insegnaci ad amare la nostra pazzia

Du, lass dich nicht verhaerten in dieser harten Zeit- Du, lass dich nicht verbittern in dieser bitteren Zeit (Wolf Bierman) Che pretesa essere amati da adulti se non ti hanno mai amato da bambino (A Busi) Hvad man ikke har haft som barn, faar man aldrig nok siden af (Tove Ditlevsen) To live without hope, to work without love (Virginia Woolf)

Friday, September 02, 2005

la vita felice

La felicità - come fare a raggiungerla o perché non si riesce a ottenerla - è il tema centrale di ogni sforzo dell'attività umana. Per alcune persone, parecchio sfortunate, essa è un obiettivo talmente remoto, impegnate come sono in una lotta quotidiana per la sopravvivenza, che il quesito non si pone nemmeno per pura speculazione cerebrale. Ma per la maggior parte delle persone del mondo occidentale tutto l'indaffararsi sotto il sole sottende tale fine.

Felicità è fare ciò che si desidera e avere ciò che si vuole. Questa ambizione è destinata a non essere esaudita per la stragrande maggioranza delle persone ma il capitalismo consumistico si basa su questo desiderio (spesso inespresso) che resta universale e costantemente inappagato per mantenere il suo dominio ormai indiscusso. E si potrebbe dare torto a qualcuno se dice di desiderare un'autovettura, un televisore, un computer, un telefonino o un ipod... la lista dei desiderij è inesausta e inesauribile: c'è sempre spazio per un di più che manca, un vuoto da riempire, una sete o una fame da appagare.

Per altri la felicità è raggiungere obiettivi concreti sempre cangianti: comprare e vendere azioni facendo profitti inconcepibili, costruire un'azienda e venderla al momento giusto per costruirne altre due e così piramidalmente di seguito, comprare l'ultimo modello di Ferrari, partire per Barbuda e Moustique, potersi permettere un pajo di scarpe in pelle di pesce da 5000 euro al pajo e un cappotto di cavallino da 20,000 euro, la bottiglia di Dom Pérignon Jeroboam da 1000 euro (solo 50 in vendita in Italia), conquistare e sedurre e possedere fotomodelle e/o fotomodelli, attori e attrici e presentatori/trici in una girandola senza fine dove l'Io costruisce la propria identità affermando una supremazia nei confronti di ogni altro Io in cui si imbatte, e ciò vale per l'oggetto del desiderio come per gli avversarij che tale oggetto gli contendono, in una corsa alla reificazione e alla mercificazione delle persone in cui lo stesso Io finirà per capitolare.

Che cosa sia la felicità la miss non saprebbe dire. Certo non è qualcosa che si possa trovare in un supermercato, e nessuno yacht, abito di Fendi modello unico, champagne mattina pomeriggio e sera e via di lusso in lusso potrà mai, di per sé rendere felici, per quanto una vita comoda e libera dal bisogno e dall'affanno sia la base di qualsiasi felicità.

Altre risposte sono già state date, anzi parecchie - e miss Brodie, wittgensteiniana com'è, è più interessata formulare la domanda correttamente. Gli stoici direbbero di non desiderare, i cristiani di desiderare una vita ultraterrena, gli scettici di mettere in dubbio ogni cosa, gli epicurei di godere del momento presente, i buddisti di cercare l'annullamento del sé, il Tao di seguire la strada con pazienza, saranno gli eventi a trovare noi anche quando non li cerchiamo.

Alla base di tutti i pensieri, però, c'è un'idea, magari non detta, magari solo nebulosamente formulata - non c'è limite agli scempij perpretati dal romanticismo - che la felicità la si trova in due e non da soli, che se uno ha tutto ma non ha nessuno è come se avesse niente. Anche Miss Brodie l'ha assaggiata questa felicità, ma le sembra, col senno di poi e la maturità del disincanto, una felicità troppo labile e fragile, e soprattutto infida, per poterla raccomandare. E' già difficile conoscere se stessi per potersi fidare degli sconosciuti, e se non si è in grado di essere onesti con se stessi come si può pretenderlo dagli altri ?

E poi, ogni volta che si costruisce la propria felicità facendo affidamento su un altro non si fa che rendersi schiavi, o come dice l'amabile Luca si diventa uno zerbino.

Che cosa è allora la felicità per Miss Brodie, un insegnante di se stessa che deve imparare a essere meno ciarliera e più discreta ("Discretion is the better part of valour", Shakespeare, Henry V) ? La miss non ha mai dato molto valore ai soldi che ha sempre visto quasi esclusivamente come veicolo per comprarsi libri. Non è ricca quindi - anche se c'è stato un periodo in cui lo è stata - ma non avendo mai cercato di esserlo non se ne fa un cruccio. Ha sempre voluto solo fare alcune cose - leggere, dormire, di tanto in tanto insegnare. Ora ha anche un di più, visto che è ospite di due gatte che le accordano la suprema felicità di farsi coccolare da lei. Se dovesse formulare un desiderio di qualcosa nella sua vita che non ha sarebbe quello di potersi scegliere gli studenti, ma visto che molti studenti non la scelgono e devono sorbirsela in ogni caso, anche questa è una pretesa ben poco giustificata. Forse sarebbe più felice se avesse le risorse economiche per ritirarsi in campagna a vivere con le sue gatte e a leggere, o forse si annojerebbe a morte.

Se non fosse che fa molto Pollyanna, direbbe che la felicità consiste nel vedere con occhi sempre diversi quello che uno ha, immaginando di non averlo, per poterlo poi apprezzare in tutta la sua confusa e non abbastanza abbagliante bellezza.

6 Comments:

At September 04, 2005 10:02 am, Blogger Totentanz said...

Farà anche molto Pollyanna, ma è la verità.

 
At September 06, 2005 10:43 pm, Anonymous Anonymous said...

Io sarei felicissimo se, domani mattina, non ci fosse coda sulla Brescia Milano. Dici che è poco? :-)))

Buona notte. Trespolo.

PS: vedo che hai iniziato con i rimedi anti-spam...

 
At September 07, 2005 8:54 am, Anonymous Anonymous said...

unsurpassable as usual!

 
At September 07, 2005 1:46 pm, Anonymous Anonymous said...

La Brodie ha posto poco accento sugli altri.
Non come possibilità di coppietudite, ma come altro da sé. Altri(,) persone. Altri(,) gatti. Altri(,) libri (non vorrete includerli solo tra le cose?).
La felicità sono gli altri?
Sicuramente sono felice quando sono gentile, soddisfatto quando risolvo un cruccio altrui, lieto quando insegno qualcosa che lascia traccia.
Forme di potere secondo la Miss, io non vedo il tragico di questo aspetto nei rapporti, il potere è mutevole, il potere si mostra in tante forme. L'uguaglianza è solo per diritti e doveri.
Gli altri sono impegnativi. Forse è meglio stare da soli...

 
At September 07, 2005 2:14 pm, Blogger miss brodie said...

gli altri: da dove partire ?
confrontarsi con l'altro da sé è sempre impegnativo, è quasi banale dirlo, ma stare da soli non è meglio, può essere una scelta tra stare male da soli e stare male con gli altri. sottrarsi al confronto può essere non solo un ripiego ma una strategia, basta non farne un vessillo e la brodie crede che sia una scelta giustificata e giustificabile.

 
At March 09, 2009 1:03 pm, Anonymous Anonymous said...

cos'e' la felicità?
riuscire a non chiedersi "cos'e' la felicità". il problema infatti sorge dopo che si pone il dubbio. prima si e' fusi con il presente. nel bene e nel male.
poi, probabilmente perche' il benessere latitante del mondo occidentale ce lo concede, cominciamo a porci la fatidica domanda e, cosa ancor peggio: valutiamo le alternative. si perche' in questa civiltà le alternative sono molteplice se non infinite. e così il nostro animo si ritrova a brancolare tra migliaia di aspettative abbaglianti davanti alle quali qualsiasi cosa (tangibile e non) si abbia perde valore. da qui, l'infelicità.

soluzione? limitare le proprie alternative. rinunciare ad alcune cose volutamente. far rottamare l'auto, gettare il televisore, capire quando le occasioni che ci si parano davanti sono reali opportunità o sottoprodotti del consumismo che si appellano a noi per l'ennessimo sforzo di produrre beni totalmente inutili alle anime delle persone.

 

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