insegnaci ad amare la nostra pazzia

Du, lass dich nicht verhaerten in dieser harten Zeit- Du, lass dich nicht verbittern in dieser bitteren Zeit (Wolf Bierman) Che pretesa essere amati da adulti se non ti hanno mai amato da bambino (A Busi) Hvad man ikke har haft som barn, faar man aldrig nok siden af (Tove Ditlevsen) To live without hope, to work without love (Virginia Woolf)

Friday, July 08, 2005

vivere fuori dal mondo

Per chi come miss B non guarda la televisione e legge i quotidiani in italiano solo di rado alla spasmodica ricerca regolarmente frustrata di notizie e non di interpretazioni ideologiche, lo scollo con il paese reale è vasto e incolmabile. Miss B non si rende veramente conto che la maggior parte della "ggente" non ha idee ma solo opinioni, e che queste poche misere opinioni sono in ogni caso veicolate da altri centri di potere tramite una televisione di stato che è totalmente asservita a interessi di parte che possono qualificarsi sono come reazionarij e revanscisti.
Le conseguenze sono evidenti e l'unica magra consolazione può essere che il privilegio dell'ignoranza non appartiene all'Italia. Ma negli altri paesi esistono valori condivisi e diffusi a livello popolare che sono assenti dal suolo italico: in Francia concetti come laicità e cittadinanza, i valori repubblicani della rivoluzione non sono vuoti slogan, in Gran Bretagna il senso di libertà e responsabilità individuale è palpabile e rivendicato a ogni occasione (miss b si limita a citare i due paesi di cui ha esperienza diretta).
In Italia invece c'è la famiglia. La famiglia intesa come tribù, come clan, la famiglia come la chiamano i padrini palermitani, la famiglia che è sacra e deve restare unita, la famiglia di "io tengo famiglia", la famiglia di "i panni sporchi si lavano in famiglia", la famiglia che è un valore fondamentale, cellula base della società, iscritta nella costituzione.
Eppure se la famiglia fosse così importante, così centrale, così fondamentale, non avrebbe bisogno di tutto questo sostegno, di tutta questa difesa, di tutta questa protezione. Se è la base della società la famiglia si difende da sola, o meglio è la società stessa a incoraggiarla e a proteggerla.
E invece miss B ha perso il conto degli eventi cruenti che accadono in ambito familiare, ha smesso di tenere da parte i ritagli di giornale che descrivono padri che ammazzano figli e viceversa, mariti che prendono a martellate la moglie, padri che scaraventano a terra neonati o gli spappolano il cervello con le mani, donne obbligate a prostituirsi dai loro genitori e/o mariti, altre donne, e anche altri uomini, per non parlare di bambini e bambine impotenti di fronte a soprusi fisici e mentali quotidiani da cui non c'è fuga possibile: la lista è letteralmente infinita e la tristezza di miss brodie genuina ogni volta che legge di tali accadimenti o che vede episodi di brutalità al supermercato o ai giardinetti o altrove per strada nei luoghi in cui si mischia all'umanità dolente, umiliata e offesa.
La famiglia è in realtà la prima prigione, la microsocietà in cui si imparano, formano, svolgono i giochi di potere che sono alla base delle ingiustizie che si riflettono su scala macroscopica nella società at large. I riferimenti sono un testo di Cooper degli anni '70 e un film dello stesso periodo di Ken Loach. Entrambi i titoli precisi sfuggono in questo momento alla miss (contengono la parola family ma è troppo vago come riferimento): rimedierà dopo la ricerca bibliografica. Non è un caso tuttavia che la prima e più seria riflessione sull'esizialità della famiglia provenga dall'Inghilterra, così come il termine "familismo amorale" usato in sociologia per descrivere il carattere fondamentale della società italiana.
A fronte delle notizie di ferale tenore riguardo alla famiglia che si susseguono quotidianamente che cosa deve sorbirsi miss b ? Delle squallide lezioncine di retorica e ipocrisia da parte di vescovi celibi e ignoranti dell'esperienza sessuale della maggior parte degli uomini e delle donne, di divorziati che s'incattedrano per insegnare agli altri il valore del vincolo matrimoniale, di sedicenti laici che additano il "laicismo" quale male supremo della nostra società e radice di tutti gli altri mali che la affliggono, e di altri minus habentes che si infervorano in difesa del bene supremo che verrebbe insidiato perché adesso anche due persone dello stesso sesso possono accedere al nobile istituto.
E in mezzo a tutto il baccano c'è anche qualcuno che può permettersi di dire ignobili assurdità senza venir ripreso per la sua insipienza e per l'oltraggiosa mancanza di rispetto verso i diritti altrui.
Tutto questo sarebbe solo grottesco se non fosse invece tragico e tragicamente reale.
RIFERIMENTI
David Cooper, The Death of the Family, 1971
Ken Loach, "Family Life"

1 Comments:

At July 10, 2005 10:07 pm, Anonymous Anonymous said...

ken loach, «family life», appunto...

 

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