insegnaci ad amare la nostra pazzia

Du, lass dich nicht verhaerten in dieser harten Zeit- Du, lass dich nicht verbittern in dieser bitteren Zeit (Wolf Bierman) Che pretesa essere amati da adulti se non ti hanno mai amato da bambino (A Busi) Hvad man ikke har haft som barn, faar man aldrig nok siden af (Tove Ditlevsen) To live without hope, to work without love (Virginia Woolf)

Tuesday, November 29, 2005

Karl Jaspers tra fede e ragione

No, la Brodie non è stata messa sotto da uno degli ormai onnipresenti SUV che sfrecciano, incuranti e in spregio a ogni considerazione e urbanità, per la città (?) di Milano - che è rimasta alle sue dimensioni absburgiche quanto a larghezza delle pubbliche vie, benché i proprietarij dei suddetti veicoli si credano a Ocean Drive, Miami.

Non è nemmeno stata via, neanche per un fine settimana in qualche regione più civile del suo incivile paese. Era troppo presa a correggere compiti, assegnare valutazioni e preparare discorsi per i consigli di classe (gli ultimi due, per questa tornata almeno, saranno domani).

Non è rimasta con le mani in mano tuttavia e ha continuato indefessa nella sua attività di collagista di articoli interessanti dalla stampa (tratti da giornali e riviste rigorosamente non acquistate, la Miss non finanzia la robaccia). Questa mattina rimuginava, ascoltando la rassegna stampa di Radio Radicale, su un invito, fatto da un filosofo che in Italia va per la maggiore - grazie anche alla sponsorizzazione del filosofo pret-à-porter U Galimberti

[chissà come mai certi autori hanno più successo in traduzione e all'estero che in patria e nella lingua originale, ohibò, un altro esempio di nemo propheta in patria ? o forse la mediazione di un'altra lingua e di un'altra cultura impedisce di cogliere i dettagli che ne fanno trasparire la mediocrità: vedi il successo di Paul Auster in Francia o la fortuna critica di Eco nei paesi di lingua inglese o ancora il fenomeno Banana Yoshimoto, tanto disprezzata in Giappone quanto osannata all'estero...]

Che cosa scrive Jaspers ? Che tra fede e ragione non c'è conflitto, e ogni fede è ragionevole purché cessi di identificarsi con la verità. Un'apologia, in altre parole, del relativismo oggi tanto vilipeso. Jaspers o era un semplice o era uno sciocco, e comunque un ingenuo se non in malafede. Ignorava forse la base, le fondamenta stesse di qualsiasi credo, cioè la pretesa di assolutezza, sigillata inoltre dalla consacrazione dell'altro-che-umano, il sedicente "divino" ?

Miss Brodie non ne sarebbe sorpresa, visto che per molti Jaspers è stato un antesignano dell'esistenzialismo filosofico e gli esistenzialisti sono stati sì grandi scrittori (beh, scrivani, insomma) ma pessimi filosofi. Dunque oggi Emanuele Severino (maestro del succitato Galimberti e un tempo idolo della Miss: ahilei il destino degli idoli è quello di rivelarsi di cartapesta), scrivendo sul Corriere della Sera ci informa che il Concordato è incostituzionale e ricorda la contraddizione enorme e insuperabile per chi usa la ragione di accettare patti e condizioni con qualsiasi istituzione, come quella ecclesiastica, e nella fattispecie la Chiesa Cattolica, che si ritiene investita di una missione ultraumana e che pertanto accetta lo Stato e il predominio della ragione solo alle sue condizioni, la laicità solo se "rettamente intesa", l'indipendenza della sfera del potere civile solo ove "non entri in conflitto con la sfera del potere religioso che a esso è superiore" e via discorrendo di limitazione in limitazione per mantenere non solo la propria autocelebrata superiorità morale ma anche concrete prerogative di potere e predominio temporale.

Ma di che cosa si stupiscono i commentatori ? E' da quando Saulo di Tarso detto Paolo prese le redini di una piccola setta di ebrei invasati e straccioni nonché mitomani (la risurrezione del loro capo, i miracoli e tutte le altre forme di psicosi individuale e collettiva di cui evidentemente soffrivano non sono che il segno lampante di regressione paranoide maligna) che questo conflitto rimane connaturato alla dinamica di potere che si instaura tra cristianesimo (o qualsiasi altra fede egualmente assolutistica) e qualsiasi altro potere civile.

Per risolvere tale conflitto ci sono state varie mosse nel corso della storia che andrebbero ricordate: il basilismo costantiniano che ha segnato la tradizione cristiana bizantina e di cui oggi la modernità arriva a tirare i nodi al pettine mentre esso esala i suoi (ultimi ?) rantoli in Grecia e si ripropone furbescamente e con rinnovata forza in Russia e Ucraina, il pauperismo tardomedievale di Valdo in Francia Wyclif in Inghilterra Hus in Boemia e i bogomili in Bulgaria e Serbia, la Riforma nelle sue diverse accezioni nazionali, la luterana, la calvinistica, la zwingliana, l'ugonotta... C'è stato poi il razionalismo scettico spinoziano che con l'empirismo di tradizione inglese e scozzese ha fatto da base intellettuale per la Rivoluzione con la R majuscola, la Francese che finalmente ha dato un calcio in culo e uno in bocca - almeno in Francia - a livello popolare diffuso alle piattole pretesche e cardinalesche.

E invece in Italia che cosa c'è stato ? Forse qualcosa in Toscana, soprattutto dalle parti di Pisa, Livorno e Carrara, ma è poca cosa, e comunque ci sono sempre Lucca, Arezzo, e Grosseto a fare da contrappeso. Quale altra nazione al mondo, d'altronde, avrebbe mai accettato di dire, tra i primi articoli della sua Suprema Legge, che tutti i cittadini sono eguali indipendentemente dalle loro singole caratteristiche, di qualsiasi ordine, e allo stesso tempo, contraddicendosi palesemente solo qualche articolo dopo in un modo che offende la ragione e la natura stessa del cittadino, approvando un articolo tramite il quale si permette autorizza concede impone e suppone la superiorità di una istituzione di fede in aperto contrasto con tutte le regole del vivere civile che contraddistinguono una moderna società che vuole reggersi sul principio che tutti i cittadini devono godere degli stessi diritti ? Nessuna, se non quelle ancora più arretrate della nostra.

Friday, November 18, 2005

luci della città

Miss Brodie ama molto Milano in queste sere fredde pre-invernali, quando i contorni delle case sono sfocati per via della bruma che li avvolge. Non è ancora nebbia, e non fa ancora così freddo, si può indugiare con lo sguardo sulle luci fioche dei lampioni che illuminano di una nuova vita paesaggi che di solito trascuriamo o diamo per scontati con aria sbadata e indifferente. Di giorno, poi, pur con la migliore volontà, lo sguardo è costantemente colpito dalla bruttura diffusa che impazza e imperversa nelle strade che di urbano non hanno che il nome.

Di notte invece, tutto ci parla, se impariamo a ascoltarlo, se sappiamo ascoltarlo, ma il più delle volte manca la volontà, la pazienza, la passione per la bellezza che si cela nel quotidiano in attesa di essere svelata e che magicamente e misteriosamente si dispiega all'occhio di chi la sa guardare.

intimismi

Esattamente due anni fa in questa stessa stagione la Miss era felice, o meglio, credeva di esserlo. Faceva avanti e indietro dalla Francia (ma questa non era una novità, aveva cominciato nel 1997) credendo di aver trovato l'amore della sua vita e che questa fosse la volta buona dopo tante false partenze. Pensava di aver trovato anche il luogo dove vivere il suo amore con serenità e in amena bucolicità, nel paesino di 2000 anime in cui il suo amato viveva. Aveva già preso la residenza e un "certificat de concubinage" ne ufficializzava lo status di coppia di fatto anche se non ancora pacsata.

Era un village della cosiddetta "France profonde", forse uno dei pochi luoghi dell'Europa occidentale ancora rimasti - Scandinavia, Irlanda e Scozia a parte - dove il tempo scorre meno velocemente che altrove, dove la sensazione di radicarsi nello spazio è diffusa, e, sebbene attaccata dagli influssi della "modernità", sembra resistervi con maggiore impervia solerzia. Pur essendo molto piccolo era, come ovunque in Francia, un microcosmo della natura profondamente democratica e impregnata dell'idea di cittadinanza, un emblema della Repubblica nella sua accezione più vera e sincera. E questo anche aveva sedotto la Miss assetata di cittadinanza e di riconoscimento.

La Miss si illudeva di aver trovato il suo "per sempre" - che è durato invece a malapena un anno e mezzo - e ha dovuto crudelmente disilludersi. E tuttavia oggi non si sente meno felice, anzi forse lo è di più, pur memore del detto solonico "non dire nessun uomo felice fino al giorno della sua morte".

Si tratta di una felicità diversa, ma è quella cui la miss aspirava: è piena e tranquilla, non conosce agitazione, non cerca la novità, è ricca di soddisfazioni minime, si lascia plasmare da sacrifizij e rinunzie, spesso è assopita e a volte ripiegata su se stessa. Non è certo una felicità che si possa proporre come modello, è più emblematica di una sconfitta che di un successo, ma non conosce la noja e non ha nulla da rimproverare a se stessa.

Un elemento fondamentale di questa felicità è forse dovuto alla presenza di tre gatte, che nel tempo - tra il 2002 e il 2005 - hanno fatto irruzione nell'esistenza spavalda e battagliera della Brodie per trasformarla in qualcosa di "rich and strange", come direbbe William. La Miss non sa spiegare come sia successo né a che cosa sia dovuta questa capacità felina di dare serenità e senso. Le basta averla e la considera una benedizione.

Saturday, November 12, 2005

animal farm elections 2006

Per tenersi informata del mondo fuori di lei la Miss ascolta Radio Radicale. Non solo perché è una radio molto ben fatta ma anche e soprattutto per poter ascoltare i dibattiti in parlamento e le interviste a politici dell'uno e dell'altro schieramento.

Ultimamente, soprattutto in occasione di interviste a politici meridionali del centro-sinistra, siciliani sardi e pugliesi in particolare, per non menzionare i laziali/romani, che fanno caso a sé, le sta venendo un déjà-vu che le ricorda il finale di Animal Farm di G Orwell: per chi l'avesse dimenticato, i majali che hanno fatto la rivoluzione a Animal Farm e hanno cacciato gli uomini che li sfruttavano e angariavano diventano, una volta conquistato il potere, sempre più simili agli uomini prima considerati nemici, al punto da cominciare a rifrequentarli e poi a condurre trattative commerciali. Una sera i majali invitano i commercianti umani a Animal Farm per concludere grassi affari (con beneficio porcino, ovviamente). In una scena di sublime concisione, Orwell descrive i poveri animali che mandano avanti la fattoria con i loro sforzi e il loro lavoro davanti alla finestra mentre osservano i due gruppi seduti intorno al tavolo delle trattative: "Twelve voices were shouting in anger, and they were all alike. No question, now, what had happened to the faces of the pigs. The creatures outside looked from pig to man, and from man to pig, and from pig to man again: but already it was impossible to say which was which."

Miss Brodie è molto pessimista e teme che, nonostante tutto il mare di parole che si sta facendo in previsione delle prossime elezioni, in Italia non cambierà niente, perché niente può cambiare fino a che non cambieranno gli italiani, non chi - majali o uomini - li rappresenta.

Libridine

In questi giorni così poco autunnali di preludio all'inverno la Brodie si trova a combattere con una cronica condizione patologica in recrudescenza: un libridinoso imperativo di acquistare a briglia sciolta libri che non sono né utili né necessarij. Vorrebbe capire perché lo fa: se dovesse dare una risposta quasi onirica direbbe che lo fa per soddisfare l'emozione di un ricordo, e anche per conservare il ricordo di un'emozione. E' a questo che servono i libri della biblioteca brodiana.