Malati di squola oggi (Aspettando i barbari)
Miss Brodie ha già scritto altrove [non c'è magari qualche volenteroso o volenterosa che voglia mettere a disposizione della Miss un pajo d'ore per ajutarla a catalogare e indicizzare le missive di questo ciberdiario ? No, non c'è.] del suo lavoro di insegnante e non ha voglia di ripetersi.
Tuttavia, spinta dall'ultimo post di rose ha voglia di fare qualche, nuova, considerazione.
Insegnare è sempre stato un mestiere ingrato, che ha da sempre attirato i falliti e le fallite della vita incapaci di fare altro, le persone con scarsa attitudine al rischio e all'impegno, le missionarie con vocazione al masochismo e alla redenzione e un manipolo di idealisti con velleità di paladini della cultura. La Miss si riteneva un tempo appartenente all'ultima schiera, ma oggi, dopo 16 anni di non-carriera, non ne è più così convinta.
Insegnare oggi non può più essere ricondotto a nessun dettame e a nessuna tradizione, per quanto antica e consolidata o visionaria e innovativa, non solo né Quintiliano né Comenio hanno più nulla da dirci in questo campo, ma nemmeno - ahiloro - Don Milani o Lombardo Radice e Marcello Bernardi che pure hanno ispirato il pensiero e le scelte pedagogiche della Brodie per tanti anni, e anzi il primo è stato all'origine della - se così può osare chiamarla - sua vocazione all'insegnamento.
Che cosa è cambiato ? Anche se umanamente e qoheleticamente non è cambiato pressoché nulla, è cambiata la materia prima. Gli alunni (persone da nutrire, alumnus da alere), gli allievi (da allevare) non vengono a chi insegna come tabulae rasae e neanche come materia inerte. E questo è bene, essendo sbagliatissima la convinzione, gesuitica, di dover "plasmare" le giovani menti per renderle a dio (quello con la majuscola o un qualsiasi altro dio, marxista-leninista o capitalista-consumista poco cambia). Non sono neanche delle semplici pecore recalcitranti, perché se hai un bravo cane da pastore riesci almeno a irreggimentarle su una strada per loro proficua che non le conduca a un burrone. Molti e molte degli allievi e delle allieve odierne arrivano, e questo già in tenera età, carichi di tutto un bagaglio e armamentario culturale che entrerà in conflitto non solo con altri e magari più alti valori culturali, ma con la capacità stessa di confrontare e confrontarsi con quegli stessi valori in libero scambio per l'elaborazione di un pensiero critico di calibro.
E la Miss si ritiene fortunata perché insegnando in un liceo classico, per il momento almeno riesce ancora a incontrare qualche allievo con la plasticità mentale per porre le basi di quel lavoro di costruzione culturale che dura la vita tutta.
Molti insegnanti non riescono a ispirare, a entusiasmare, a incoraggiare i talenti degli allievi loro affidati, ma anche quelli più validi, e molti e molte lo sono, checché se ne dica, devono scontrarsi con questa difficoltà. Come può un adulto lavorare quotidianamente per costruire un percorso critico, per insegnare agli allievi e allieve a impadronirsi degli strumenti del sapere, se questi vivono letteralmente su un altro pianeta ? Molti docenti non si rendono conto che le trasformazioni tecnologiche non sono soltanto modalità diverse di lavorare con utensili sempre più sofisticati. Essere sottoposti al quotidiano bombardamento di immagini non solo più della televisione ma anche dei giochi elettronici, dei videotelefoni, dei DVD, la sollecitazione multisensoriale continua che è ormai onnipresente nell'universo dei giovani occidentali - video, audio, musica, moda, prestazioni - hanno difatto modificato le capacità cognitive degli allievi. La Miss non intende bandire una crociata ma gli adulti tutti in generale e gli insegnanti in particolare devono essere consapevoli di questo cambiamento epocale. Miss Brodie elabora i pensieri a partire da un testo usando penna e carta. E' così che si fa da circa due millennij. I suoi allievi no. Non è colpa della Brodie e non è colpa dei suoi allievi.
Il disagio crescente è dovuto a questo scollamento tra la scuola-istituzione e il mondo extrascuola in cui gli allievi sono immersi e da cui si staccano recalcitrando: da qui i continui richiami a non mangiare, a stare composti, a fare silenzio, a parlare solo quando invitati, a utilizzare carta e penna per fissare appunti parole idee. Il loro mondo è un continuum di informalità come pretendere di imporre loro altre regole ? Non riescono veramente ad afferrare il concetto di formalità, di rigore, con se stessi prima che con gli altri, di rispetto di regole da altri elaborate a cui devono comunque piegarsi. Nella loro vita extra-scuola sono praticamente (virtualmente) onnipotenti, fanno esattamente e quasi soltanto ciò che vogliono fare con i loro tempi e modi da loro stessi decisi. E' il fascino dei giochi.
E tuttavia ripensare la scuola non è compito dei docenti i quali possono solo mettere il dito nella falla che si è aperta nella diga per contrastare l'ondata, ma la piena li travolgerà se non verranno adottate altre misure.
2 Comments:
Miss, la aiuto io a catalogare e indicizzare le missive di questo ciberdiario. Suo, Nicolò
Non credo che la mancanza di disciplina (auto o extra) sia dovuta alla tecnologia, per quanto essa abbia influenzato la capacità di fissare nel tempo l'attenzione su di un singolo elemento.
Rispettare tutte le regole è faticoso, noioso, stupido, inutile: questo pensiamo in Italia, non ultimi noi insegnanti. Sono cambiate le priorità e dobbiamo tornare ad insegnare l'ordine della civiltà: cosa mettiamo ai primi posti?
E quale strada didattica scegliere per trasmettere il "rispetto"?
"Perchè funzioni, la disciplina deve essere spontanea e venire direttamente dal cuore, senza dito indice alzato, e non ha bisogno di minacce" Jesper Juul, Ragazzi, a tavola!
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