Scuola e università: la protesta continua
Piccolo momento di imbarazzo stamattina prima del suono della campana: la collega di filosofia interpella Miss Brodie riguardo allo sciopero del 30 ottobre e ai dettagli della legge Gelmini. Miss Brodie esprime il proprio sostegno alle posizioni della ministra e, indirettamente, la critica a quelle della collega. Nasce una piccola, civile benché animata discussione che porta a un nulla di fatto visto che la campanella è suonata e bisogna entrare in aula. Nell'accomiatarsi la Miss nota quello che a lei pare un broncio di disappunto sul volto della collega, con la quale si è sempre intesa benissimo peraltro. Il fatto è che Miss Brodie gode di fama di insegnante "progressista" a scuola, per non dire di sinistra.
Ma la Miss, sebbene abbia in passato votato anche per partiti della sinistra estrema del tempo che fu, di sinistra non è mai stata: è sempre stata radicale, nel senso etimologico del termine, e ha sempre ragionato con la sua testa rispetto a ogni singola cosa, da una legge a un movimento, da un libro a un quadro, da un'idea a un'ideologia, senza pre-giudizi e senza pregiudiziali di alcun genere, ma sempre nell'alveo di un pensiero anarchico quando non anarcoide delle cui velleità è ben consapevole.
Detto questo, leggendo la Repubblica di oggi sembrava di notare tra le righe dell'articolista un certo senso di ebbrezza di fronte allo studentame che "si mobilita" di fronte ai tagli annunciati, un senso di euforia per il "movimento" che si riorganizza e torna "protagonista". Miss Brodie ha non a caso messo tra virgolette quelle espressioni per cui sarebbe incapace di trovare un equivalente nella sua lingua madre, equivalente assente perché inesistente il corrispettivo significante. Ma la voglia di protagonismo della sinistra in questi giorni è innegabile, visto che su tutti gli altri campi latita e sembra muta o inebetita. Quante persone commentano alla Miss di essere contenti per il darsi da fare degli studenti ora che stanno cavalcando l'onda della protesta ! Eppure quando gli insegnanti fanno pietà, quando sono incompetenti e lavativi e non solo inutili ma dannosi nessuno si dà da fare, nessuno si mobilita, perché ?
Nelle sue varie vite Miss Brodie si vede costretta ad ammettere di non essere sempre in grado di capire ciò che vive perché le mancano i riferimenti culturali. Come spiegare in inglese il concetto di "voglia di protagonismo politico" della sinistra ? Certo con circonlocuzioni varie ci si arriva ma per il parlante di lingua inglese manca il referente di partenza. E tuttavia, dopo gli scontri di jeri tra polizia e studenti che volevano occupare la Stazione Nord di Milano la Miss si è ricordata di quelle profetiche parole di Pasolini in riferimento agli scontri sessantottini di Valle Giulia, in occasione dei quali il poeta assassinato esprimeva considerazioni non scontate sulla lotta di classe tra poliziotti proletari e studenti borghesi.
Miss Brodie non ha fatto l'università in Italia se non in un secondo tempo, per forzato provvedimento delle autorità accademiche che non riconoscevano il suo titolo di laurea conseguito in una prestigiosissima università britannica nota in tutto il mondo non solo per il suo rigore accademico e per il valore dei suoi studi ma anche per la difficoltà di accesso.
A quella università inglese Miss Brodie è stata ammessa dopo severissimo esame e colloquio orale. Non bastava avere voti alti, anzi alla commissione di selezione il voto interessava relativamente poco: cercavano il "potenziale accademico", la capacità di produrre qualcosa che non fosse solo eccellenza negli studi ma soprattutto qualità intellettuale. In queste università selettive si può anche avere il massimo dei voti in tutte le materie e non essere ammessi, in alcuni casi perché la commissione ritiene che non si è maturi abbastanza: è successo a un compagno della Miss, il migliore studente della scuola in matematica, che venne tuttavia scartato proprio per immaturità intellettuale. E vale la pena aggiungere che alla Miss quella famosissima, rigorosissima, prestigiosissima università non costò neanche un centesimo, tutte le tasse pagate dal governo britannico di Mrs Thatcher, la retta per il vitto e alloggio calmierata (14 sterline alla settimana - venti anni fa, certo - compreso riscaldamento per un bilocale con cucina e servizio cameriera/colf tutti i giorni), soldi per comprarsi i libri e piccole sovvenzioni per viaggi di studio all'estero e biglietti per cinema e teatro. Una cosa così è possibile solo se si fa una selezione.
Nella Repubblica Italiana in cui invece tutti hanno diritto a tutto la realtà è che la borghesia si trova corsi di laurea molto economici per preparare i suoi pargoli alle professioni a un costo che farebbe ridere di crepapelle persino le università statali americane più a buon mercato che pure hanno dei costi accessibili e di qualità per i residenti dello stato (per esempio University of California, University of Michigan, University of Massachussetts) a spese dei proletari che all'università non ci vanno. Il contentino ? Chi vuole può iscriversi a quasi tutti i corsi di laurea, se è in una fascia di reddito protetta paga poco e niente di tasse ma riceve aiuti poco consistenti e per pochissime persone. Come poi faccia a pagarsi i libri e tutte le altre spese con il circa 1500 euro all'anno che gli passa l'ISU resta un mistero.
In Italia, inoltre, le scuole di eccellenza sono poche e poco note: due allieve brodiane sono state ammesse recentemente a due di esse, una alla Normale di Pisa e una al Collegio Ghislieri di Pavia, non certo per merito della Miss ma sicuramente per incitamento suo. La cosa non ha per niente scalfito l'indifferenza delle colleghe della Brodie che sarebbero state sicuramente più eccitate se avessero saputo che avevano vinto il concorso di Miss Italia o un posto all'Isola dei Famosi. Qualsiasi altra scuola in Gran Bretagna avrebbe usato questo fatto per fare pubblicità a se stessa, per evidenziare un certo livello di preparazione offerto dalla scuola e dai docenti.
Questo solo per dire in che grado di riconoscimento è tenuta l'eccellenza nella scuola italiano, dove il concetto di MERITO latita clamorosamente. La parola merito non è mai usata se non per demagogia. Resta in vigore che lo Stato deve garantire a tutti l'accesso a tutto se possibile: la ragione evidente in base alla quale è stato introdotto il numerus clausus per pochi e selezionati corsi di laurea è la mancanza di strutture disponibili, non il concetto che solo i più capaci hanno diritto di accesso al meglio delle strutture. E' ovvio che lo Stato dovrebbe invece concentrare i suoi sforzi sul rendere la parità di accesso agli svantaggiati una realtà e non solo un diritto a parole, come è ora.
Il numerus clausus poi è qualcosa di farsesco, come hanno purtroppo dovuto scoprire sulla loro pelle alcune allieve brodiane quest'anno candidate a medicina: con il punteggio ottenuto sarebbero entrate a Perugia ma non a Brescia dove hanno sostenuto la stessa identica prova nazionale. Chi può ideare un simile mostruoso sistema, in base al quale per un assurda lotteria, pur avendo un riportato un voto superiore a quello di altri, alcuni candidati non sono stati ammessi solo perché avevano optato per una sede piuttosto che per un'altra. Oltre al danno la beffa, il senso di ingiustizia e di sopraffazione di uno stato che in nome di una fraudolenta democrazia umilia e sbeffeggia i capaci e meritevoli, in barba al dettato costituzionale.
Quello stesso senso di ingiustizia e di sopraffazione che la Miss ha provato oggi pomeriggio mentre ascoltava la capogruppo del PD Finocchiaro imbastire le più schifose (è l'unico termine accettabile e proferibile) accuse contro il Presidente del Consiglio che aveva convocato il ministro degli interni per organizzare una risposta alla minaccia di occupazioni ILLEGALI di scuole e università. Ma chi si dovrebbe chiamare quando qualcuno in nome di un legittimo diritto alla protesta impedisce l'esercizio dell'egualmente legittimo diritto di accesso alle aule e allo studio ? Se qualcuno occupa una casa o si impossessa di un bene chi si dovrebbe chiamare per ottenere giustizia ? Ma questo è il paese in cui il padre della Brodie ha dovuto attendere ben 21 anni per riottenere il possesso di un proprio appartamento affittato (a equo canone, si capisce). E poi la gente si stupisce di quanto costoso e difficile sia trovare un appartamento in affitto in Italia. E altrettanto si stupisce di quanto facile sia e relativamente economico fare la stessa cosa in Germania o in Francia.
Lo stesso si può dire della sorpresa che gli studenti italiani provano quando vedono come funzionano bene le cose in altri paesi in cui sbarcano magari con un Erasmus. E non si chiedono quale meccanismo permetta l'ordine e l'organizzazione degli studi universitari in altri paesi, quasi fosse un miracolo, o una stravagante fortuita situazione. Se in Italia le cose non funzionano una ragione sicuramente c'è.
L'arcano, che un tempo la Miss non capiva, è facilmente svelato. Dopo tanti anni ha finalmente capito il concetto di "arrangiarsi", "sapersi muovere", "darsi da fare". L'idea è che tutti debbano avere diritto a tutto, in base a un errato concetto di democrazia bacata, perché poi una volta dentro tocca al singolo sbrogliarsela. Non importa come, non importa che sia giusto o no, non importa se per permettere una tale caos si leda il diritto degli intellettualmente capaci ma socialmente poco furbi di avere accesso a ciò che loro spetta perché diano del loro meglio. Quello che non si capisce è perché questa difficoltà debba esistere solo in ambito educativo. Nessuno dice che tutti hanno diritto di partecipare alle olimpiadi, nessuno si sognerebbe di dire che tutti hanno lo stesso diritto soggettivo di giocare a calcio nell'Inter o nel Real Madrid, che tutti debbano arrivare primi alla maratona di New York. Non si capisce perché il concetto di talento debba esistere solo per lo sport e non nel mondo accademico.
Dunque la Miss è ben contenta di non aver fatto l'università in Italia se non di straforo. Quando era costretta a recarsi in Statale per sostenere gli esami che le avrebbero permesso di ottenere un titolo valido in Italia provava un senso di angoscia e di ribrezzo di fronte al caos, alla disorganizzazione, al bailamme, alle liste di centinaja di studenti in attesa dalle otto del mattino che alle diciotto si sentivano dire dal docente di tornare il giorno dopo perché ormai era tardi (un docente ebbe la faccia tosta di dire alla Brodie che avrebbe interrotto gli esami per andare a bere un caffé e di tornare un'ora dopo. La Brodie: prima mi interroga e poi va a prendere il caffé. Il docente deve essere rimasto talmente sconvolto che non ha avuto niente da controbattere, l'ha interrogata e messo il voto senza fiatare).
Tuttavia chi è più penalizzato in un sistema del genere sono proprio i giovani di talento ma di condizioni economiche disagiate che non vedono riconosciuto il proprio merito nella migliore delle ipotesi, perché molto spesso non hanno avuto neanche la chance di entrare a occupare il posto che spettava loro.
La Miss non sa se queste stesse persone che magari sono d'accordo con le posizioni di chi protesta si rendano conto di essere danneggiate proprio da coloro che sostengono. Considerate il caso di Galatea (è l'autrice del blog il nuovo mondo di galatea, nei rimandi della Brodie sotto il titolo di "diario di una professoressa"). E' un'ottima insegnante di scuola media, ma quanto eccellente sarebbe in un liceo a insegnare latino e greco ? E perché non all'università, dove probabilmente sarebbe anche più adatta a ispirare schiere di giovane cultori di civiltà classica ? Invece no, il suo merito non è riconosciuto, al liceo o all'università ci sarà qualcun altro a disoccupare un posto che non gli/le spetta, ottenuto chissà come, ma non certo per merito se non quello dell'anzianità e dell'abilità nel "sapersi muovere".
E' inutile andare a cercare i colpevoli di un sistema orrendo e immondo ormai allo sfacelo dal punto di vista di qualità e efficienza: tutti lo sanno anche se fanno finta di non avvedersene. Alla ministra Gelmini va dato atto il coraggio di voler cambiare le cose: se poi ci riuscirà è un'altra questione. Se il prezzo è quello di chiudere alcune università intere (almeno cinque in Italia andrebbero chiuse del tutto), di facoltà doppioni a poche decine di chilometri di distanza le une dalle altre, di centinaia di sedi universitarie satellitari utili solo alla classe politica di piccolo cabotaggio e alle baronie di piccola e media stazza, di migliaia di corsi di laurea inutili e senza studenti, bene, che lo si faccia: è ora di cambiare, cambiare si deve, e si può, ma solo con un taglio radicale che non guardi in faccia a nessuno dei soliti interessi costituiti.
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