Le ragazze del Simon Wiesenthal*
[*Non è questo il nome del liceo in cui professa la Miss, ma sicuramente le sue allieve ne coglieranno la somiglianza fonetica.]
La classe finale dell'anno scorso non c'è più e Miss Brodie ancora non si fa capace che non vedrà più i volti dell'una o dell'altra a cui si era ormai abituata che quasi li credeva perenni.
No, fortunatamente per loro, le sue allieve (il liceo della Miss è quasi al 90% femminile) hanno tutte superato l'ultimo scoglio del loro percorso scolastico e hanno preso altre vie, quelle che le porteranno ai quattro angoli della terra, non c'è dubbio.
Ora che non ci sono più Miss Brodie si chiede non solo che strade hanno intrapreso, ma anche che cosa avrebbe potuto o dovuto fare di più per rendere i loro giorni al Simon Wiesenthal più utili e più piacevoli. Non che non si sia sforzata di fare del suo meglio, ma a volte l'atmosfera di disagio era così palpabile e il suo senso di impotenza così vivo, che ha dovuto per forza segregare questi pensieri in un angolo bujo della propria mente per non farsene sopraffare.
C'erano ragazze molto sicure di sé, qualcuna addirittura spavalda, ma la maggior parte avevano tanto bisogno di incoraggiamento e di essere prese sul serio, da pari a pari. E invece... quanti, troppi insegnanti non facevano che sottolineare le loro mancanze.
Alcune erano quasi mute, anzi erano state silenziate al punto che non osavano esprimere una propria idea su un qualsiasi argomento, che fosse un sonetto scespiriano o un'analisi di una poesia di Dickinson. Erano imbarazzate dalle richieste della Miss di dare un'interpretazione personale di un testo letto e commentato in classe, quasi non si fidassero del loro stesso giudizio.
Chissà, Miss Brodie avrebbe dovuto fare di più per incoraggiarle, per spronarle a essere più forti, per incitarle a tenere testa a chi si arroga il diritto di giudicare una persona invece di limitarsi a valutare una prestazione, per altro molto limitata e di per se stessa di poco valore.
Forse avrebbe dovuto dire loro che la vita è piena di questi personaggi e che non devono lasciarsi influenzare dalle opinioni altrui perché hanno ancora tutta un'esistenza per scrivere pagine mai scritte della loro vita.
Ecco, tutto questo avrebbe voluto, avrebbe dovuto dirglielo, ma non ha trovato le parole, perché ha cercato che parlassero per lei gli autori della letteratura che ha provato a insegnare loro.
Care ragazze, sappiate che questo era lo scopo, non di farvi passare l'esame di Stato, ma di farvi vedere la bellezza dell'arte che nessuna scuola può insegnare.
Labels: diario di una professoressa
6 Comments:
Prof!! Vorrei scrivere mille cose, ma non lo farò in un luogo così pubblico... In ogni modo, ho apprezzato moltissimo ciò che ha scritto e ha fatto negli anni scorsi. Spero di riuscirla a contattare personalmente in qualche modo,
un saluto,
Alessia
Cara Alessia, la Miss è contattabile internettisticamente su cestpasmonstyle@hotmail.com.
A presto !
Salve prof! Le sue parole sono molto belle e credo che qualche sua allieva le avesse intuite, o meglio avesse intuito le sue intenzioni. E'confortante avere un professore come Lei che non ci ha mai trattato come numeri o per i numeri. Quelle "cose che avrebbe dovuto fare" molto spesso le ha fatte, mi creda.
Spero di rivederla presto al Simon Wiesenthal!
Un saluto, Giulia (a Lei il compito di intuire quale delle tante)
salve prof!leggendo la sua pagina di diario è davvero difficile non commuoversi.
Molte delle sue preoccupazioni sono vane:intendo dire che la sua "missione"la ha compiuta e solo chi non voleva accoglierla non ne ha capito il senso!!!
La ringrazio di tutto , in particolar modo per tutte quelle volte che ha fatto della scuola un spazio di vera CULTURA.
un saluto
Ineffabile miss Brodie, che bella la sua grafia delle i semivocaliche, l'ultima l'ho letta ne "Le ragazze di san Frediano".
VANI SOLIPSISTICI DELIRI...INCREDIBILE QUANTI IGNORANTI NE RIMANGANO AFFASCINATI. IMPARI DAGLI INSEGNANTI SERI E VERI. UNA COLLEGA INDIGNATA
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