la lingua che ci parla
Miss Brodie è filologa di formazione, di professione linguista e per deformazione insegnante. Purtroppo per lei e per quelli che in lei si imbattono è molto pedante per quanto riguarda il lessico e il suo utilizzo perché crede che le parole usate nella quotidiana conversazione siano la spia della visione del mondo così come essa viene trasmessa e regolata nel tempo e nello spazio di generazione in generazione. I detentori del potere hanno tutto l'interesse a far sì che solo la loro visione del mondo si diffonda e venga fatta propria in modo da spazzare via qualsiasi altra visione se non antagonistica a essa almeno alternativa. Il primo passo per affermare una posizione egemonica è quello di non riconoscere l'alterità del nostro avversario e, laddove questa alterità si presenta e chiede di essere presa in considerazione, di ridicolizzarla e di "toglierle la parola" per impedirle di essere oltre che di esistere. Dopo di che, si dà alla propria visione del mondo il crisma della "naturalità" o, come viene chiamata nei documenti vaticani, "la retta ragione" (perché è ovvio che la ragione non vaticana non può essere retta, ma solo una distorsione di ciò che è stato stabilito sia "ragione").
Il quotidiano spettacolo dello stupro linguistico non è nuovo e la mistificazione di chi "sa parlare" nei confronti di chi non ha parola è antica quanto il mondo. Tuttavia ciò che è sconfortante è vedere l'assenza di reazioni o quasi. Esempi recenti sono numerosissimi e già altrove Miss Brodie si è spesa in questo senso facendo notare questa subdola tattica nella speciosa distinzione tra "laicità" e "laicismo", "relativo" e "relativistico", diritti che non sarebbero altro che "capricci" e via discorrendo di negazione in negazione per impedire all'altro di esistere in quanto "alterità", per offrirgli al massimo la "tolleranza", mai il diritto al diritto.
Questa volta però la Brodie discuterà di argomenti squisitamente linguistici. Un campo in cui si può toccare con mano la non neutralità della lingua come capacità di pensare il mondo è nell'uso delle distinzioni di genere. Durante i recenti consigli di classe la Brodie ha dovuto sorbirsi le parole - in ogni caso senza senso e di nessun valore né pedagogico né culturale - di colleghi e colleghe che parlando di una classe composta da 18 allieve e un allievo dicevano in continuazione "i ragazzi". A parte il fatto che a 18 anni non più di ragazzi si tratta (e anche infantilizzare l'altro è una strategia per delegittimarlo), e che in ogni caso la relazione che si instaura tra un docente e un discente è propriamente quella di insegnante-allievo/a - non c'è stato verso di far loro usare le forme del femminile.
La valenza di questo comportamento linguistico non è né peregrina né dovuta al caso. Chi parla in questo modo si riferisce a una "norma" data e presa e pretesa che è quella del maschile utilizzato come termine "default" e in relazione al quale qualsiasi espressione di alterità viene elaborata come discostantesi da tale "norma" data e presa e pretesa. E' chiaro che una volta introjettata questa forma di espressione linguistica non è praticamente più possibile liberarsene perché per il parlante quella è divenuta la realtà e la sua visione non permette la percezione di altre forme di realtà. E' qui che si cela il pericolo e è da questo che scaturiscono le forme di violenza concettuale di cui all'inizio di questa missiva.
Un altro esempio che rende con drammatica icasticità la situazione a cui la Miss allude afferisce al lessico sessuale. Parlando di fellatio non si esplicita che l'organo fellato è il pene e non un altro, tanto è vero che il termine è restrittivo e non può essere usato per descrivere altre forme di sesso orale se non quello in cui un pene viene stimolato oralmente. Per alcune persone la fellatio è di significato ancora più ristretto in quanto essa è data immaginando che la stimolazione avvenga per il tramite di un apparato orale femminile. Non così per quel che riguardo l'altro sesso: cunnilingus rende esplicito che si tratta di un "lingere cunnum", non c'è sottinteso e non c'è termine generico che non nomini l'organo stimolato.
Le distinzioni di genere esistono e hanno una loro importanza, soprattutto in italiano perché in questa lingua e nella cultura di cui essa è espressione le donne non sono ancora entrate sulla scena, linguisticamente parlando: restano innominate e come tali invisibili. E questo burqa non è meno opprimente per non essere fisico, anzi, fintanto che non vi è una presa di consapevolezza generalizzata non v'è molta speranza che qualcosa - per gli uomini e per le donne di questo paese - possa cambiare.
2 Comments:
Molto interessanti le tue considerazioni e si sono lasciate leggere nonostante l'orario.
Buona notte. Trespolo.
Miss, anche se la questione che mi accingo a porle non c'entra affatto, credo, con l'argomento del blog, le chiedo umilmente di rispondermi comunque. cosa ne pensa del ritorno di mrs. Ciccone???
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