insegnaci ad amare la nostra pazzia

Du, lass dich nicht verhaerten in dieser harten Zeit- Du, lass dich nicht verbittern in dieser bitteren Zeit (Wolf Bierman) Che pretesa essere amati da adulti se non ti hanno mai amato da bambino (A Busi) Hvad man ikke har haft som barn, faar man aldrig nok siden af (Tove Ditlevsen) To live without hope, to work without love (Virginia Woolf)

Monday, January 08, 2007

le mani sulla città

Durante questo tempo di crescita e di ritrovarsi che sono le vacanze scolastiche Miss Brodie ha avuto modo di scorrazzare per la sua città e di cogliere delle visioni che di solito le sfuggono. A parte qualche brillante scorcio e alcune magnifiche distese celesti che vedi solo in Lombardia, l'impressione tuttavia è stata desolante: è chiaro a chiunque che da almeno venti anni, ma forse di più, nessuna strategia urbanistica è stata adottata se non quella di fare cassa dando mano libera ai costruttori e a tutti gli imprenditori dell'effimero perché usassero la città come palcoscenico - davvero prestigioso - delle loro messeinscena giusto il tempo per cogliere il maggiore profitto possibile, pagare il prezzo più basso e sparire dalla circolazione per un po' prima di riaffacciarsi per cogliere "un'altra opportunità". Tutto ciò, beneinteso, a scapito della qualità di vita di chi in questa città deve vivere, di chi vuole farci crescere i figli, di chi ancora vuole lasciare un segno anche culturale.

Non è un segreto che almeno da venti anni il declino nel campo di praticamente tutte le arti - cinema, teatro, opera, musica sinfonica - ha visto Milano diventare un deserto culturale, aldilà di tutti i paroloni di cui si bea questo o quell'altro assessore vanaglorioso per ogni "evento" anche striminzito e comunque di nessun valore culturale se non in senso di operazione commerciale. Un mese con l'altro il piazzale antistante il magnifico edificio della Stazione Centrale, un simbolo se non IL simbolo per eccellenza in questo paese dell'architettura eclettica del primo novecento, viene trasformato in parterre per pubblicizzare vuoi un'automobile vuoi una ditta di dolciumi vuoi una stazione radio vuoi una rete televisiva. E' sempre sporco, lordo anche dopo il passaggio della nettezza urbana, per niente valorizzato e ridotto a luogo di bivacco insicuro e maleodorante.

Ma anche una passeggiata per il centro non solleva il morale. Via Dante, costruita a fine ottocento con intento scenografico per collegare a doppia quinta la grandiloquente Piazza Cordusio - nuovo autocelebrativo centro degli affari con i palazzi della Borsa (le odierne Poste), delle principali banche nazionali e della più grande ditta di assicurazioni europea (dell'epoca) - con la piazza del rinnovato Castello, antica sede del potere secolare autonomo cittadino e ora trasformato in luogo della memoria culturale della città, ospita bancarelle da sagra paesana, con il banchetto di dolci siciliani, cannoli e zucchero filato, banchi di sedicenti prodotti artigianali (cappellini, sciarpe, anelli e ciondoli) e il tutto a discapito dei valori architettonici e della prospettiva che uno potrebbe godersi nel percorrere il tratto fino a piazza Duomo, in un'ideale ma voluta contrapposizione con l'altro grande potere, storicamente, della città ambrosiana, il vescovo.

Dappertutto il servizio di nettezza urbana lascia a desiderare, l'impressione è di una città allo sbaraglio, che ancora per poco cerca di rimediare con una corsetta al grande distacco da cui la separano altre città, in Italia (Roma e Torino, solo per dirne due) per non dire all'estero, dove ormai il confronto non è più neppure con i paesi latinoamericani (avete visto Sao Paulo o Cali ?) ma con le città dell'Africa nera, Abidjan o Dakar.

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