e razzista. Ci siamo mobilitati per dare i nostri voti (almeno la maggior parte) alla sinistra, abbiamo mandato giù in silenzio il rifiuto da parte dell'Unione di riconoscerci i nostri diritti pur di superare l'oscurantismo del governo Berlusconi. Francamente il mio voto vi è arrivato mal volentieri perché se la destra è, almeno da questo punto di vista, sincera nell'odiarci, nel disprezzarci e nel non volerci, la sinistra contiuna ad avere questo insopportabile e ipocrita atteggiamento di sopportazione nei nostri confronti.
Credo che sia giusto prendere una decisione, finalmente: non ci possono essere ancora vie di mezzo, dovete scegliere da che parte stare. Dovete decidere se essere una forza democratica, civile e all'avanguardia, oppure un fritto misto attento a non scontentare nessuno.
Leggo nelle vostre parole che il gay pride offenderebbe la sensibilità di alcuni. Io vi chiedo: offenderebbe la sensibilità dei cittadini o quella del Vaticano, davanti al quale continuate, ossequiosi, ad inchinarvi ?
E la nostra sensibilità ? Quella sensibilità che Romano Prodi ha offeso più volte (ma non solo lui, naturalmente) prima promettendo e poi negando una legge blanda come quella del Pacs ?
Cosa dovremmo fare ? Rinunciare alla sfilata in centro e farla magari in qualche ghetto per non imbarazzarvi e per non costringervi a prendere una posizione coerente e, finalmente, chiara ?
E poi, mi scusi, ma perché "carnevalata" ? Noi sfiliamo in memoria di tutte e di tutti coloro che sono state/i perseguitate/i nel corso della storia (e dalla quale siamo sempre, vergognosamente, stati cancellati), in memoria e in onore delle vittime dei roghi dell'ignoranza, dei campi di concentramento e di quelli di detenzione.
Ancora oggi vi sono posti in cui se si è omosessuali si viene incarcerati, torturati, addirittura uccisi come accade, per esempio, in Iran dove, negli ultimi tempi, sono stati impiccati pubblicamente dei minorenni. Abbiamo il diritto di sfilare tutti: gay, lesbiche, bisessuali, travestiti, transessuali ecc... e le vostre parole ci fanno male e ci offendono e ci umiliano.
Dovreste essere felici che la comunità glbt abbai scelto Torino come centro per la propria manifestazione, e invece dobbiamo sentirci come ladri, e veniamo anche offesi. Mi chiedo chi autorizza tutti voi, uomini politici e uomini di chiesa, a parlare di moralità. La mia moralità è molto più forte di quella di alcuni politici, non ho mai offeso le altre culture indossando magliette che hanno provocato morte e violenze, non sono mai finito in un'aula giudiziaria, non ho mai cercato di corrompere nessuno, non sono mai sceso a compromessi per uno squallido gioco di potere, non ho mai scambiato poltrone, non ho mai insabbiato scandali sessuali. E ci venite a parlare di morale ?
Negateci pure il patrocinio [amministrativo del Comune di Torino] se volete, io alla manifestazione ci sarò e avrò sul braccio un triangolo rosa, quel triangolo che tutti voi, a destra come a sinistra, continuate a far finta di non vedere.

Anche la Miss ci sarà.

il personale e il politico, o la politica del personale

In questi giorni Miss Brodie conduce un'intensa vita sociale: complice la fine delle lezioni, può dedicarsi a uno degli eventi dell'anno culturale da lei più attesi, il Festival di Cinema Gay e Lesbico e di Queer Culture, la cultura cioè di tutto quello che non ricade nella norma ma rileva della straordinarietà.

Giovedì sera, all'inaugurazione, sul parvis del Teatro Strehler la Miss ha visto a occhio e croce circa 1500 persone, insomma persone che poi, si fa per dire, visto che erano quasi tutti quarti di manzo tra i 20 e i 40 anni, macelleria a diversi gradini di umanità. Per carità, la Miss non vuole essere ingenerosa, ha avuto anche lei il suo periodo bodybuilding (1999-2003), compreso l'allenamento individuale e personalizzato con una campionessa di boxe. Il personale della Brodie ne ha tratto sicuramente beneficio visto che oggi ha comunque i suoi apprezzatori, considerato anche il numero di uomini che durante la serata le hanno messo le mani addosso per saggiare la consistenza dei suoi pettorali e bicipiti, o slacciato la camicia ogni volta che passava, ma tant'è, sempre e solo di macelleria si tratta.

No, la Miss non era stupita dall'abbondanza di tanta carne, quanto piuttosto dal fatto che questa varia umanità la Brodie in giro per la città non la vede quasi mai, e lei di giri in città dovrebbe intendersene visto che in sella alla sua fida Petronilla si sposta in continuazione da un angolo all'altro della cugina povera e male in arnese di Manhattan. Dove si nasconde tutto questo "ben di dio" ? O si spostano in gran segreto dall'ufficio alla palestra a casa e viceversa ? No, la spiegazione è molto più banale e rivoltante: la cagione di tanta mai-vista-prima folla era la presenza di un bar gratuito con mescita di bevande à go go. E infatti in sala per il film inaugurale c'era la metà della metà della gente che si trovava fuori.

La Miss è rimasta nonplussed, anche se non poi molto. Era più delusa dall'aver scoperto che oggi sabato 10 giugno la prevista marcia del gay pride non si terrà. Tutte le sue amiche erano addirittura all'oscuro di tale evento ma la memoria della Brodie non fa cilecca e anche se non ha più le prove cartacee si era segnata questo appuntamento sull'agenda da lunga pezza. Si è deciso di far saltare tutto e di rimandare a data imprecisata a settembre (si farà ? stay tuned su queste pagine) per non creare, questo il motivo addotto, accavallamenti con il gay pride nazionale di Torino che si terrà udite udite non oggi ma settimana prossima. Dove era dunque l'accavallamento ? Che si tratti di una scusa bella e buona è provato dal fatto che la festa del pride, prevista per il dopo-marcia si terrà comunque in serata in uno dei caselli di Porta Venezia, per il quale l'organizzazione commerciale che cura l'evento non ha dato disdetta di prenotazione (sono richiesti mesi e mesi di preavviso), e poi, che c'entra la festa con la marcia, mica potevano mollare tutto così, all'ultimo momento, con tutti i soldi che ci sono in ballo...

E si torna dunque full-circle al personale e al politico. Nel senso che le tanto visibili sderenate muscle-marys davanti al teatro si vedono quando si tratta di mostrare il personale ma poi quando c'è da scendere in piazza a urlare per i proprij diritti ecco che spariscono via col turbo. Ma quali diritti ? Loro i diritti ce li hanno già, di andare in palestra non glielo vieta nessuno, e nemmeno di scopare nei vari circoli CUL-turali e sportivi (certo lo sport della camera da letto) dell'ARCIgay, che in quanto associazione ricreativa culturale svolgono attività non commerciali e dunque esentasse e in quanto privati restano al di fuori della sfera di competenza delle leggi sugli atti osceni in luogo pubblico.

Forse che i varij oppositori di PACS e diritti civili per tutte e tutti i/le cittadine/i dicono la verità quando raccontano che i gay che loro conoscono non sentono il bisogno di questi diritti ? O forse il paese reale in cui vive la Brodie non è lo stesso in cui vivono i quarti di macelleria più o meno avariata di cui sopra.

Tuesday, June 06, 2006

28 giugno 1969: una lezione di storia

La notte del 27 giugno 1969, verso l'una, in un locale semiclandestino per omosessuali, gestito dalla mafia, a Christopher Street, Greenwich Village il quartiere bohémien di New York, otto agenti della squadra buon costume della locale forza di polizia si presentano per un raid: ordinaria amministrazione all'epoca e forse anche oggi, nel senso che il capo della polizia non aveva ricevuto la sua mazzetta integrativa dello stipendio regolare, per non vedere e non parlare.

Il pubblico che frequenta lo Stonewall Inn, questo il nome del locale, non è diverso da quello di altri, simili locali in zona: qualche marchetta, varie travestite, qualche omosessuale in cerca di un compagno per la serata. L'ambiente è, di per sé, squallido, come tutti i locali del genere all'epoca: il pubblico vi converge giocoforza, visto che nello Stato di New York è illegale servire alcool agli omosessuali dichiarati come pure è illegale portare indumenti del sesso opposto in pubblico.

La retata di quella sera non era dunque diversa da quelle già avvenute in passato. Per un'ignota, inspiegabile ragione, questa volta però, le cose prendono una piega diversa a cambiare il corso del tempo e la faccia del mondo per come lo conosciamo oggi.

Tornando a quella sera: il caposquadra fa chiamare il gestore del locale e gli esibisce un mandato di perquisizione con ordine di chiusura per vendita senza licenza di sostanze inebrianti (in effetti il locale non disponeva di licenza regolare e serviva agli avventori alcolici sfusi in bicchieri non lavati: qualche settimana prima c'era stata un'epidemia di epatite proprio tra i clienti dello Stonewall). Passa poi alla richiesta dei documenti e all'ispezione dei presenti: chi è senza documenti e/o indossa indumenti del sesso opposto viene fatto radunare fuori in attesa della camionetta per portarli in commissariato. Questa sera però, c'è un'atmosfera diversa tra le frocie. E' una calda notte di fine giugno, l'estate in arrivo, c'è voglia di festa. Di solito con la polizia la gente cerca di tenere un basso profilo e di osservare non osservata lo svolgersi degli eventi. Ma mentre vengono caricate sul furgone tre drag queen assieme al buttafuori ("Vito") e al barman (un travestito) l'aria si fa frizzante, la folla inizia a mormorare, il brusio si fa più forte, gli animi si scaldano, qualcuno comincia a dire che non è giusto, che non se ne può più dei soprusi della polizia, che l'America è un paese libero. Provano a smuovere la camionetta ma questa si allontana nella notte. Mentre gli altri poliziotti escono dal locale qualcuno raccoglie lattine e bottiglie vuote: partono i primi lanci e gli scontri. I poliziotti tornano nel locale, sono sorpresi: di solito le cule stanno buonine buonine con la testa china e offrono anche qualche mazzetta sottobanco per non essere portate al posto di polizia, per evitare di essere identificate e trovarsi con foto nome e cognome sul giornale del giorno dopo (non si sa esattamente quanti omosessuali si siano suicidati per la vergogna). Le cule invece questa volta non ci stanno e cominciano a urlare la loro rabbia, gettano del liquido infiammabile nel locale e gli danno fuoco, con i poliziotti dentro. Arrivano i rinforzi, la polizia riesce a sgomberare la strada ma ecco che la folla frocia torna all'attacco, questa volta con ancora maggiore determinazione, lanciano mattoni e bottiglie, danno fuoco ai bidoni della spazzatura, divelgono i parchimetri per usarli come spranghe: sono quasi tutte drag queen e marchette e altre cule marginali, i bravi ragazzi in cerca di avventura sono già tornati a casa dalle loro mamme o dalle loro fidanzate e mogli, ci tengono a salvare la faccia come la pellaccia.

Le forze della polizia iniziano a pestare alla disperata e con molta fatica restaurano l'ordine: ci sono molti feriti, alcuni anche seriamente, da tutte e due le parti. Tredici gli arrestati.

La sera dopo, 28 giugno, le frocie tornano sulla scena, anche se lo Stonewall è stato chiuso: ricomincia una notte di passione, ricominciano gli scontri con la polizia, ricomincia la voglia di essere se stesse senza vergogna, senza paura. Gli scontri non sono finiti (Mosca 2006, per le sbadate), le notti di passione neanche, e quella voglia neppure, non muore mai, ma sempre ritorna a ricordare a uomini e donne il loro bisogno di libertà. E' il Boston Tea Party del movimento di liberazione omosessuale: dopo le donne, dopo i neri, anche le frocie sono stufe di farsi mettere i piedi in testa dall'Hitler o dallo Stalin di turno, con o senza gonnella.

Questo è stato Stonewall, per Miss Brodie e per tutte le altre come lei che non hanno accettato di farsi umiliare nei loro sensi e nel loro cuore. Nella Pasqua ebraica si dice: "Ricordati che sei stato schiavo in Egitto, anche se oggi sei libero, non dimenticarlo". La libertà non è un regalo, il coming out non si fa una volta per sempre, tutti hanno il loro Stonewall personale da fare e da ripetere, tutte le volte che è necessario, jeri, oggi e sempre.

Buon Gay Pride a tutte/i.

Thursday, June 01, 2006

ultimi giorni di scuola

Oggi Miss Brodie è arrivata a far imbestialire la collega di latino e greco (chi l'avrebbe mai detto ? ma quando ci sono troppe galline che vogliono fare i galli nello stesso pollajo... il riferimento è a se stessa, va da sé) perché si è dimenticata di avvertirla che avrebbe fatto uscire alcune allieve per "interrogarle" fuori dall'orario di lezione visto che domani è festa nazionale. Certo, con la sua dimenticanza la miss è stata sgarbata, ma era la prima volta che succedeva e comunque se dovesse contare tutte le volte che le colleghe le hanno chiesto lo stesso favore o le chiedono ore per poter fare le loro verifiche o non escono al suonare della campanella, la Miss ne avrebbe di crediti da far valere !

Qui però vorrebbe spendere due parole sull'inutile rito della cosiddetta interrogazione. Già nel 1967 in quel monumento pedagogico-letterario che è Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani e la Scuola di Barbiana si metteva in luce il carattere despotico e poco costruttivo di questa attività così tipicamente scolastica e così italiana (nessuna interrogazione né in Inghilterra né in Francia). Le allieve studiano a memoria per vomitare addosso quante più informazioni possibili apprese a menadito dal manuale e dagli appunti spesso raffazzonati e incompresi di precedenti lezioni. Basta un niente per far saltare la cantilena incantatoria di nozioni mnemonicamente ingurgitate senza troppa convinzione: un vuoto di memoria, una richiesta di precisazione, una domanda non formale concernente il senso delle parole usate dalla studenta, un quesito che indaga la profondità o la validità dell'affermazione audacemente proposta. Nel giro di qualche secondo, l'mpalcatura traballante di nozioni apprese in tempi compressi si sfalda sotto l'occhio di un pubblico quasi sempre indifferente per non dire menefreghista, sempre e comunque in altre più allegre faccende affaccendato. La stima di sé dell'allieva, già bassa, raggiunge profondità telluriche e spesso scappa la lagrimuccia o addirittura si rompono gli argini in un pianto che è sfogo, rabbia, senso di impotenza e di ingiustizia e molto altro ancora.

Non è poi che l'interrogazione in sé serva come preparazione all'arte oratoria e alla capacità di autodominio necessarie per parlare in pubblico: il linguaggio usato è spesso non solo impreciso e trasandato, ma serve a coprire la mancanza di riflessione e la pochezza di idee, il vuoto intellettuale nascosto dalla farragine di nozioni rimandate a memoria e risputate a comando: basterebbe fare un'interrogazione sugli stessi argomenti il giorno dopo e ci sarebbe il vuoto totale, un buco nero di conoscenze.

Miss Brodie non crede né ha mai creduto in questo esercizio di origine medievale rinforzato poi dai controriformistici gesuiti e dalla loro Ratio Studiorum. E' convinta che gli interrogatorij si facciano nei commissariati di polizia o nelle aule giudiziarie. Aveva anche tentato di farne a meno il primo anno in cui insegnava ma venne severamente redarguita dalla preside che le tratteggiò per meglio istruirla anche un sommario delle sanzioni - amministrative e penali - cui sarebbe andata incontro se non avesse svolto il suo dovere di insegnante giudicante.
Ha dovuto sottomettersi alla ragione deontologica professionale. Ha cercato di trasformare l'evento in un momento didattico che servisse alle studente, ma non c'è riuscita. Troppo forte l'atavica abitudine a fare come hanno sempre fatto, ad agitarsi se sono loro sotto torchio e a fregarsene bellamente se c'è qualcun altro. E' chiaro però che così non si può andare avanti e che non si intravvede nessuna utilità pedagogica nel continuare in questa attività. Urge Riforma. Chi sarà il Martin Lutero dell'educazione italiana ?