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Saturday, June 10, 2006

il personale e il politico, o la politica del personale

In questi giorni Miss Brodie conduce un'intensa vita sociale: complice la fine delle lezioni, può dedicarsi a uno degli eventi dell'anno culturale da lei più attesi, il Festival di Cinema Gay e Lesbico e di Queer Culture, la cultura cioè di tutto quello che non ricade nella norma ma rileva della straordinarietà.

Giovedì sera, all'inaugurazione, sul parvis del Teatro Strehler la Miss ha visto a occhio e croce circa 1500 persone, insomma persone che poi, si fa per dire, visto che erano quasi tutti quarti di manzo tra i 20 e i 40 anni, macelleria a diversi gradini di umanità. Per carità, la Miss non vuole essere ingenerosa, ha avuto anche lei il suo periodo bodybuilding (1999-2003), compreso l'allenamento individuale e personalizzato con una campionessa di boxe. Il personale della Brodie ne ha tratto sicuramente beneficio visto che oggi ha comunque i suoi apprezzatori, considerato anche il numero di uomini che durante la serata le hanno messo le mani addosso per saggiare la consistenza dei suoi pettorali e bicipiti, o slacciato la camicia ogni volta che passava, ma tant'è, sempre e solo di macelleria si tratta.

No, la Miss non era stupita dall'abbondanza di tanta carne, quanto piuttosto dal fatto che questa varia umanità la Brodie in giro per la città non la vede quasi mai, e lei di giri in città dovrebbe intendersene visto che in sella alla sua fida Petronilla si sposta in continuazione da un angolo all'altro della cugina povera e male in arnese di Manhattan. Dove si nasconde tutto questo "ben di dio" ? O si spostano in gran segreto dall'ufficio alla palestra a casa e viceversa ? No, la spiegazione è molto più banale e rivoltante: la cagione di tanta mai-vista-prima folla era la presenza di un bar gratuito con mescita di bevande à go go. E infatti in sala per il film inaugurale c'era la metà della metà della gente che si trovava fuori.

La Miss è rimasta nonplussed, anche se non poi molto. Era più delusa dall'aver scoperto che oggi sabato 10 giugno la prevista marcia del gay pride non si terrà. Tutte le sue amiche erano addirittura all'oscuro di tale evento ma la memoria della Brodie non fa cilecca e anche se non ha più le prove cartacee si era segnata questo appuntamento sull'agenda da lunga pezza. Si è deciso di far saltare tutto e di rimandare a data imprecisata a settembre (si farà ? stay tuned su queste pagine) per non creare, questo il motivo addotto, accavallamenti con il gay pride nazionale di Torino che si terrà udite udite non oggi ma settimana prossima. Dove era dunque l'accavallamento ? Che si tratti di una scusa bella e buona è provato dal fatto che la festa del pride, prevista per il dopo-marcia si terrà comunque in serata in uno dei caselli di Porta Venezia, per il quale l'organizzazione commerciale che cura l'evento non ha dato disdetta di prenotazione (sono richiesti mesi e mesi di preavviso), e poi, che c'entra la festa con la marcia, mica potevano mollare tutto così, all'ultimo momento, con tutti i soldi che ci sono in ballo...

E si torna dunque full-circle al personale e al politico. Nel senso che le tanto visibili sderenate muscle-marys davanti al teatro si vedono quando si tratta di mostrare il personale ma poi quando c'è da scendere in piazza a urlare per i proprij diritti ecco che spariscono via col turbo. Ma quali diritti ? Loro i diritti ce li hanno già, di andare in palestra non glielo vieta nessuno, e nemmeno di scopare nei vari circoli CUL-turali e sportivi (certo lo sport della camera da letto) dell'ARCIgay, che in quanto associazione ricreativa culturale svolgono attività non commerciali e dunque esentasse e in quanto privati restano al di fuori della sfera di competenza delle leggi sugli atti osceni in luogo pubblico.

Forse che i varij oppositori di PACS e diritti civili per tutte e tutti i/le cittadine/i dicono la verità quando raccontano che i gay che loro conoscono non sentono il bisogno di questi diritti ? O forse il paese reale in cui vive la Brodie non è lo stesso in cui vivono i quarti di macelleria più o meno avariata di cui sopra.

2 Comments:

At June 25, 2006 5:06 pm, Anonymous Anonymous said...

Gentile Miss,
Mi pare assurdo che un Suo post non abbia repliche, per cui provo a dire la mia (lei mi censuri se del caso, non mi farei alcun problema).

Può darsi che la gente non vada a reclamare i propri diritti non scenda in piazza perché non informata sugli eventi e sullo scopo di una tal manifestazione e forse perché non ha compreso che se i diritti non ci sono è perché qualcun altro ci mette del suo perché non siano concessi.

Il mitico Gay Pride di Roma 2000 ebbe a mio avviso un successo enorme proprio perché si era compreso che negare un diritto è un fatto grave: se comincio con i gay, poi passo ad un’altra “categoria” e via discorrendo, quindi se si nega un diritto a qualcuno per esempio ad un gay, diritto già acquisito come inviolabile per altri, questi altri dovrebbero capire che prima o poi si metterà in discussione il loro e via dicendo. Infatti molte altre c.d. “minoranze” diedero il loro appoggio a quella incredibile manifestazione (nella fattispecie c’era anche stato un veto del Papa e questo porto’ la gente a partecipare in misura ancora più massiccia e anche a fregarsene e a marcare ancora più visibilmente quel luogo indicato come “sacro” perché un tempo vi era una chiesa non più esistente).

Quindi dicevo la scarsa partecipazione potrebbe essere dovuta ad una mancata informazione. Io conoscevo del Festival del Cinema e ci sono andato e non sapevo niente del resto (non ho capito se era una festa o un mini pride).

Secondo me inoltre c’è un evidente scollamento tra tutte le organizzazioni che si occupano di glbt e si dovrebbero trovare dei punti di riferimento condivisibili validi per tutti. Con un minimo di coordinamento ci sarebbe spazio per tutti e le manifestazioni avrebbero più visibilità e partecipazione.

Qualcuno forse dovrebbe rinunciare a monopolizzare in senso politico le manifestazioni (che però sono state credo quasi sempre organizzate a sinistra), qualcun altro dovrebbe forse uscire allo scoperto e marciare anche se c’è qualche travestito senza paura di compromettersi perché carnevalate indecorose (sarebbe meglio secondo me insomma se i gay di destra la piantassero di fare essi stessi i razzisti, se non vogliono travestirsi nessuno li obbliga – se qualcuno s’intende non toglie loro questo diritto- la libertà di espressione non è mica una pagliacciata!).

Credo che il successo del Festival del Cinema, cui è mancato meno male un riferimento politico preciso pur con la presenza del responsabile locale di Arcigay e la presenza dell’Assessore alla Provincia di Milano che Lei dice ha sempre “partecipato”, sia un po’ dovuto a questo, oltre naturalmente alla qualità della manifestazione e dei film.

Con questi elementi, gentile Miss avrebbe quindi meno dubbi sulla scarsa “partecipazione”, e più certezze sulla qualità dei politici nel comunicare, e delle organizzazioni a coordinarsi. Lei vedrebbe allora un bel po’ in più di macelleria varia, quarti di bue o coscettine di pollo non importa, e i gay saprebbero benissimo come capitalizzare la maggior presenza di pubblico.

In fondo credo che nessuno nell’intimità faccia domande di politica, e di fronte ad un pisello (parlo per chi è interessato a tale argomento) si sia mai chiesto se è di destra o di sinistra, nemmeno se pende da una parte , o di centro se perfettamente diritto.

Cari saluti
steve

 
At June 27, 2006 2:09 pm, Blogger miss brodie said...

Caro steve, la miss vede solo oggi il tuo lungo commento, quasi interamente condivisibile. Certamente se le cosiddette "minoranze" non si danno da fare per ottenere i diritti che spettano loro le cose non cambieranno da sole. Detto questo, la Miss resta del parere che per la maggioranza dei gay, almeno in Italia, ma forse è la stessa situazione ovunque, ciò che conta sia la libertà di scopare in santa pace negli appositi scopatoij associati nella catena scopereccia di Arcigay. Non che ci sia qualcosa di male nel sesso libero e scanzonato, anzi, ma se tutta la gayezza si riduce a questo, allora ha poco senso darsi da fare per raggiungere la parità di diritti. E da un po' di tempo a questa parte la Miss è stufa di fare la paladina dei diritti e di metterci sempre del suo. Che anche le altre si diano una mossa e che non sia solo quella del colpo d'anca della messa in c.

 

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