Karl Jaspers tra fede e ragione
No, la Brodie non è stata messa sotto da uno degli ormai onnipresenti SUV che sfrecciano, incuranti e in spregio a ogni considerazione e urbanità, per la città (?) di Milano - che è rimasta alle sue dimensioni absburgiche quanto a larghezza delle pubbliche vie, benché i proprietarij dei suddetti veicoli si credano a Ocean Drive, Miami.
Non è nemmeno stata via, neanche per un fine settimana in qualche regione più civile del suo incivile paese. Era troppo presa a correggere compiti, assegnare valutazioni e preparare discorsi per i consigli di classe (gli ultimi due, per questa tornata almeno, saranno domani).
Non è rimasta con le mani in mano tuttavia e ha continuato indefessa nella sua attività di collagista di articoli interessanti dalla stampa (tratti da giornali e riviste rigorosamente non acquistate, la Miss non finanzia la robaccia). Questa mattina rimuginava, ascoltando la rassegna stampa di Radio Radicale, su un invito, fatto da un filosofo che in Italia va per la maggiore - grazie anche alla sponsorizzazione del filosofo pret-à-porter U Galimberti
[chissà come mai certi autori hanno più successo in traduzione e all'estero che in patria e nella lingua originale, ohibò, un altro esempio di nemo propheta in patria ? o forse la mediazione di un'altra lingua e di un'altra cultura impedisce di cogliere i dettagli che ne fanno trasparire la mediocrità: vedi il successo di Paul Auster in Francia o la fortuna critica di Eco nei paesi di lingua inglese o ancora il fenomeno Banana Yoshimoto, tanto disprezzata in Giappone quanto osannata all'estero...]
Che cosa scrive Jaspers ? Che tra fede e ragione non c'è conflitto, e ogni fede è ragionevole purché cessi di identificarsi con la verità. Un'apologia, in altre parole, del relativismo oggi tanto vilipeso. Jaspers o era un semplice o era uno sciocco, e comunque un ingenuo se non in malafede. Ignorava forse la base, le fondamenta stesse di qualsiasi credo, cioè la pretesa di assolutezza, sigillata inoltre dalla consacrazione dell'altro-che-umano, il sedicente "divino" ?
Miss Brodie non ne sarebbe sorpresa, visto che per molti Jaspers è stato un antesignano dell'esistenzialismo filosofico e gli esistenzialisti sono stati sì grandi scrittori (beh, scrivani, insomma) ma pessimi filosofi. Dunque oggi Emanuele Severino (maestro del succitato Galimberti e un tempo idolo della Miss: ahilei il destino degli idoli è quello di rivelarsi di cartapesta), scrivendo sul Corriere della Sera ci informa che il Concordato è incostituzionale e ricorda la contraddizione enorme e insuperabile per chi usa la ragione di accettare patti e condizioni con qualsiasi istituzione, come quella ecclesiastica, e nella fattispecie la Chiesa Cattolica, che si ritiene investita di una missione ultraumana e che pertanto accetta lo Stato e il predominio della ragione solo alle sue condizioni, la laicità solo se "rettamente intesa", l'indipendenza della sfera del potere civile solo ove "non entri in conflitto con la sfera del potere religioso che a esso è superiore" e via discorrendo di limitazione in limitazione per mantenere non solo la propria autocelebrata superiorità morale ma anche concrete prerogative di potere e predominio temporale.
Ma di che cosa si stupiscono i commentatori ? E' da quando Saulo di Tarso detto Paolo prese le redini di una piccola setta di ebrei invasati e straccioni nonché mitomani (la risurrezione del loro capo, i miracoli e tutte le altre forme di psicosi individuale e collettiva di cui evidentemente soffrivano non sono che il segno lampante di regressione paranoide maligna) che questo conflitto rimane connaturato alla dinamica di potere che si instaura tra cristianesimo (o qualsiasi altra fede egualmente assolutistica) e qualsiasi altro potere civile.
Per risolvere tale conflitto ci sono state varie mosse nel corso della storia che andrebbero ricordate: il basilismo costantiniano che ha segnato la tradizione cristiana bizantina e di cui oggi la modernità arriva a tirare i nodi al pettine mentre esso esala i suoi (ultimi ?) rantoli in Grecia e si ripropone furbescamente e con rinnovata forza in Russia e Ucraina, il pauperismo tardomedievale di Valdo in Francia Wyclif in Inghilterra Hus in Boemia e i bogomili in Bulgaria e Serbia, la Riforma nelle sue diverse accezioni nazionali, la luterana, la calvinistica, la zwingliana, l'ugonotta... C'è stato poi il razionalismo scettico spinoziano che con l'empirismo di tradizione inglese e scozzese ha fatto da base intellettuale per la Rivoluzione con la R majuscola, la Francese che finalmente ha dato un calcio in culo e uno in bocca - almeno in Francia - a livello popolare diffuso alle piattole pretesche e cardinalesche.
E invece in Italia che cosa c'è stato ? Forse qualcosa in Toscana, soprattutto dalle parti di Pisa, Livorno e Carrara, ma è poca cosa, e comunque ci sono sempre Lucca, Arezzo, e Grosseto a fare da contrappeso. Quale altra nazione al mondo, d'altronde, avrebbe mai accettato di dire, tra i primi articoli della sua Suprema Legge, che tutti i cittadini sono eguali indipendentemente dalle loro singole caratteristiche, di qualsiasi ordine, e allo stesso tempo, contraddicendosi palesemente solo qualche articolo dopo in un modo che offende la ragione e la natura stessa del cittadino, approvando un articolo tramite il quale si permette autorizza concede impone e suppone la superiorità di una istituzione di fede in aperto contrasto con tutte le regole del vivere civile che contraddistinguono una moderna società che vuole reggersi sul principio che tutti i cittadini devono godere degli stessi diritti ? Nessuna, se non quelle ancora più arretrate della nostra.