No, la Miss non è stata via, anzi è pure stata malata questi ultimi giorni. Non è stata con le mani in mano, tuttavia: ne ha approfittato per leggere tutto quello che le era rimasto indietro (tracico procetto !) e per correggere qualche pacco di compiti (che bello i due debitori scolastici si sono sdebitati ! e la miss non ha neanche dovuto barare per il punteggio !). E' proprio vero come dice Sallustio:
oportet studuisse, è necessario essersi applicati, cioè, non già "bisogna studiare" - ché sarebbe una dichiarazione di intenti di nessuna utilità - quanto "occorre aver studiato".
Questa sera, dopo essere rimasta murata viva in casa per quattro giorni di seguito, dopo delirij febbricitanti e nausea, Miss Brodie si è schiodata per necessità impellenti, e volendo spedire un pacchetto a una certa persona che segue cotesto ciberdiario ha pensato bene di raggiungere la Stazione Centrale, sede di uno dei due uffici postali ambroabsburgici aperti in orario non canonico.
Sul Corso una fiumana di gente, negozij aperti come se non si trattasse di una domenica, bar, gelaterie (in pieno inverno, ma tant'è...), profumerie, pasticcerie: tutto aperto. Le moltitudini di consumatori ("ch'io non credea che sì tanta gente ne avesse disfatta"...) che si riversano da un esercizio commerciale a un altro: comprano poco, è vero, probabilmente spendono di più per caffè, cappuccino, granita e croissant. Dovunque segni cospicui di consumo e di disponibilità finanziaria, se non di benessere, a tacciare chiunque osi parlare di crisi economica: forse il capo del governo ha ragione a dire che si tratta di allarmismo e propaganda di disfattisti, comunisti e non patriotici ? SUV e gipponi posteggiati sui marciappiedi, sfoggio di pellicce da parte di trucide matrone nemmeno più piccolo-borghesi quanto a origine sociale, ex- sguattere o commesse in pensione della Rinascente, più probabilmente.
A qualche passo di distanza, avvicinandosi alla Stazione, cambio di panorama, di stile, di atmosfera: le prostitute maghrebine di via Napo Torriani, la via degli alberghi, salutano la Miss che ormai le incrocia abitualmente mentre attendono clienti che si fanno sempre più rari e disperati. "Di dove sei ?" "Io ? Sono brasiliana", mente spudoratamente una di loro all'ignaro turista da poco sbarcato su questo sbracato pianeta dello shopping d'accatto. Ormai sulle guide turistiche le borse degli acquisti hanno sostituito il Duomo o il panettone come simbolo logografico per Milano.
Mentre Miss Brodie continua intrepida cercando di evitare le dejezioni canine, le automobili sui marciappiedi, i resti di motorini rubati e abbandonati, i manifesti delle edicole ormai ridotti a poltiglia dalla pioggia e dalla neve, si intravvedono le prime luci di piazza Duca d'Aosta: bel nome per una brutta piazza. Da un lato alcuni operaj stanno lavorando assai poco alacremente su una tubatura sotterranea: che cosa si sarà rotto questa domenica pomeriggio così poco festiva, che cosa non starà funzionando in questo stesso momento in cui i due operaj si consultano sul da farsi ? Ancora un esempio di cose che non funzionano in questa città che si fa la bocca piena di termini quali efficienza e dinamismo. Sulla facciata del grattacielo Pirelli sede dell'amministrazione regionale alcune finestre pacchianamente lasciate illuminate a bella posta negli uffici vuoti (tutti i dipendenti sono in vacanza ?) augurano un "Buon 2006": suona uno sberleffo.
Ecco che si apre lo spiazzo davanti alla mole assiro-milanese della Stazione progettato da un visionario, il caro Ulisse (il cognome sfugge in questo momento alla Miss: andate a controllare voi per lei). In un attimo Miss Brodie si rende conto che l'ufficio postale è stato ormai da anni cacciato dalla sua sede storica per lasciare spazio a un supermercato aperto 365 giorni all'anno (molto comodo, è vero). Come in un flash ricorda che era stato ridotto a un budello all'interno della sala di biglietteria. Adesso non è neanche più lì, ma nel bel mezzo del piazzale. Si tratta di due "portakabins" prefabbricati usati di solito per ospitare gli attrezzi dei muratori nei cantieri degli edifici in costruzione. Qui tutto però ha l'aria dello stabile e permanente non del provvisorio per quanto improvvisato. Resterà così per anni, è presumibile. E dire che solo qualche centinajo di metri più in là un edificio delle Regie Poste di era fascista è stato svuotato e ora è utilizzato una o due volte all'anno come spazio espositivo in occasione del salone del mobile o delle sgilate di moda. Intanto i cittadini fanno la fila al freddo davanti alle baracche che ospitano l'attuale ufficio delle poste, il secondo più importante della città dopo le Poste Centrali del Cordusio. Misteri ambrosiani. Cose da far venire il rimpianto per l'era pre-Mani Pulite. Cosa da criminali.
Sulle baracche, inesorabilmente chiuse, nessun cartello che segnali orario di apertura, informazioni per il pubblico, che magari in un'emergenza, dovesse trovarsi nella necessità di un servizio postale. Niente. Tutte le serrande abbassate.
La miss non si sgomenta e procede. Proprio davanti all'atrio di ingresso due bancarelle: su una si accumulano libri vecchi e di nessun interesse recuperati da chissà che fondo di magazzino in vendita a un euro l'uno. Sull'altra borse borsoni e zaine di pseudovuitton o similgucci. Ma non è stata varata da qualche mese una draconiana legge che persegue i falsarij di oggetti coperti dal diritto di proprietà intellettuale, e che prevede tra l'altro pesantissime ammende per l'incauto compratore oltre che per il millantante venditore: caveat emptor deve essere una massima rimasta cara agli italici legislatori. Di tutto il resto del diritto romano con le sue pene di esilio e di morte per i ladri e per i traditori dello stato gli stessi italici legislatori hanno invece dimenticato tutto.
La miss chiede al commerciante, un russo o ucraino, di farle vedere un borsone pseudovuitton: nulla a che vedere con le buone se non ottime imitazioni disponibili in Brera: qui si tratta proprio di paccottiglia da tre soldi. Anche i prezzi sono inferiori: 25 euri invece dei sessanta richiesti dal mercato braidense. Tutto si spiega. A Brera però tutto avviene sotto lo sguardo furbo e indifferente dei carabinieri, discretamente a distanza, e dei poliziotti che spavaldamente si aggirano tra la folla senza colpo ferire. Evidentemente esiste un accordo sottobanco con i commercianti senegalesi. Evidentemente i russi devono essere infinitamente più potenti: in Stazione Centrale non si vede traccia né di polizia né dell'arma nei secoli fedele.
Miss B cerca di entrare in stazione, ma hanno posto dei piloni pubblicitarij proprio agli ingressi, è quindi costretta a scendere in strada e a rischiare di farsi sfracellare da un taxi, che ha diritto di passaggio: lunghe file di pazienti milanesi in attesa. Devono essere appena tornati chi dalle vacanze chi dalla casa in montagna o al lago o al mare. Eccoli di nuovo ammorbati dall'aire mediolanense, dalla coltre di figaggine senza figa dietro, di messinscena per uno spettacolo che non s'ha da fare e che quando va in scena suo malgrado, è peggio di una farsa: una colica su un palcoscenico.
La Brodie prega solo che il tempo le passi in fretta che le permetta di accumulare abbastanza punti per chiedere il trasferimento e ottenerlo. Qualsiasi altro inferno
deve essere meglio di questo. Oppure attende di essere smentita.