collegio dei docenti
Qualche giorno fa la Miss ha provato l'emozione di una delle esperienze indimenticabili per qualsiasi docente della scuola pubblica italiana, il collegio dei docenti. Come organo istituzionale il suo compito è di coordinare le azioni dei singoli insegnanti, di deliberare quelle poche cose che l'ordinamento scolastico lascia alla loro discrezionalità (divisione dell'anno in trimestri, quadrimestri o pentamestri, numero minimo di prove scritte e orali di valutazione, elezione di alcune figure con funzioni specifiche all'interno della scuola - Miss Brodie ad esempio coordina gli esami e relative iscrizioni per le certificazioni di lingua inglese) e di portare all'attenzione di tutte e tutti gli eventuali problemi o difficoltà. Non ha praticamente nessuna valenza didattica se non per quanto riguarda gli aspetti prettamente burocratici dell'insegnamento.
Nella pratica così come essa si è consolidata nella scuola italiana poi vi sono due tendenze, opposte tra di loro, che vedono qualcuno all'interno del gruppo dei docenti pronto a trasformare il collegio in un parlamentino, che dovrebbe discutere quindi di tutto in base a posizioni prettamente ideologiche. Di segno contrario ma altrettanto deleterio, la tendenza di molti, troppi dirigenti scolastici (il nuovo appellativo dei presidi nel burocratese in voga dagli anni '90) a rendere il collegio un "rubber-stamping parliament" un organo per dare l'approvazione - richiesta dalla normativa - a decisioni già prese dalla dirigenza e che non si vuole che vengano messe in discussione.
Per farla breve, quasi nessuno vuole partecipare ai collegi docenti. Non si vede che ruolo svolgano effettivamente, non se ne comprendono le ricadute positive, gli insegnanti li percepiscono come perdite di tempo (si tengono sempre fuori dall'orario di lezione, quindi al pomeriggio o alla sera, al mattino solo durante le vacanze scolastiche), le presidi come un organo di cui farebbero volentieri a meno se potessero e a cui chiedono praticamente carta bianca ogni volta che possono.
E' chiaro che non era questa l'idea quando i collegi vennero introdotti nella scuola italiana con i decreti delegati del 1973. Forse però, dopo così tanto tempo, sarebbe il caso di rivedere il loro ruolo e la loro funzione alla luce dei cambiamenti sia sociali al di fuori della scuola sia legislativi all'interno della scuola stessa.
Comunque, al secondo collegio dei docenti la preside si presenta, bianca come un cencio, dice due parole alla vicepreside ("collaboratrice vicaria" il termine ufficiale) e scompare. La maggior parte dei docenti non si è neanche resa conto della fugace apparizione, indaffarata come è a raccontarsi gli ultimi pettegolezzi o i resoconti delle lunghissime vacanze estive (attorno a Miss Brodie il vuoto, errore gravissimo, avrebbe dovuto sedersi in uno dei posti liberi tra le colleghe di latino e greco, perché ecco le si mette accanto il Franco Franchi della scuola, l'insegnante che nessuno vuole vicino perché è un torrente in piena, un aneddoto musicale dopo l'altro, e a nulla servono le suppliche della Miss, che lo implora, che gli spiega che non ascolta musica da anni, che gli dice che la musica è la massima quantità di rumore per il minimo contenuto di informazione. Franco Franchi va avanti imperterrito e si ferma solo quando, avendo la Miss infrasentito la parola "dio" nella foga travolgente di parole, approfitta subito della situazione e lo blocca con "There is no god". Fine dell'aneddotica: Franco Franchi è mooooolto cattolico e scrive sul locale bollettino parrocchiale). Qualche volta essere atei ajuta.
Tutti tirano un sospiro di sollievo all'annuncio che la preside non si sente bene e che il collegio sarà presieduto dalla collaboratrice vicaria. Gran bailamme, rumore di sottofondo continuo, quasi nessuno ascolta chi interviene. La Responsabile del Progetto Qualità (RPQ) presenta il risultato dei questionarij sul gradimento delle attività da lei svolte. La percentuale di gradimento è così bassa che ha deciso di dare le dimissioni. Silenzio totale. Si chiedono opinioni. Nessuno parla. Miss Brodie prende la parola per fare un intervento che le sembrava abbastanza sensato, ma nessuno la ascolta. Poco dopo, il fanatico di turno si alza e incomincia a sproloquiare sulla qualità. Evidentemente non è venuto a nessuno dei seminari organizzati dalla RPQ perché è chiaro che non ha assimilato nessuna delle linee fondanti del progetto, quando qualcuno cerca di farglielo capire, compresa la RPQ, si mette a urlare ancora più forte che è vero, lui non ha capito niente e ne è orgoglioso. Altri cercano di spiegargli che la sua interpretazione dei fatti non è proprio corretta, lui urla a livelli insopportabili di decibel "Fatemi parlare ! Lasciatemi parlare ! Ho il diritto di parlare ! Siamo in democrazia !" ma la cagnara è troppo forte e Miss Brodie decide di uscire a respirare un po' d'aria.
All'ingresso la Miss incontra due colleghe di lingue in pausa sigaretta. Una delle due le chiede se non è depressa dal ritorno a scuola. L'espressione sul volto della Miss deve essere di sorpresa e quasi sgomento oltre che di incomprensione, perché subito l'altra aggiunge: "Ma no, lo vedi, la scuola è la sua vita. Mica come noi che abbiamo una vita fuori da questo posto".
Ecco, questa missiva è scaturita da quelle poche parole. Miss Brodie non sa dire se sia felice che la scuola sia la sua vita o se esserne depressa. Perché è così, in questi giorni in cui è tornata a scuola si sente felice, crede che la sua vita abbia un senso, per quanto minuto e spesso anche contraddittorio, per quanto sappia che l'influenza di un'insegnante su un'allieva è vicina e tendente a zero, nonostante la frustrazione che prova ogni volta che il sistema scolastico umilia la didattica e perde di vista la pedagogia, insomma al di là di tutte le magagne, proprio non saprebbe che fare se non insegnare.
Labels: diario di una professoressa
4 Comments:
Miss,la passione che Lei ha per la scuola è davvero ammirevole, il metodo migliore di insegnamento non è di certo sciorinare per ore intere le proprie nozioncine trite e ritrite, ripetute esattamente così come erano state imparate a memoria a loro volta... E questo Lei lo sa benissimo! La soluzione a gran parte dei problemi della scuola di oggi starebbe proprio in un miglior rapporto tra professori e alunni, a un maggior coinvolgimento durante le lezioni e,magari,a qualche corso base di psicologia, strumento prezioso per questo tipo di mestiere. Se si riesce ad instaurare un rapporto speciale e unico con ognuno dei propri studenti, si può essere certi allora di poter far arrivare il proprio messaggio dritto dove dovrebbe arrivare e, in un modo o nell'altro, di costituire un elemento di crescita e arricchimento. Questo è ciò che Lei, nei suoi momenti migliori, tenta di realizzare. E poi... Sarà proprio vero che Lei non ha una vita al di fuori della scuola??
Un grande saluto da una sua ex studentessa!
cara studenta, grazie per le Sue parole. La vita di Miss BRodie fuori dalla scuola: c'era una volta e adesso non c'è più e Miss Brodie non se ne lagna...
cara Miss, che dire: quelle due professoresse non hanno minimamente capito che si può avere una vita al di fuori della scuola pur provando amore per il proprio lavoro. E chi più di lei ha mai messo la passione e tutta se stessa nelle proprie lezioni? e come dice la sua ex studentessa, come può una persona ad interessarsi e a comprendere l'utilità di ciò che si studia, se il tutto viene presentato senza un anima da cogliere? e che dire di qualche professoressa di lingua che mal sopportava le opinioni altrui e usava i propri strumenti (i voti) per far capire che bisognava tapparsi la bocca? è forse questo il compito di un insegnante? il problema fondamentale è questo: lei cerca di fare un bel lavoro, di impostare delle belle lezioni, un metodo tutto nuovo, che apre la mente... ma se i professori sono così annoiati, così poco interessati al proprio lavoro, non l'aiuteranno mai in questo suo tentativo di riforma... io a queste due persone avrei voltato le spalle sottolineando quanto lei è fortunata rispetto a loro ad avere una vita e pure un lavoro che ama...
e per quanto riguarda Franco Franchi: be, si sa, quando si parla di musica è difficile da interrompere!
coraggio miss, coraggio.
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