insegnaci ad amare la nostra pazzia

Du, lass dich nicht verhaerten in dieser harten Zeit- Du, lass dich nicht verbittern in dieser bitteren Zeit (Wolf Bierman) Che pretesa essere amati da adulti se non ti hanno mai amato da bambino (A Busi) Hvad man ikke har haft som barn, faar man aldrig nok siden af (Tove Ditlevsen) To live without hope, to work without love (Virginia Woolf)

Wednesday, October 22, 2008

Scuola e università: la protesta continua

Piccolo momento di imbarazzo stamattina prima del suono della campana: la collega di filosofia interpella Miss Brodie riguardo allo sciopero del 30 ottobre e ai dettagli della legge Gelmini. Miss Brodie esprime il proprio sostegno alle posizioni della ministra e, indirettamente, la critica a quelle della collega. Nasce una piccola, civile benché animata discussione che porta a un nulla di fatto visto che la campanella è suonata e bisogna entrare in aula. Nell'accomiatarsi la Miss nota quello che a lei pare un broncio di disappunto sul volto della collega, con la quale si è sempre intesa benissimo peraltro. Il fatto è che Miss Brodie gode di fama di insegnante "progressista" a scuola, per non dire di sinistra.

Ma la Miss, sebbene abbia in passato votato anche per partiti della sinistra estrema del tempo che fu, di sinistra non è mai stata: è sempre stata radicale, nel senso etimologico del termine, e ha sempre ragionato con la sua testa rispetto a ogni singola cosa, da una legge a un movimento, da un libro a un quadro, da un'idea a un'ideologia, senza pre-giudizi e senza pregiudiziali di alcun genere, ma sempre nell'alveo di un pensiero anarchico quando non anarcoide delle cui velleità è ben consapevole.

Detto questo, leggendo la Repubblica di oggi sembrava di notare tra le righe dell'articolista un certo senso di ebbrezza di fronte allo studentame che "si mobilita" di fronte ai tagli annunciati, un senso di euforia per il "movimento" che si riorganizza e torna "protagonista". Miss Brodie ha non a caso messo tra virgolette quelle espressioni per cui sarebbe incapace di trovare un equivalente nella sua lingua madre, equivalente assente perché inesistente il corrispettivo significante. Ma la voglia di protagonismo della sinistra in questi giorni è innegabile, visto che su tutti gli altri campi latita e sembra muta o inebetita. Quante persone commentano alla Miss di essere contenti per il darsi da fare degli studenti ora che stanno cavalcando l'onda della protesta ! Eppure quando gli insegnanti fanno pietà, quando sono incompetenti e lavativi e non solo inutili ma dannosi nessuno si dà da fare, nessuno si mobilita, perché ?

Nelle sue varie vite Miss Brodie si vede costretta ad ammettere di non essere sempre in grado di capire ciò che vive perché le mancano i riferimenti culturali. Come spiegare in inglese il concetto di "voglia di protagonismo politico" della sinistra ? Certo con circonlocuzioni varie ci si arriva ma per il parlante di lingua inglese manca il referente di partenza. E tuttavia, dopo gli scontri di jeri tra polizia e studenti che volevano occupare la Stazione Nord di Milano la Miss si è ricordata di quelle profetiche parole di Pasolini in riferimento agli scontri sessantottini di Valle Giulia, in occasione dei quali il poeta assassinato esprimeva considerazioni non scontate sulla lotta di classe tra poliziotti proletari e studenti borghesi.

Miss Brodie non ha fatto l'università in Italia se non in un secondo tempo, per forzato provvedimento delle autorità accademiche che non riconoscevano il suo titolo di laurea conseguito in una prestigiosissima università britannica nota in tutto il mondo non solo per il suo rigore accademico e per il valore dei suoi studi ma anche per la difficoltà di accesso.

A quella università inglese Miss Brodie è stata ammessa dopo severissimo esame e colloquio orale. Non bastava avere voti alti, anzi alla commissione di selezione il voto interessava relativamente poco: cercavano il "potenziale accademico", la capacità di produrre qualcosa che non fosse solo eccellenza negli studi ma soprattutto qualità intellettuale. In queste università selettive si può anche avere il massimo dei voti in tutte le materie e non essere ammessi, in alcuni casi perché la commissione ritiene che non si è maturi abbastanza: è successo a un compagno della Miss, il migliore studente della scuola in matematica, che venne tuttavia scartato proprio per immaturità intellettuale. E vale la pena aggiungere che alla Miss quella famosissima, rigorosissima, prestigiosissima università non costò neanche un centesimo, tutte le tasse pagate dal governo britannico di Mrs Thatcher, la retta per il vitto e alloggio calmierata (14 sterline alla settimana - venti anni fa, certo - compreso riscaldamento per un bilocale con cucina e servizio cameriera/colf tutti i giorni), soldi per comprarsi i libri e piccole sovvenzioni per viaggi di studio all'estero e biglietti per cinema e teatro. Una cosa così è possibile solo se si fa una selezione.

Nella Repubblica Italiana in cui invece tutti hanno diritto a tutto la realtà è che la borghesia si trova corsi di laurea molto economici per preparare i suoi pargoli alle professioni a un costo che farebbe ridere di crepapelle persino le università statali americane più a buon mercato che pure hanno dei costi accessibili e di qualità per i residenti dello stato (per esempio University of California, University of Michigan, University of Massachussetts) a spese dei proletari che all'università non ci vanno. Il contentino ? Chi vuole può iscriversi a quasi tutti i corsi di laurea, se è in una fascia di reddito protetta paga poco e niente di tasse ma riceve aiuti poco consistenti e per pochissime persone. Come poi faccia a pagarsi i libri e tutte le altre spese con il circa 1500 euro all'anno che gli passa l'ISU resta un mistero.

In Italia, inoltre, le scuole di eccellenza sono poche e poco note: due allieve brodiane sono state ammesse recentemente a due di esse, una alla Normale di Pisa e una al Collegio Ghislieri di Pavia, non certo per merito della Miss ma sicuramente per incitamento suo. La cosa non ha per niente scalfito l'indifferenza delle colleghe della Brodie che sarebbero state sicuramente più eccitate se avessero saputo che avevano vinto il concorso di Miss Italia o un posto all'Isola dei Famosi. Qualsiasi altra scuola in Gran Bretagna avrebbe usato questo fatto per fare pubblicità a se stessa, per evidenziare un certo livello di preparazione offerto dalla scuola e dai docenti.

Questo solo per dire in che grado di riconoscimento è tenuta l'eccellenza nella scuola italiano, dove il concetto di MERITO latita clamorosamente. La parola merito non è mai usata se non per demagogia. Resta in vigore che lo Stato deve garantire a tutti l'accesso a tutto se possibile: la ragione evidente in base alla quale è stato introdotto il numerus clausus per pochi e selezionati corsi di laurea è la mancanza di strutture disponibili, non il concetto che solo i più capaci hanno diritto di accesso al meglio delle strutture. E' ovvio che lo Stato dovrebbe invece concentrare i suoi sforzi sul rendere la parità di accesso agli svantaggiati una realtà e non solo un diritto a parole, come è ora.

Il numerus clausus poi è qualcosa di farsesco, come hanno purtroppo dovuto scoprire sulla loro pelle alcune allieve brodiane quest'anno candidate a medicina: con il punteggio ottenuto sarebbero entrate a Perugia ma non a Brescia dove hanno sostenuto la stessa identica prova nazionale. Chi può ideare un simile mostruoso sistema, in base al quale per un assurda lotteria, pur avendo un riportato un voto superiore a quello di altri, alcuni candidati non sono stati ammessi solo perché avevano optato per una sede piuttosto che per un'altra. Oltre al danno la beffa, il senso di ingiustizia e di sopraffazione di uno stato che in nome di una fraudolenta democrazia umilia e sbeffeggia i capaci e meritevoli, in barba al dettato costituzionale.

Quello stesso senso di ingiustizia e di sopraffazione che la Miss ha provato oggi pomeriggio mentre ascoltava la capogruppo del PD Finocchiaro imbastire le più schifose (è l'unico termine accettabile e proferibile) accuse contro il Presidente del Consiglio che aveva convocato il ministro degli interni per organizzare una risposta alla minaccia di occupazioni ILLEGALI di scuole e università. Ma chi si dovrebbe chiamare quando qualcuno in nome di un legittimo diritto alla protesta impedisce l'esercizio dell'egualmente legittimo diritto di accesso alle aule e allo studio ? Se qualcuno occupa una casa o si impossessa di un bene chi si dovrebbe chiamare per ottenere giustizia ? Ma questo è il paese in cui il padre della Brodie ha dovuto attendere ben 21 anni per riottenere il possesso di un proprio appartamento affittato (a equo canone, si capisce). E poi la gente si stupisce di quanto costoso e difficile sia trovare un appartamento in affitto in Italia. E altrettanto si stupisce di quanto facile sia e relativamente economico fare la stessa cosa in Germania o in Francia.

Lo stesso si può dire della sorpresa che gli studenti italiani provano quando vedono come funzionano bene le cose in altri paesi in cui sbarcano magari con un Erasmus. E non si chiedono quale meccanismo permetta l'ordine e l'organizzazione degli studi universitari in altri paesi, quasi fosse un miracolo, o una stravagante fortuita situazione. Se in Italia le cose non funzionano una ragione sicuramente c'è.

L'arcano, che un tempo la Miss non capiva, è facilmente svelato. Dopo tanti anni ha finalmente capito il concetto di "arrangiarsi", "sapersi muovere", "darsi da fare". L'idea è che tutti debbano avere diritto a tutto, in base a un errato concetto di democrazia bacata, perché poi una volta dentro tocca al singolo sbrogliarsela. Non importa come, non importa che sia giusto o no, non importa se per permettere una tale caos si leda il diritto degli intellettualmente capaci ma socialmente poco furbi di avere accesso a ciò che loro spetta perché diano del loro meglio. Quello che non si capisce è perché questa difficoltà debba esistere solo in ambito educativo. Nessuno dice che tutti hanno diritto di partecipare alle olimpiadi, nessuno si sognerebbe di dire che tutti hanno lo stesso diritto soggettivo di giocare a calcio nell'Inter o nel Real Madrid, che tutti debbano arrivare primi alla maratona di New York. Non si capisce perché il concetto di talento debba esistere solo per lo sport e non nel mondo accademico.

Dunque la Miss è ben contenta di non aver fatto l'università in Italia se non di straforo. Quando era costretta a recarsi in Statale per sostenere gli esami che le avrebbero permesso di ottenere un titolo valido in Italia provava un senso di angoscia e di ribrezzo di fronte al caos, alla disorganizzazione, al bailamme, alle liste di centinaja di studenti in attesa dalle otto del mattino che alle diciotto si sentivano dire dal docente di tornare il giorno dopo perché ormai era tardi (un docente ebbe la faccia tosta di dire alla Brodie che avrebbe interrotto gli esami per andare a bere un caffé e di tornare un'ora dopo. La Brodie: prima mi interroga e poi va a prendere il caffé. Il docente deve essere rimasto talmente sconvolto che non ha avuto niente da controbattere, l'ha interrogata e messo il voto senza fiatare).

Tuttavia chi è più penalizzato in un sistema del genere sono proprio i giovani di talento ma di condizioni economiche disagiate che non vedono riconosciuto il proprio merito nella migliore delle ipotesi, perché molto spesso non hanno avuto neanche la chance di entrare a occupare il posto che spettava loro.

La Miss non sa se queste stesse persone che magari sono d'accordo con le posizioni di chi protesta si rendano conto di essere danneggiate proprio da coloro che sostengono. Considerate il caso di Galatea (è l'autrice del blog il nuovo mondo di galatea, nei rimandi della Brodie sotto il titolo di "diario di una professoressa"). E' un'ottima insegnante di scuola media, ma quanto eccellente sarebbe in un liceo a insegnare latino e greco ? E perché non all'università, dove probabilmente sarebbe anche più adatta a ispirare schiere di giovane cultori di civiltà classica ? Invece no, il suo merito non è riconosciuto, al liceo o all'università ci sarà qualcun altro a disoccupare un posto che non gli/le spetta, ottenuto chissà come, ma non certo per merito se non quello dell'anzianità e dell'abilità nel "sapersi muovere".

E' inutile andare a cercare i colpevoli di un sistema orrendo e immondo ormai allo sfacelo dal punto di vista di qualità e efficienza: tutti lo sanno anche se fanno finta di non avvedersene. Alla ministra Gelmini va dato atto il coraggio di voler cambiare le cose: se poi ci riuscirà è un'altra questione. Se il prezzo è quello di chiudere alcune università intere (almeno cinque in Italia andrebbero chiuse del tutto), di facoltà doppioni a poche decine di chilometri di distanza le une dalle altre, di centinaia di sedi universitarie satellitari utili solo alla classe politica di piccolo cabotaggio e alle baronie di piccola e media stazza, di migliaia di corsi di laurea inutili e senza studenti, bene, che lo si faccia: è ora di cambiare, cambiare si deve, e si può, ma solo con un taglio radicale che non guardi in faccia a nessuno dei soliti interessi costituiti.

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10 Comments:

At October 27, 2008 5:34 pm, Anonymous Anonymous said...

Cara Miss siamo tutti d'accordo sui problemi dell'università e della scuola che lei ha citato, ma personalmente dietro a questa serie di tagli alla spesa (comunque necessari per la spesa pubblica pìù alta d'europa)il problema è che non c'è una seria riorganizzazione con un nuovo progetto educativo per le scuole e nuove regole per l'universita.
A meno che mi sia sbagliato io non ho visto la ministra presentare un nuovo serio piano per la riorganizzazione delle università italiane.

 
At October 27, 2008 7:12 pm, Anonymous Anonymous said...

Cara Miss,
penso concorderemo entrambi sul fatto che ora come ora l'Università Italiana è un mondo caotico e disorganizzato, e che qualcosa deve essere fatto per cambiarla.
Concordo anche nel rendermi conto che 66 università statali con circa trecento sedi siano follia pura.

Ma è sensato tagliare in questo modo becero i fondi?Nella mia visione delle cose, i mancati fondi universitari non risolveranno il malfunzionamento di fondo delle università, la loro macchinosa e dispendiosa burocrazia e quanto d'altro. (mi passi l'infelice paragone: si può togliere ad un ladro la sua refurtiva, ma il ladro non per questo smetterà di rubare.)

Le pare giusto inoltre che le Università che si troveranno in difficoltà (tutte, penso, ma non posso esserne sicuri) saranno costrette (perchè è l'unica alternativa disponibile per loro) a trasformarsi in fondazioni di diritto privato?

E con il blocco del turn over, come potrà L'italia fornire un adeguato ricambio generazionale?

Nella mia visione sicuramente semplicistica delle cose, tanto varrebbe essere onesti e chiudere facoltà e sedi con un numero inferiore ad un x di studenti.

 
At October 30, 2008 6:06 pm, Blogger Unknown said...

condivise le premesse, non condivido le conclusioni.

perché la finanziaria di Temonti e il decreto di Gelmini non sono riforme, bensì più banali tagli.

non ci sono modifiche nel reclutamento degli insegnanti (via le Siss, e po?) né nuove idee educative; ma solo l'esigenza di tagliare ammantando tutto di buon senso gradito alle masse (grembiulini e voti in decimi).
dell'università poi non si parla proprio se non per tagliare

 
At November 02, 2008 9:25 pm, Anonymous Anonymous said...

Uh che bello, rispunta fuori quella commovente e stilisticamente ineccepibile poesia di Pasolini che simpatizza con i poveri poliziotti proletari. E a me viene in mente la disgraziata polizia carceraria italiana che ogni tanto uccide di botte un detenuto (ma solo se è di famiglia danarosa). Oppure l'umile poliziotto della stradale orfano di padre che da buon cecchino spara ad una macchina in corsa uccidento l'occupante, e senza nemmeno sapere il perché. Una lacrima di partecipazione mi scende nel ricordare i giovani e allegri carabinieri che a Genova nel 2001 furono così scandalizzati dai borghesi e strafottenti manifestanti, da dover manifestare tutto il loro disappunto a Bolzaneto. E che dire di quei poliziotti di periferia che calcano sempre la mano se l'interrogato ha un colore di pelle non troppo chiaro? Lo fanno per umiltà e per zelo. Pasolini era profetico, aveva ragione: questi sono i veri proletari da proteggere, o come quelli dell'epoca sua, i celerini a cui prudevano sempre le mani. E l’altro ieri a Piazza Navona durante la manifestazione? Nei giorni normali non passa nemmeno uno spillo in quella piazza, eppure proprio durante l’infausto evento un camioncino pieno di mazze e bastoni ha fatto la sua comparsa: chissà forse la polizia era animata da un sentimento di rivalsa nei confronti degli orribili studenti medi con la puzza sotto il naso, viziati e guastati dal mercato, dalle ideologie o dall'insofferenza. Ecco perché non ha fatto caso all’automezzo. O forse è l'estrazione popolana che spinge i poliziotti a rievocare le antiche tradizioni della pugna. Pasolini sì che la sapeva giusta...

Buona parte di chi fa entra nelle forze dell'ordine è di bassa estrazione sociale. Embè??

 
At November 05, 2008 12:41 pm, Blogger miss brodie said...

Miss Brodie risponderà presto alle vostre sollecitazioni intellettuali. E' vero, la Gelmini spara nel mucchio e non centra l'obiettivo. E' vero, la polizia spesso gioca pesante e sporco. E' vero, le condizioni nelle carceri italiane e non, sono deplorevoli. Ma è anche vero che molti dei manifestanti di oggi sono i rappresentanti della futura classe dominante. Di poliziotti che sono diventati l'élite della società finora la Miss non ne ha visti.

 
At November 12, 2008 10:56 pm, Anonymous Anonymous said...

Che piacere leggere le parole della Miss! le scrive una sua non troppo vecchia studentessa, che ora prende parte alla protesta universitaria.
Io ho partecipato a molte assemblee che si sono tenute in Statale in questi giorni e posso garantirle che il fine di questa "disobbedienza" non è, come spesso ho sentito dire da chi la avversa, un pretesto per conservare l'esistente. Tutto il contrario. tutte le sue premesse sono da me assolutamente condivise, e non solo da me. i tagli previsti dalla finanziaria sono il punto cruciale, ma il fondamento di questa "disobbedienza" sta in profondità. Per agire su questo fondamento (che si potrebbe pensare come mancanza di una relativa stabilità che permetta all'uomo di fare quello che più gli è proprio, progettarsi, farsi uomo) l'azione stessa deve farsi lungimirante.
Per farla breve: non è tagliando fondi (soprattutto in un periodo di crisi e di immobilità) indiscriminatamente, non è bloccando il ricambio generazionale (seppure questo punto mi sembra sia stato migliorato)non è privatizzando l'istruzione che si risolve lo sfascio dell'università italiana. Un intervento serve, è DA TUTTI (per lo meno da tutti quelli che scendono in piazza)auspicato; ma che questo sia serio, a lungo termine, strutturale e razionale. e soprattutto serve la voce, sul tavolo istituzionale, di chi l'università la vive: come personale, come docente, come studente.
io fin ora di razionalità ne ho vista molto poca, di lungimiranza neanche l'ombra, di dialogo... ma che scherziamo??!

un abbraccio
g.o.

 
At November 13, 2008 10:36 am, Anonymous Anonymous said...

"Di poliziotti che sono diventati l'élite della società finora la Miss non ne ha visti"

Cosa significa questa frase? Non ho capito il ragionamento che ci sta dietro. Al di là del fatto che le forze armate hanno delle regole particolari con conseguenti restrizioni (fare il poliziotto non è come fare l'impiegato o l'insegnante), io non so di nessun "pompiere" che è diventato élite della società. E non so nemmeno di bidelli o di uomini/donne delle pulizie. Quanti custodi sono diventati élite? E portieri di albergo? Quanti cassieri del supermercato? Quanti postini?? Quanti muratori?? Etc.

Ma che significa il ragionamento sull'élite?

 
At November 14, 2008 4:55 pm, Blogger miss brodie said...

[comunicazione di servizio: ahilei la miss è impegnata in una difficile traduzione e non ha molto tempo libero, abbiate pazienza la ritroverete]
per G.O. verissimo, i tagli indiscriminati non servono anzi sono deleterissimi ma questo è un paese che o subisce tagli indiscriminati o di tagli non ne vede perché tutti sono pronti a spiegare perché LORO devono essere preservati dai tagli !

per uomo medio: la miss scriveva veramente di fretta e deve ritornare alla Sua missiva che è degna di risposta precisa e calibrata, ma in due parole: il riferimento è alla frase di pasolini e al fatto che chi combatte la polizia lo fa non per nobili motivi ma perché in attesa di diventare élite e prendere il posto di qui in quel momento sta avversando scatenandosi contro la polizia che invece non è nient'altro che plebaglia di servizio usata dall'una e dall'altra élite (la vecchia e la futura). è chiaro adesso ? a causa della fretta c'era stata nelle parole della miss un cortocircuito logico ma le sembra che questa sia l'interpretazione corretta del testo pasoliniano. a presto

 
At November 17, 2008 12:00 pm, Blogger miss brodie said...

La Miss spera di dare una risposta a uomo medio (che probabilmente si è stufato e non l'attende nemmeno più).
No, Miss Brodie non vede di buon occhio la polizia ma se per questo nemmeno una qualunque organizzazione, quale che essa sia, compresa la Croce Rossa o Oxfam. Qualsiasi organizzazione, in quanto tale, è criminale e criminogena, solo l'INDIVIDUO conta, solo dall'INDIVIDUO può venire qualche forma di salvezza che non sia vana o illusoria. Fatta questa premessa, con il riferimento pasoliniano Miss Brodie voleva portare l'attenzione su un fatto che sfugge alla maggioranza delle persone, sia dentro sia fuori dalle manifestazioni: si tratta sempre e comunque di BORGHESI che lottano contro altri BORGHESI per il loro POSTO AL SOLE. Capito l'inghippo adesso ? Lasci perdere, uomo medio, le nefandezze della polizia o di qualsiasi sbirro, con o senza uniforme, quelle non sono in discussione, qui si parla di lotte studentesche che si battono per lo status quo. Qualcuno degli studenti si è accorto che in realtà lasciando le cose come sono chi ci smena sono proprio loro, non i professori e le loro camarille che stanno per piazzare altri 6000 privilegiati da loro prescelti (con le dovute eccezioni, qualcuno bravo ci sarà pure, per fare finta che il merito qualche volta viene premiato) così come hanno piazzato da almeno 40 anni se non di più centinaja di migliaja di altri loro scacciacani e tirapiedi per portare l'università lì dove è ora: nell'abisso degli abissi, dietro a centinaja di altre. Siamo lo sberleffo del mondo e ancora c'è qulacuno che non vuole i tagli ? Forse ne dovrebbero salvare non più di venti e le altre lasciarle al loro destino, se se la cavano bene, se no meglio.

 
At December 16, 2013 3:35 pm, Anonymous Anonymous said...

Trovo utilissimi gli interventi e i contenuti dei post. Mi permetto solo di fare una critica sulla forma; la scrittura in terza persona risulta zoppicante e faticosa almeno per me. Complimenti comunque per l'ottimo sguardo critico

 

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