morte e ideologia: la terra senza il male
Il can-can mediatico si è affievolito anche se in realtà sono passati solo pochi giorni dagli eventi che hanno catturato l'attenzione dei mezzi di comunicazione, e forse ora è bene fare qualche riflessione più pacata su tali avvenimenti.
Piergiorgio Welby se ne è andato come aveva desiderato, non volendo più restare attaccato al respiratore che lo manteneva in esistenza (visto che per lui non era vita), ajutato da una sedazione per non soffrire durante la fase di soffocamento (è così che è morto, occorre dirlo). Un medico anestesista si è offerto di adire alla sua richiesta dopo che il medico curante si era rifiutato di sospendere il trattamento come invece la legge esplicitamente prevede nel caso in cui il paziente ritiri il suo consenso alla terapia, a qualunque stadio (c'est à dire posso decidere di sottopormi a un'operazione e poi in sala operatoria dire "ho cambiato idea, portatemi via" e nessuna legge può imporre che l'operazione avvenga anche se preventivamente decisa e nemmeno nel caso in cui sia necessaria per salvare la vita).
Il fatto è che di morte - soprattutto in Italia - non si parla quasi mai e sono necessari questi casi eclatanti perché nasca un dibattito, dibattito che il più delle volte è inficiato dalle personali considerazioni ideologiche di chi vi prende parte. Sulla questione Welby si è visto soprattutto l'imperio della dittatura delle ideologie: se non va bene a me non deve essere permesso a te, per quanto tu lo desideri, per quanto possa essere una questione che riguarda te e soltanto te, la tua richiesta non ha senso perché se tu desideri una cosa simile vuol dire che sei fuori di te e fuori di senno e dunque io devo impediterlo, sei un pazzo ma siccome sei malato e evidentemente soffri non posso dirtelo a chiare lettere, anche se farò in modo che mai e poi mai tu possa concretizzare la tua richiesta, specialmente se sei incapace fisicamente se sei povero se sei solo.
Non si parla di morte e quando se ne parla in questo paese di gente (ché non di cittadini si tratta) fintamente cattolici cioè per niente religiosi ma solo pagani come sono sempre stati e infinitamente superstiziosi se ne fanno gli scongiuri: guai a parlare di funerali e di decisioni circa la propria morte e le proprie esequie. Fino a qualche anno fa la cremazione era addirittura tabù e pur essendo legislativamente possibile vi erano così tanti e tali ostacoli e difficoltà e cavilli burocratici che pochi riuscivano ad avvalersene, e ancora oggi - assurdo ma spesso la Miss dimentica di vivere in Italia - non è consentito ai familiari conservare le ceneri (devono essere lasciate in un urna cineraria al cimitero per la quale si deve pagare regolare affitto) o disporne come meglio ritengano, ad esempio disperdendole in un luogo deciso dal caro estinto. Non sia mai, le ceneri potrebbero inquinari i meravigliosi e purissimi mari fiumi laghi italici o peggio ancora le purissime vette di montagna o l'aria meravigliosa e pura di questo squallido paese malato, di inquinamento industriale, di cafoneria e di cialtroneria.
Passando poi a un'altra morte illustre qualche lettrice si stupirà forse della posizione Brodiana rispetto alla pena di morte. Miss Brodie è solo intellettualmente contraria alla pena capitale, per tutte le buone ragioni addotte da Beccaria in poi, che non è deterrente, che non ha la certezza del condannato, che non è educativa. Tutto vero, ma anche tutto inutile. Di uno come il signor Saddam Hussein il mondo non ha bisogno, anzi, peccato che sia stato sedato prima dell'esecuzione, non deve essersi reso granché conto di quanto stava avvenendo, a differenza delle sue vittime. Per il resto in questo la Miss segue il Talmud: la pena di morte è lecita solo se si è certi al 100% della colpevolezza dell'accusato, e siccome questa certezza al 100% non esiste quasi mai è da più di duemila anni che nel mondo ebraico non si eseguono più condanne capitali (con l'eccezione di Eichmann, 1968 primo e unico giustiziato in terra di Israele). Ma di per sé Miss Brodie non prova compunzione nel vedere i criminali eliminati dalla faccia della terra, sono sempre troppo pochi quelli che vengono fatti fuori, sempre troppe le loro vittime che non troveranno giustizia nel l'unico luogo in cui conti che trovino giustizia: qui sulla terra.
Labels: pensieri e parole, people and politics
2 Comments:
Purtroppo tempo fa sono stata spesso in un reparto di terapia intensiva del pronto soccorso per il ricovero di un parente. Lui ad un certo punto capì che stava per morire e decise che se ne voleva andare ma i medici dissero che non poteva farlo perchè finchè si trovava lì, in quel partiocolare reparto, nè i parenti, nè la persona stessa poteva firmare nulla che gli desse il permesso di andarsene. Nemmeno per traslocare in un altro ospedale. Altri conoscenti e amici ci hanno confermato questa cosa... ora leggo le prime frasi di questo articolo e mi chiedo... può un pronto soccorso, seppure a fin di bene, sequestrerare le persone?
no, nessuno dovrebbe poter sequestrare le persone, e in Italia dove la certezza del diritto e l'applicazione della giustizia sono puro flatus vocis BISOGNA chiedere sporgere denuncia contro l'ospedale per sequestro di persona anche se le anime belle di cui questo paese è pieno, INFARCITE DI IDEOLOGIA CATTOLICA E COMUNISTA INSIEME, DUNQUE BUONISTA A SPESE DEGLI ALTRI E MAI SULLA PROPRIA PELLE, continueranno a impedire la vera giustizia.
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