credere e pensare
"La differenza tra vero e falso non interessa chi parte già dal pre-giudizio, dalla voglia, dall'ansia che gli venga rivelato un mistero." U Eco
Partendo da questo pensierino echiano miss B - che non ha ambizioni né epistemologiche né ermeneutiche - vuole solo gettare un sasso nell'acqua perché ultimamente sta assistendo a un dibattito tra sordi [sì, si riferisce alle questioni sollevate dal referendum sulla procreazione assistita del 12-13 giugno].
Le persone - di entrambi i fronti, è bene chiarirlo, visto che miss B è schierata per 4 sì e in realtà contro la legge in toto - si parlano senza dirsi veramente niente perché le loro posizioni sono già prese. Non è un dialogo ma un assemblea di condominio, un'arringa di capipopolo, un sermo captivus come quelli cui erano obbligati a presenziare gli antenati di miss B nell'età del ghetto. Non c'è scambio di idee, dunque non si produce cultura.
Non c'è scambio di idee possibile tra chi crede in qualcosa e chi cerca invece di sapere qualcosa. Sono due posizioni incollimabili: chi crede pensa di sapere [cioè non pensa: spera] e chi cerca di sapere sa di non sapere, sa cioè che le proprie convinzioni non possono restare statiche ma devono essere soggette in continuazione a verifiche e possono essere modificate senza fine. Non si affida alla verità e cerca invece molte verità anche se in conflitto tra loro, dà valore alla diversità e alla differenza contro l'uniformità e la standardizzazione. In altri termini non vuole rassegnarsi all'idea di un universo ma si adopera per creare un multiverso per passare dalla tirannia delle fedi (di tutte le fedi e anche di una sola) alla democrazia delle idee.
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