insegnaci ad amare la nostra pazzia

Du, lass dich nicht verhaerten in dieser harten Zeit- Du, lass dich nicht verbittern in dieser bitteren Zeit (Wolf Bierman) Che pretesa essere amati da adulti se non ti hanno mai amato da bambino (A Busi) Hvad man ikke har haft som barn, faar man aldrig nok siden af (Tove Ditlevsen) To live without hope, to work without love (Virginia Woolf)

Wednesday, October 22, 2008

Scuola e università: la protesta continua

Piccolo momento di imbarazzo stamattina prima del suono della campana: la collega di filosofia interpella Miss Brodie riguardo allo sciopero del 30 ottobre e ai dettagli della legge Gelmini. Miss Brodie esprime il proprio sostegno alle posizioni della ministra e, indirettamente, la critica a quelle della collega. Nasce una piccola, civile benché animata discussione che porta a un nulla di fatto visto che la campanella è suonata e bisogna entrare in aula. Nell'accomiatarsi la Miss nota quello che a lei pare un broncio di disappunto sul volto della collega, con la quale si è sempre intesa benissimo peraltro. Il fatto è che Miss Brodie gode di fama di insegnante "progressista" a scuola, per non dire di sinistra.

Ma la Miss, sebbene abbia in passato votato anche per partiti della sinistra estrema del tempo che fu, di sinistra non è mai stata: è sempre stata radicale, nel senso etimologico del termine, e ha sempre ragionato con la sua testa rispetto a ogni singola cosa, da una legge a un movimento, da un libro a un quadro, da un'idea a un'ideologia, senza pre-giudizi e senza pregiudiziali di alcun genere, ma sempre nell'alveo di un pensiero anarchico quando non anarcoide delle cui velleità è ben consapevole.

Detto questo, leggendo la Repubblica di oggi sembrava di notare tra le righe dell'articolista un certo senso di ebbrezza di fronte allo studentame che "si mobilita" di fronte ai tagli annunciati, un senso di euforia per il "movimento" che si riorganizza e torna "protagonista". Miss Brodie ha non a caso messo tra virgolette quelle espressioni per cui sarebbe incapace di trovare un equivalente nella sua lingua madre, equivalente assente perché inesistente il corrispettivo significante. Ma la voglia di protagonismo della sinistra in questi giorni è innegabile, visto che su tutti gli altri campi latita e sembra muta o inebetita. Quante persone commentano alla Miss di essere contenti per il darsi da fare degli studenti ora che stanno cavalcando l'onda della protesta ! Eppure quando gli insegnanti fanno pietà, quando sono incompetenti e lavativi e non solo inutili ma dannosi nessuno si dà da fare, nessuno si mobilita, perché ?

Nelle sue varie vite Miss Brodie si vede costretta ad ammettere di non essere sempre in grado di capire ciò che vive perché le mancano i riferimenti culturali. Come spiegare in inglese il concetto di "voglia di protagonismo politico" della sinistra ? Certo con circonlocuzioni varie ci si arriva ma per il parlante di lingua inglese manca il referente di partenza. E tuttavia, dopo gli scontri di jeri tra polizia e studenti che volevano occupare la Stazione Nord di Milano la Miss si è ricordata di quelle profetiche parole di Pasolini in riferimento agli scontri sessantottini di Valle Giulia, in occasione dei quali il poeta assassinato esprimeva considerazioni non scontate sulla lotta di classe tra poliziotti proletari e studenti borghesi.

Miss Brodie non ha fatto l'università in Italia se non in un secondo tempo, per forzato provvedimento delle autorità accademiche che non riconoscevano il suo titolo di laurea conseguito in una prestigiosissima università britannica nota in tutto il mondo non solo per il suo rigore accademico e per il valore dei suoi studi ma anche per la difficoltà di accesso.

A quella università inglese Miss Brodie è stata ammessa dopo severissimo esame e colloquio orale. Non bastava avere voti alti, anzi alla commissione di selezione il voto interessava relativamente poco: cercavano il "potenziale accademico", la capacità di produrre qualcosa che non fosse solo eccellenza negli studi ma soprattutto qualità intellettuale. In queste università selettive si può anche avere il massimo dei voti in tutte le materie e non essere ammessi, in alcuni casi perché la commissione ritiene che non si è maturi abbastanza: è successo a un compagno della Miss, il migliore studente della scuola in matematica, che venne tuttavia scartato proprio per immaturità intellettuale. E vale la pena aggiungere che alla Miss quella famosissima, rigorosissima, prestigiosissima università non costò neanche un centesimo, tutte le tasse pagate dal governo britannico di Mrs Thatcher, la retta per il vitto e alloggio calmierata (14 sterline alla settimana - venti anni fa, certo - compreso riscaldamento per un bilocale con cucina e servizio cameriera/colf tutti i giorni), soldi per comprarsi i libri e piccole sovvenzioni per viaggi di studio all'estero e biglietti per cinema e teatro. Una cosa così è possibile solo se si fa una selezione.

Nella Repubblica Italiana in cui invece tutti hanno diritto a tutto la realtà è che la borghesia si trova corsi di laurea molto economici per preparare i suoi pargoli alle professioni a un costo che farebbe ridere di crepapelle persino le università statali americane più a buon mercato che pure hanno dei costi accessibili e di qualità per i residenti dello stato (per esempio University of California, University of Michigan, University of Massachussetts) a spese dei proletari che all'università non ci vanno. Il contentino ? Chi vuole può iscriversi a quasi tutti i corsi di laurea, se è in una fascia di reddito protetta paga poco e niente di tasse ma riceve aiuti poco consistenti e per pochissime persone. Come poi faccia a pagarsi i libri e tutte le altre spese con il circa 1500 euro all'anno che gli passa l'ISU resta un mistero.

In Italia, inoltre, le scuole di eccellenza sono poche e poco note: due allieve brodiane sono state ammesse recentemente a due di esse, una alla Normale di Pisa e una al Collegio Ghislieri di Pavia, non certo per merito della Miss ma sicuramente per incitamento suo. La cosa non ha per niente scalfito l'indifferenza delle colleghe della Brodie che sarebbero state sicuramente più eccitate se avessero saputo che avevano vinto il concorso di Miss Italia o un posto all'Isola dei Famosi. Qualsiasi altra scuola in Gran Bretagna avrebbe usato questo fatto per fare pubblicità a se stessa, per evidenziare un certo livello di preparazione offerto dalla scuola e dai docenti.

Questo solo per dire in che grado di riconoscimento è tenuta l'eccellenza nella scuola italiano, dove il concetto di MERITO latita clamorosamente. La parola merito non è mai usata se non per demagogia. Resta in vigore che lo Stato deve garantire a tutti l'accesso a tutto se possibile: la ragione evidente in base alla quale è stato introdotto il numerus clausus per pochi e selezionati corsi di laurea è la mancanza di strutture disponibili, non il concetto che solo i più capaci hanno diritto di accesso al meglio delle strutture. E' ovvio che lo Stato dovrebbe invece concentrare i suoi sforzi sul rendere la parità di accesso agli svantaggiati una realtà e non solo un diritto a parole, come è ora.

Il numerus clausus poi è qualcosa di farsesco, come hanno purtroppo dovuto scoprire sulla loro pelle alcune allieve brodiane quest'anno candidate a medicina: con il punteggio ottenuto sarebbero entrate a Perugia ma non a Brescia dove hanno sostenuto la stessa identica prova nazionale. Chi può ideare un simile mostruoso sistema, in base al quale per un assurda lotteria, pur avendo un riportato un voto superiore a quello di altri, alcuni candidati non sono stati ammessi solo perché avevano optato per una sede piuttosto che per un'altra. Oltre al danno la beffa, il senso di ingiustizia e di sopraffazione di uno stato che in nome di una fraudolenta democrazia umilia e sbeffeggia i capaci e meritevoli, in barba al dettato costituzionale.

Quello stesso senso di ingiustizia e di sopraffazione che la Miss ha provato oggi pomeriggio mentre ascoltava la capogruppo del PD Finocchiaro imbastire le più schifose (è l'unico termine accettabile e proferibile) accuse contro il Presidente del Consiglio che aveva convocato il ministro degli interni per organizzare una risposta alla minaccia di occupazioni ILLEGALI di scuole e università. Ma chi si dovrebbe chiamare quando qualcuno in nome di un legittimo diritto alla protesta impedisce l'esercizio dell'egualmente legittimo diritto di accesso alle aule e allo studio ? Se qualcuno occupa una casa o si impossessa di un bene chi si dovrebbe chiamare per ottenere giustizia ? Ma questo è il paese in cui il padre della Brodie ha dovuto attendere ben 21 anni per riottenere il possesso di un proprio appartamento affittato (a equo canone, si capisce). E poi la gente si stupisce di quanto costoso e difficile sia trovare un appartamento in affitto in Italia. E altrettanto si stupisce di quanto facile sia e relativamente economico fare la stessa cosa in Germania o in Francia.

Lo stesso si può dire della sorpresa che gli studenti italiani provano quando vedono come funzionano bene le cose in altri paesi in cui sbarcano magari con un Erasmus. E non si chiedono quale meccanismo permetta l'ordine e l'organizzazione degli studi universitari in altri paesi, quasi fosse un miracolo, o una stravagante fortuita situazione. Se in Italia le cose non funzionano una ragione sicuramente c'è.

L'arcano, che un tempo la Miss non capiva, è facilmente svelato. Dopo tanti anni ha finalmente capito il concetto di "arrangiarsi", "sapersi muovere", "darsi da fare". L'idea è che tutti debbano avere diritto a tutto, in base a un errato concetto di democrazia bacata, perché poi una volta dentro tocca al singolo sbrogliarsela. Non importa come, non importa che sia giusto o no, non importa se per permettere una tale caos si leda il diritto degli intellettualmente capaci ma socialmente poco furbi di avere accesso a ciò che loro spetta perché diano del loro meglio. Quello che non si capisce è perché questa difficoltà debba esistere solo in ambito educativo. Nessuno dice che tutti hanno diritto di partecipare alle olimpiadi, nessuno si sognerebbe di dire che tutti hanno lo stesso diritto soggettivo di giocare a calcio nell'Inter o nel Real Madrid, che tutti debbano arrivare primi alla maratona di New York. Non si capisce perché il concetto di talento debba esistere solo per lo sport e non nel mondo accademico.

Dunque la Miss è ben contenta di non aver fatto l'università in Italia se non di straforo. Quando era costretta a recarsi in Statale per sostenere gli esami che le avrebbero permesso di ottenere un titolo valido in Italia provava un senso di angoscia e di ribrezzo di fronte al caos, alla disorganizzazione, al bailamme, alle liste di centinaja di studenti in attesa dalle otto del mattino che alle diciotto si sentivano dire dal docente di tornare il giorno dopo perché ormai era tardi (un docente ebbe la faccia tosta di dire alla Brodie che avrebbe interrotto gli esami per andare a bere un caffé e di tornare un'ora dopo. La Brodie: prima mi interroga e poi va a prendere il caffé. Il docente deve essere rimasto talmente sconvolto che non ha avuto niente da controbattere, l'ha interrogata e messo il voto senza fiatare).

Tuttavia chi è più penalizzato in un sistema del genere sono proprio i giovani di talento ma di condizioni economiche disagiate che non vedono riconosciuto il proprio merito nella migliore delle ipotesi, perché molto spesso non hanno avuto neanche la chance di entrare a occupare il posto che spettava loro.

La Miss non sa se queste stesse persone che magari sono d'accordo con le posizioni di chi protesta si rendano conto di essere danneggiate proprio da coloro che sostengono. Considerate il caso di Galatea (è l'autrice del blog il nuovo mondo di galatea, nei rimandi della Brodie sotto il titolo di "diario di una professoressa"). E' un'ottima insegnante di scuola media, ma quanto eccellente sarebbe in un liceo a insegnare latino e greco ? E perché non all'università, dove probabilmente sarebbe anche più adatta a ispirare schiere di giovane cultori di civiltà classica ? Invece no, il suo merito non è riconosciuto, al liceo o all'università ci sarà qualcun altro a disoccupare un posto che non gli/le spetta, ottenuto chissà come, ma non certo per merito se non quello dell'anzianità e dell'abilità nel "sapersi muovere".

E' inutile andare a cercare i colpevoli di un sistema orrendo e immondo ormai allo sfacelo dal punto di vista di qualità e efficienza: tutti lo sanno anche se fanno finta di non avvedersene. Alla ministra Gelmini va dato atto il coraggio di voler cambiare le cose: se poi ci riuscirà è un'altra questione. Se il prezzo è quello di chiudere alcune università intere (almeno cinque in Italia andrebbero chiuse del tutto), di facoltà doppioni a poche decine di chilometri di distanza le une dalle altre, di centinaia di sedi universitarie satellitari utili solo alla classe politica di piccolo cabotaggio e alle baronie di piccola e media stazza, di migliaia di corsi di laurea inutili e senza studenti, bene, che lo si faccia: è ora di cambiare, cambiare si deve, e si può, ma solo con un taglio radicale che non guardi in faccia a nessuno dei soliti interessi costituiti.

Labels:

Tuesday, October 14, 2008

Le università e la protesta

Ieri Miss Brodie si trovava all'università per puro caso e ha saputo delle proteste contro la legge Gelmini che riduce le risorse delle università

Ci sono 66 università statali in Italia con circa trecento sedi. Un corso di laurea in economia esiste persino nel paesino in cui insegna la Miss. Ma che senso ha ? E' necessario che ci sia l'università a Cassino ? O ad Arcavacata di Rende ? E se comunque esistono non è detto che debbano essere foraggiate. O sono in grado di badare a se stesse o è giusto che scompajano. A Pisa le minori sovvenzioni statali mettono a rischio la sopravvivenza di Scienze Politiche e di Ingegneria. Che vengano chiuse, le stesse facoltà si trovano a Firenze, non si vede perché debbano esistere doppioni a pochi chilometri di distanza A SPESE DELLO STATO. Ci sono ben quattro facoltà di scienze dell'educazione in Lombardia, due delle quali aperte da meno di dieci anni. Perché ? Il mercato ha bisogno di queste figure ? O stanno solo producendo futuri disoccupati intellettuali ? Chi ha interesse a creare e moltiplicare sempre più numerosi corsi di laurea in materie di scarso seguito se non i docenti stessi di quelle materie ?

La Miss ne sa qualcosa da quando, novella iscritta al corso di laurea (il famoso 3+2=0) in lingue orientali scoprì con sgomento di dover obbligatoriamente sostenere un corso di letteratura italiana. E che ci accocchia con le lingue orientali ? Poi, soltanto molto tempo dopo ha fatto 1+1=2 e si è resa conto che stante il grandioso numero di laureati, dottorati e ricercatorati in italianistica uno sbocco bisognava pur darglielo, o no ? E la Miss, che una doppia laurea in lettere e filosofia già l'aveva, e un'altra in lingue e letterature straniere, ha ingenuamente chiesto se poteva essere esonerata dal sostenere tale inutile per lei esame nonché quelli di una lingua occidentale (per una laurea in lingue orientali, si badi bene). La risposta è stata un categorico no. La Miss non si faceva capace e ancora una volta soltanto molto tempo dopo ha capito il perché. Le università ricevono le sovvenzioni statali in base al numero degli iscritti, dopo di che questi fondi vengono ripartiti tra i varij dipartimenti e corsi in base al numero degli esami sostenuti. Meno esami di letteratura italiana a lingue orientali = meno fondi al dipartimento di lingue orientali, dunque ben venga letteratura italiana a lingue orientali visto che tutto fa brodo nel gran calderone dei fondi per numero di esami.

La Miss ha mollato tutto (non solo il desiderio di coronare le sue conoscenze con l'ufficialità di un diploma di laurea, ma anche il casino e la disorganizzazione, la mancanza di vero studio e di cultura che si respirava per i corridoi dell'esamificio) con dispiacere dopo vari 30 e 30 e Lode quando ha capito che con il 3+2 ne avrebbe saputo in lingue orientali meno di quanto aveva imparato con il suo diploma triennale dell'ISMEO. L'esperienza non è stata inutile però e le è servita per capire dal di dentro tante cose che sarebbero altrimenti rimaste per lei misteri impenetrabili. Il docente di letteratura giapponese nominato a Torino era residente a Napoli per cui aveva ripartito le sue già risicate tre lezioni settimanali (di due ore l'una per circa quattro mesi: dopo gennaio veniva a Torino solo per le sessioni di esame, il ricevimento era a Napoli) una il lunedì mattina e due nel pomeriggio dello stesso giorno. Il martedì mattina teneva il ricevimento studenti e poi ripartiva per Napoli. Con un solo pernottamento notturno aveva risolto la questione. La sua collega di filologia giapponese faceva anche di meglio. Essendo residente a Padova aveva sistemato le sue tre lezioni due al martedì mattina e una il martedì pomeriggio, in tempo utile per prendere il Torino-Venezia del tardo pomeriggio e poter rientrare in serata a Padova, non aveva nemmeno bisogno di pernottamento. Si lamentava però del fatto di non aver potuto mettere le sue lezioni anche lei il lunedì, poverina, visto che si sarebbero sovrapposte a quelle del docente napoletano. Ma si badi bene, questo era dovuto non a una presa di posizione da parte del dipartimento per salvaguardare gli interessi degli studenti, quando mai, ma al mero fatto gerarchico: essendo il napoletano un ordinario e la padovana una misera ricercatrice aveva dovuto cedere, ubi magnus...).

Questi sono solo pochi ma chiarificatori esempi. L'università c'è a Cassino e a Viterbo e all'Aquila e per poco ne avrebbero fondata una anche a Frosinone per l'unico motivo che c'è bisogno di dare uno sbocco ai laureati dottorati ricercatorati di Roma la Sapienza che non riescono più a trovare una sistemazione nemmeno negli altri due atenei statali dell'Urbe, e per nessun altro motivo didattico o di bisogno locale. Dunque bene hanno fatto Tremonti e Gelmini a tagliare, anzi è ancora troppo poco. Se alcuni corsi di laurea o facoltà o intere università saranno chiuse non si può che rallegrarsene. La Miss vive nell'attesa che ciò avvenga: sarebbe il segno che una speranz esiste anche per un paese come l'Italia, che ha ingegni sparsi per il mondo e che non si merita di tenersi la mediocrità a casa: che spariscano, o che almeno non siano più a carico dello Stato.

Labels:

La scuola, la Gelmini, la protesta

Stamattina inconsueta levataccia alle 5.00 nel giorno libero di Miss Brodie per recarsi a un'assemblea sindacale autorizzata. Era da qualche tempo che non ci andava e oggi si è ricordata perché.
I due rappresentanti sindacali delle RSU (una cigiellina e un cislino: pari e patta, come da copione ormai secolare in questo paese) illustrano le prospettive che gli insegnanti devono attendersi dopo la conversione del decreto Gelmini in legge e le conseguenti motivazioni per lo sciopero del 30 ottobre.
Miss Brodie non parteciperà allo sciopero: in parte per una questione di principio (Miss Brodie in genere non partecipa a nessuno sciopero) e in parte perché è fermamente convinta che se avverrà tutto quello che la ministra si propone di fare con la sua legge, la scuola e la società non potranno che trarne beneficio.

Sebbene l'organizzazione scolastica di un paese riguardi un numero consistente di cittadini - tra allievi, genitori, insegnanti, personale amministrativo, tecnico e ausiliario e tutti i loro parenti e ultimi ma non da meno i contribuenti tutti che mantengono in piedi la struttura tutta - informazioni esatte non se ne hanno molte, nemmeno tra gli addetti. Dopo sette anni di insegnamento nello stesso liceo è soltanto oggi che la Miss scopre con stupore, sgomento, rabbia e indignazione che il collega di lettere all'indirizzo artistico ha una cattedra di 14 ore, da sempre, pur essendo pagato per 18, come la Miss e la maggioranza degli altri docenti. Per un non meglio precisato motivo i colleghi di lettere all'indirizzo classico hanno invece una cattedra da 16, quelli del ginnasio da 18 mentre i colleghi di lettere classiche al liceo, chissà perché, 17. Tutti sono pagati per 18, sempre e comunque.
E si apra pure la parentesi sull'orario di lavoro degli insegnanti. In teoria esiste una motivazione didattica: per ogni ora di insegnamento frontale deve prevedersi almeno un'ora di preparazione (strutturazione della lezione, obiettivi, strumenti, esercitazioni previste...). E' vero che molti insegnanti non lo fanno e improvvisano, pensando che la cattedra sia una specie di pulpito da cui predicare o una piattaforma da cui arringare, ma questo riguarda lo scarso grado di professionalità e la mancanza di deontologia, ed è una critica estendibile ad altre categorie professionali. Le giornate di ferie sono 32 più 4 giorni di festività soppresse. Negli altri giorni in cui non si fa attività didattica e non sono state richieste ferie gli insegnanti sono " a disposizione" e non possono allontanarsi troppo dal luogo di lavoro perché, almeno in teoria, possono essere richiamati in servizio. E' vero, certo, che nella maggioranza dei casi è come avere delle ferie perché quasi nessun preside richiama i propri docenti, ma è anche chiaro che non si può programmare una vacanza in Giappone o negli Stati Uniti, per esempio.
Chiusa questa parentesi, fatta per dare delle informazioni chiare e precise su argomenti che facilmente si prestano a mistificazioni e fraintendimenti, Miss Brodie vuole spiegare perché, pur essendo un'anarchica conservatrice e sicuramente non forzitaliota come la Gelmini, ne approva i provvedimenti.
Per chi venendo da fuori entri nel mondo della scuola il primo sentimento deve essere di confusione e frastuono. Come può spiegarsi una persona di buon senso e dotata di normali capacità logiche e razionali che uno stesso docente faccia 14 o 16 o 17 o 18 ore per la stessa materia e sia pagato uguale a parità di anzianità di servizio quando l'orario ufficiale da contratto è di 18 ore per tutti/e ? Continuando con le anormalità, come si può giustificare, a parità di ore di insegnamento, che siano previste per greco e inglese tre prove scritte e due orali a quadrimestre e per storia o filosofia o biologia due prove orali soltanto ? Perché al liceo scientifico si fanno più ore di latino che di italiano ? Come mai i corsi sperimentali restano tali anche per venti anni e oltre? In teoria la sperimentazione potrebbe durare per sempre, visto che nessuna speriementazione viene mai concessa per un periodo di tempo definito ma è sempre valida fino a quando non viene revocata. Perché non esistono licei linguistici di ordinamento tra le scuole statali ? Tutti i licei linguistici ordinamentali sono privati o legalmente riconosciuti. I cosiddetti licei linguistici esistenti negli istituti di istruzione statali sono TUTTI sperimentazioni che hanno poco di linguistico e molto di altri interessi spesso non sempre evidenti: per esempio nei linguistici Brocca la prima lingua si studia per 3 ore settimanali come in un qualsiasi altro indirizzo non linguistico.
Di assurdità in assurdità si potrebbe continuare per molto tempo, la scuola italiana riflette la società che la produce, con tutte le sue pecche e i suoi lati positivi.
Detto questo, stamattina la Miss ha scoperto che esistono scuole con meno di 50 alunni: cioè istituti con preside, personale di segreteria, bidelli, insegnanti, bollette della luce e altri costi da pagare. Ha un senso tutto ciò ? E' un uso efficace delle risorse disponibili ? Certo se si tratta di scuole di paesini di montagna o di piccole isole sono realtà da salvaguardare, uno Stato serio saprà perequare le sue risorse in modo da non penalizzare le piccole comunità. Ma quante sono le scuole di montagna, quante piccole isole ci sono in Italia ?
Quanti supplenti ci sono solo perché molti insegnanti invece di lavorare le 18 ore settimanali per le quali sono retribuiti ne lavorano una, due, tre, quattro di meno ? I conti sono presto fatti. Creare precari da stabilizzare successivamente è da sempre la prassi che investe il mondo della scuola in maniera macroscopica dalle elementari all'università fino agli istituti di ricerca ma non è certo il modo di creare qualità educativa. Chi accetterebbe di farsi fare un'anestesia da un precario della medicina ? Perché invece un'insegnante di educazione fisica può entrare in contatto con gli allievi anche se non è stata sottoposta a un severo controllo prima di affidarle una classe ? Ma sapete che le supplenze vengono assegnate per telefono o convocazione ? Come mai esistono precari da 25 anni ? Quanti concorsi ci sono stati nel frattempo ? Non ne hanno superato neanche uno e ancora insegnano ? Sapevate che molti dei candidati ai concorsi ufficiali che sono stati banditi nel tempo, pur non avendoli superati sono stati recuperati su pressione dei sindacati tramite i famigerati corsi-concorso organizzati (A PAGAMENTO, non gratis et amore dei) dai sindacati stessi con percentuali bulgare di promossi ? Sapevate che da almeno 15 anni, forse di più, sempre su pressione dei sindacati, l'amministrazione statale è costretta ad assumere un "vincitore" dei suddetti famigerati corsi-concorso per OGNUNO dei vincitori di regolare concorso ? E se non lo sapevate, chiedetevi perché. Chi ha avuto interesse e tuttora ha interesse a non far diffondere queste informazioni ? Come mai non se ne parla ? Perché molti di coloro che dopo regolare e difficile esame di ammissione alle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (SISS), dopo aver ricevuto una formazione specifica costosa per loro e per lo Stato sono ancora a spasso quando gli era stata promessa l'assunzione a fine corso ? Chi ha sabotato una tale struttura trasformandola in macchina-sfornaprecari ? I sindacati della scuola, nel caso non l'abbiate ancora capito. Ma in quale paese moderno la maggioranza degli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado è formata da persone che non hanno ricevuto NESSUNA formazione degna di questo nome che li prepari a una professionalità educativa ? In quale paese ancora è permesso a così tanti insegnanti di mantenere l'esercizio di una professione e l'insegnamento a vita (andate negli istituti tecnici e nei professionali a vedere quanti avvocati insegnano diritto, quanti commercialisti economica, quanti ingegneri e architetti materie tecniche). Negli altri paesi l'allievo ha diritto a docenti che si dedicano esclusivamente all'insegnamento. La professionalizzazione avviene tramite forme di apprendistato in ufficio o in laboratorio, non tramite un architetto prestato alla scuola che fa il suo lavoro svogliatamente e di straforo conservando l'incarico solo perché gli garantisce un reddito fisso.

Insomma, i problemi della scuola sono ingenti e numerosi. Va dato atto alla ministra almeno di questo: il desiderio di cambiamento, in questo paese dell'immutabile in tutte le sue forme comprese quelle dell'apparente mutamento, in questo paese gattopardesco del cambiare tutto perché tutto resti com'è, porterà a un reale cambio di cose. Se effettivamente verranno chiuse scuole, tolte presidenze e segreterie per scuole di meno di 50 allieve, se si ridurrà il numero di precari (perché di questo si tratta, non di insegnanti in meno), se si tornerà a logiche di qualità dell'insegnamento e non di posti di lavoro da assegnare, forse potrebbe iniziare la riscossa, in piccolo, dal mondo della scuola.

E' ancora tutto da vedere, Miss Brodie resta col cuore sospeso: i cambiamenti li ha visti per lei e intorno a lei, ma non in questo paese.

Labels: