28 giugno 1969: una lezione di storia
La notte del 27 giugno 1969, verso l'una, in un locale semiclandestino per omosessuali, gestito dalla mafia, a Christopher Street, Greenwich Village il quartiere bohémien di New York, otto agenti della squadra buon costume della locale forza di polizia si presentano per un raid: ordinaria amministrazione all'epoca e forse anche oggi, nel senso che il capo della polizia non aveva ricevuto la sua mazzetta integrativa dello stipendio regolare, per non vedere e non parlare.
Il pubblico che frequenta lo Stonewall Inn, questo il nome del locale, non è diverso da quello di altri, simili locali in zona: qualche marchetta, varie travestite, qualche omosessuale in cerca di un compagno per la serata. L'ambiente è, di per sé, squallido, come tutti i locali del genere all'epoca: il pubblico vi converge giocoforza, visto che nello Stato di New York è illegale servire alcool agli omosessuali dichiarati come pure è illegale portare indumenti del sesso opposto in pubblico.
La retata di quella sera non era dunque diversa da quelle già avvenute in passato. Per un'ignota, inspiegabile ragione, questa volta però, le cose prendono una piega diversa a cambiare il corso del tempo e la faccia del mondo per come lo conosciamo oggi.
Tornando a quella sera: il caposquadra fa chiamare il gestore del locale e gli esibisce un mandato di perquisizione con ordine di chiusura per vendita senza licenza di sostanze inebrianti (in effetti il locale non disponeva di licenza regolare e serviva agli avventori alcolici sfusi in bicchieri non lavati: qualche settimana prima c'era stata un'epidemia di epatite proprio tra i clienti dello Stonewall). Passa poi alla richiesta dei documenti e all'ispezione dei presenti: chi è senza documenti e/o indossa indumenti del sesso opposto viene fatto radunare fuori in attesa della camionetta per portarli in commissariato. Questa sera però, c'è un'atmosfera diversa tra le frocie. E' una calda notte di fine giugno, l'estate in arrivo, c'è voglia di festa. Di solito con la polizia la gente cerca di tenere un basso profilo e di osservare non osservata lo svolgersi degli eventi. Ma mentre vengono caricate sul furgone tre drag queen assieme al buttafuori ("Vito") e al barman (un travestito) l'aria si fa frizzante, la folla inizia a mormorare, il brusio si fa più forte, gli animi si scaldano, qualcuno comincia a dire che non è giusto, che non se ne può più dei soprusi della polizia, che l'America è un paese libero. Provano a smuovere la camionetta ma questa si allontana nella notte. Mentre gli altri poliziotti escono dal locale qualcuno raccoglie lattine e bottiglie vuote: partono i primi lanci e gli scontri. I poliziotti tornano nel locale, sono sorpresi: di solito le cule stanno buonine buonine con la testa china e offrono anche qualche mazzetta sottobanco per non essere portate al posto di polizia, per evitare di essere identificate e trovarsi con foto nome e cognome sul giornale del giorno dopo (non si sa esattamente quanti omosessuali si siano suicidati per la vergogna). Le cule invece questa volta non ci stanno e cominciano a urlare la loro rabbia, gettano del liquido infiammabile nel locale e gli danno fuoco, con i poliziotti dentro. Arrivano i rinforzi, la polizia riesce a sgomberare la strada ma ecco che la folla frocia torna all'attacco, questa volta con ancora maggiore determinazione, lanciano mattoni e bottiglie, danno fuoco ai bidoni della spazzatura, divelgono i parchimetri per usarli come spranghe: sono quasi tutte drag queen e marchette e altre cule marginali, i bravi ragazzi in cerca di avventura sono già tornati a casa dalle loro mamme o dalle loro fidanzate e mogli, ci tengono a salvare la faccia come la pellaccia.
Le forze della polizia iniziano a pestare alla disperata e con molta fatica restaurano l'ordine: ci sono molti feriti, alcuni anche seriamente, da tutte e due le parti. Tredici gli arrestati.
La sera dopo, 28 giugno, le frocie tornano sulla scena, anche se lo Stonewall è stato chiuso: ricomincia una notte di passione, ricominciano gli scontri con la polizia, ricomincia la voglia di essere se stesse senza vergogna, senza paura. Gli scontri non sono finiti (Mosca 2006, per le sbadate), le notti di passione neanche, e quella voglia neppure, non muore mai, ma sempre ritorna a ricordare a uomini e donne il loro bisogno di libertà. E' il Boston Tea Party del movimento di liberazione omosessuale: dopo le donne, dopo i neri, anche le frocie sono stufe di farsi mettere i piedi in testa dall'Hitler o dallo Stalin di turno, con o senza gonnella.
Questo è stato Stonewall, per Miss Brodie e per tutte le altre come lei che non hanno accettato di farsi umiliare nei loro sensi e nel loro cuore. Nella Pasqua ebraica si dice: "Ricordati che sei stato schiavo in Egitto, anche se oggi sei libero, non dimenticarlo". La libertà non è un regalo, il coming out non si fa una volta per sempre, tutti hanno il loro Stonewall personale da fare e da ripetere, tutte le volte che è necessario, jeri, oggi e sempre.
Buon Gay Pride a tutte/i.
10 Comments:
Forse non tutti sanno che in Germania il gay pride si chiama CSD, Christopher Street Day, proprio per ricordare quell'avvenimento (e il risultato e' che le frocie crucche hanno molta piu' consapevolezza delle origini della loro emancipazione)
Grazie per il resoconto bello e dettagliato. Aggiungo solo un ultimo dettaglio a quanto hai scritto: quando dici "Per un'ignota, inspiegabile ragione, questa volta però, le cose prendono una piega diversa", ho letto su più fonti che la ragione di questo spirito diverso degli avventori dello Stnewall Inn di quella sera - non so quanto sia mito e quanto sia realtà - era dovuto al fatto che quel giorno era morta Judy Garland, idolo amatissimo dai gay americani dell'epoca, per cui tutti erano di un umore diverso, fatto di commozione e solidarietà, e quindi l'aggressione della polizia è parsa tanto più ingiusta e violenta, e la resistenza è scattata quasi naturale, anche in nome di Judy.
Prima di divenire saggi bisogna essere stati liberi a lungo (Pierre Waldeck)
Ho messo le parole di ricerca Gay Pride 2006 sul sito del comune di Torino, http://www.comune.torino.it/
il link fondamentale è a fine scritto ma il primo risultato uscito è questo:
martedì 12 settembre
London Gay Men´s Chorus
Charles Beale, direttore
Simon Sharpe, pianoforte
Composto da più di 150 coristi, il London Gay Men´s Chorus è il coro gay più grande e famoso d´Europa. Costituito nel 1991, celebra quest´anno i 15 anni di attività, che lo hanno visto impegnato sui palcoscenici di tutto il mondo e si esibisce per la prima volta in Italia. Il concerto presenta cori d´opera, canzoni tradizionali inglesi, brani di musical e canzoni pop dei nostri giorni che si uniscono in una serata di musica e grande intrattenimento in grado di conquistare il pubblico.
Il concerto e' realizzato in collaborazione con Torino Pride 2006
posto unico numerato € 10
Il Pride è la manifestazione che festeggia in tutto il mondo, ove l´omosessualità non è reato, l´orgoglio di gay, lesbiche, bisessuali e transgender (GLBT), appuntamento annuale che celebra il 28 giugno 1969 quando, in un locale notturno di New York, omosessuali e transessuali reagirono all´ennesima violenta irruzione poliziesca e decisero di dire basta alle umiliazioni e ai soprusi. Il Torino Pride 2006 è un insieme di iniziative che percorre l´intero anno e coinvolge le principali manifestazioni culturali della Città, proponendo eventi diversi. Il Torino Pride 2006 non è dunque solo la grande festa popolare del 17 giugno, ma è anche un itinerario di conoscenza delle differenze, di costruzione di una cultura del rispetto, nella convinzione che il superamento del pregiudizio e delle discriminazioni basate su un diverso orientamento sessuale e identità di genere sia una ricchezza, oltre che parte fondamentale di un percorso di pienezza di civiltà, contro ogni forma di razzismo e esclusione.
Torino Pride 2006
Enzo Cucco
Coordinatore del Comitato Torino Pride 2006
Siti correlati:
London Gay Men's Chorus
http://www.lgmc.org.uk/intro.html
Torino Pride 2006
http://www.torinopride2006.it/
domanda non per la miss: quale codice Tag rende attivi i link in questi messaggi?
Giustissimo, Endimione: la storia di Judy Garland è vera, o quanto meno si è talmente diffusa come leggenda da diventare tale. Era morta da un paio di giorni, se non mi sbaglio (la storia è, comunque, su Wikipedia, lì ne ho letto la prima volta).
Cristopher Street, invece, mi è ora sembrata una stradina abbastanza triste ed anonima - un po' come tutto il Village che, ormai, pare viva solo di ricordi. Solo un paio di negozietti che vendono magliettine carine (tra cui una, che sfoggio tuttora, con la scritta So many right wing Christians, so few lions che immagino piacerebbe un bel po' alla Miss). E qualche jockstrap e robe simili.
Ed ora, tutti al concerto in onore di Judy che dovrebbe dare Rufus Wainwright in questi giorni! ;)
grazie, Miss
Buon Gay Pride a te (e magari spero di vederti a Torino; noi siamo sull'autobus dell'Arcigay)
Oh yes, that's a good one, Antonio ! So many right wing Christians, so few lions !
Grande! Sapevo già dell'episodio, avendone letto in un recente libro. Ma l'atmosfera particolare di quella sera non vi era descritta. Bell'integrazione, complimenti.
:-)
Grazie...
...la notizia del suo blog è arrivata anche a una sua ex studentessa, ormai in università... e, anche se con un po' di malinconia, mi è piaciuto molto poter leggere tutti quei pensieri che spesso ha espresso anche in classe... e magari se legge attentamente questo commento capisce anche chi sono (se non mi sono sbagliata e ho scritto tutto giusto... =;) )..
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