insegnaci ad amare la nostra pazzia

Du, lass dich nicht verhaerten in dieser harten Zeit- Du, lass dich nicht verbittern in dieser bitteren Zeit (Wolf Bierman) Che pretesa essere amati da adulti se non ti hanno mai amato da bambino (A Busi) Hvad man ikke har haft som barn, faar man aldrig nok siden af (Tove Ditlevsen) To live without hope, to work without love (Virginia Woolf)

Saturday, February 25, 2006

La Traviata Norma

Miss Brodie ultimamente non si occupa più di questo diario come dovrebbe, è troppo stanca di ripetersi e teme di dire banalità (la cosa più grave che possa commettere ai suoi occhi una persona di stile).

Tuttavia, sollecitata da alcuni interventi che lui ha fatto ultimamente su questa vexata quaestio dell'omosessualità che dovrebbe essere considerata una semplice variante del comportamento umano, quale essa effettivamente è, ha deciso di portare il suo contributo (minimo).

Certo, se la sessualità di chiunque non destasse più nessun interesse le cose andrebbero meglio per tutti e per tutte sotto molti punti di vista. Il fatto che un uomo faccia sesso con un altro uomo o con una donna o anche con una zucca non dovrebbe importare a nessuno e non avere nessun riflesso sulla personalità dell'interessato, sarebbe un semplice dettaglio come potrebbe essere il fatto che gli piaccia il pecorino invece del parmigiano sui maccheroni.

In teoria questo potrebbe essere uno stato di cose ideale per cui lottare: le associazioni di gay lesbiche e transessuali si dànno da fare in questo senso e devono darsi da fare affinché le persone che rappresentano vengano considerate degne degli stessi diritti di tutti gli altri cittadini indipendentemente dal loro orientamento sessuale. E questo è un bene, perché i diritti di cittadinanza devono andare - se la parola "diritti" ha un senso che vada al di là della facciata - in direzione dell'inclusività e non dell'esclusione.

Analizzata con razionalità chi potrebbe dirsi contrario ? Invece la storia e l'antropologia dànno tutt'altra risposta.
Oggi - e in realtà da sempre - la situazione auspicata da lui è già così. In maniera non evidente, certo, ma per la stragrande maggioranza degli uomini (esseri umani di sesso maschile, bisogna dirlo, visto che ancora oggi molte donne dicono uomini anche quando intendono dire persone) è così. Fanno sesso con uomini come da che mondo è mondo gli uomini hanno fatto sesso con altri uomini, e per le più svariate ragioni: dalla più semplice, perché gli piace o perché gli va, alla più assurda - perché non c'è nessun altro con cui fare sesso, o alla più banale, lo fanno e basta senza nessuna ragione particolare.

E si può dire che un uomo fa sesso omosessuale anche quando lo fa con una donna visto che di solito gli uomini fanno sempre e solo sesso con se stessi, sia che siano da soli sia che siano in compagnia di una o più donne (ai tempi del femminismo lo chiamavano "masturbazione in vagina" oggi la Miss non saprebbe: dove sono finite le femministe, tutte in convento ?).

E quindi, per chiarire i termini della questione: essere omosessuali in realtà non ha a che fare con il sesso di per sé. E' questo il motivo per cui è nato un termine, per quanto obbrobrioso come origine e come etimologia che si presta a tante analisi e soprattutto a semplicistiche banalizzazioni, ma che è servito e serve a definire una cultura antropologica che prima non esisteva, con buona pace di Foucault e di tutti gli storici delle idee non anglo-sassoni che su questo tema hanno solo elucubrato e mai elaborato un pensiero che sia un pensiero degno del nome. Il termine "gay" era interno a un gruppo di uomini che si identificavano non come uomini che facevano sesso con altri uomini - per i quali non esisteva e non esiste termine, così come non esiste termine per chi preferisce bere vodka invece di grappa - ma come uomini con una cultura a parte che comprendeva ma che non si limitava alle loro inclinazioni sessuali. Anche perché spesso di sesso ne facevano poco o per niente.

Oggi certo "gay" non ha più senso nella misura in cui si riferisce agli aspetti più frivoli e superficiali di persone di un determinato orientamento sessuale e relativi ammenniccoli. Lo si usa ancora come rivendicazione di eguaglianza di diritti e la battaglia è sacrosanta, ma è un involucro vuoto visto che si può usare indifferentemente per una discoteca, un tipo di musica e addirittura per una letteratura (NB: mai letta. La Brodie riconosce la Letteratura tout court o niente).

Essere omosessuali non ha ancora fatto il suo tempo come categoria culturale visto che di persone che fanno sesso con altri del loro sesso in giro ce ne sono molti come da che mondo è mondo ma pochissimi ancora sono quelli che si dichiarano tali con dignità e con valenza politica e non per moda e non perché costretti loro malgrado. Persino il sindaco di Londra, l'emancipato "rosso" Ken Livingstone, non ha saputo far meglio che rispondere "sono affari privati che non vi riguardano" a un giornalista che lo aveva trovato in una discoteca gay e che gli chiedeva molto semplicemente anche se con una vena sicuramente ironica come era andata la serata.

Molti omosessuali non fanno sesso, né con uomini né con donne, per una grande varietà di motivi e molti sicuramente perché è estremamente difficile trovare un partner degno del nome e non solo un tizio per un accoppiamento temporaneo, e questo anche senza avere grandi pretese.

Molti omosessuali si battono per la pari dignità e la pienezza di diritti per le persone omosessuali, molte delle quali tuttavia se ne sbattono altamente di siffatti alti concetti e chiedono solo la libertà di poter fare sesso nelle migliori condizioni possibili (libertà del tutto legittima, ci mancherebbe). Ma questi sono le stesse persone omosessuali che si guardano bene poi da qualsiasi attività che li metterebbe allo scoperto e che li esporrebbe a sanzioni o ai pregiudizi: e quindi eccole lì al sabato sera a scheccare come matte in discoteca però alla domenica a cena dalla nonna a fare i bravi ragazzi e il lunedì mattina in giacca e cravatta a flirtare in ufficio con la segretaria che povera illusa non ha ancora capito niente.

Una società dove si può essere omosessuali e allo stesso tempo non causare scompiglio tra i benpensanti non è di per sé auspicabile come molti credono. Già oggi in Italia alla maggioranza degli italiani non fa né caldo né freddo sapere che tizio è stato a letto con caio e anzi non gliene può fregare di meno come dicono a Roma. Se però si parla di calciatori gay allora si alza un muro contro "infondate insinuazioni" e se si chiede il riconoscimento di diritti, molti, anche le persone più aperte, pensano che sia una richiesta che non ha ragione di essere. E comunque ancora oggi pochissimi sanno che Don Lurio aveva "certe" predilezioni o che un cantautore famoso come Lucio Dalla non è dello stesso orientamento sessuale di Mike Bongiorno.

Meglio allora i paesi come la Danimarca o l'Olanda dove esiste un'accettazione sociale dell'omosessualità ? In parte sì, ma in realtà si tratta di indifferenza generalizzata e in effetti non di cultura gay si può parlare in quei paesi. E comunque anche lì non sono molti gli insegnanti ad esempio che si dichiarano apertamente o le pastore protestanti.

Miss Brodie non crede che essere gay debba essere considerato un fatto speciale ma crede anche che l'affermazione sociale dell'omosessualità deve consistere nello scardinare i luoghi comuni e le idee ricevute che imperano nella testa dell'umanità per realizzare una vera e profonda libertà individuale. Così non è stato e non sta avvenendo, nemmeno nei paesi più all'avanguardia nel campo dei diritti individuali. La Brodie salva la Spagna perché lì Santo Zapatero ha detto chiaro e tondo che tutti i cittadini devono per legge avere gli stessi diritti senza se e senza ma.

Quanto sopra non aggiunge nulla di nuovo a quanto affermato da Mario Mieli nel suo fondamentale saggio Elementi di Critica Omosessuale e la Brodie ne è consapevole. Pensa anche che finora non ha visto coppie di omosessuali che hanno creato qualcosa di diverso dalle coppie che già ci sono, anzi sembra che si limitino a ripercorrere le stesse tappe di ricostruzione della famiglia come cellula marcia della società che l'ha portata a essere luogo della gerarchia e dell'annichilimento dell'individuo, ridotto oggi a mero sito generatore di consumatori per la società capitalistica.

Dunque l'augurio della Brodie è che continuino a esistere omosessuali che non siano gay e che non pensino che la battaglia per l'uguaglianza dei diritti sia un fine perché tutti vivano felici e contenti quanto piuttosto una lotta ideale per pensare contro, contro tutti e contro tutto.

Thursday, February 23, 2006

11 FEBBRAJO : DEDICATO A SYLVIA

NB[Nota della Brodie]: questo messaggio è arrivato alla Miss in data 11 febbrajo, anniversario caro a tutte le amiche brodiane. Purtroppo per motivi tecnici di VITAREALE (TM) non è stato possibile pubblicarlo nella data indicata dalla latrice. La Miss se ne scusa con l'interessata e lo dedica in particolare a lui e a lui .

Dedicato a me che non mi amo e che stupidamente mi ostino ad amarti, dedicato a me sempre pronta ad ascoltare te che non hai mai tempo o solo i ritagli morti da buttare di quello tuo prezioso, dedicato a me che trovo il tempo per tutto e per tutti anche quando non ne avrei, dedicato a me che mi sforzo di accontentarti anche quando non dovrei e se mi lagno è colpa mia, dedicato a me che mi dò da fare anche senza ricompensa, dedicato a me che sono solipsistica e autoreferenziale, dedicato a me che ti prendo sul serio anche se non te lo meriti, dedicato a me che ti rispetto, dedicato a me che ascolto tutti e che devo urlare per far sentire la mia voce, dedicato a me che sorrido anche a chi mi ha fatto del male, dedicato a me che se mi lamento è perché sono isterica e se critico è perché non ho il senso dell'umorismo e se mi dò da fare sono iperattiva e se ho voglia di non fare niente sono nojosa e se cambio idea sono inaffidabile e se non ti chiamo perché tu non mi chiami mai sono egoista, dedicato a me sempre pronta a darti una seconda chance e una terza e una quarta e anche una quinta, dedicato a me che cerco di abbassarmi al livello della tua meschinità senza riuscirci e dedicato a tutti quelli e soprattutto quelle come me, che hanno già fallito prima ancora di cominciare, che hanno già perso prima ancora di giocare, che non vogliono mollare la presa che non hanno, che con cieca, stupida, caparba ostinazione continuano a rialzarsi ogni volta dagli sgambetti che gli tende la vita, e sì, dedicato a tutte noi che non abbiamo più neanche l'orgoglio del nostro insensato dolore ma solo le umiliazioni che soffriamo, una più una meno è sempre la stessa noja infinita, dedicato a noi, buone nostro malgrado che vorremmo essere cattive e non sappiamo come, e che se un giorno spariamo al nostro aguzzino quotidiano veniamo additate come belve dalle bestie che quotidianamente ci ignorano e ci tormentano insieme.

Thursday, February 16, 2006

crocifiggeteci tutte

Il Consiglio di Stato, supremo organo della magistratura amministrativa ha emesso una sentenza in cui dichiara che il crocifisso non è "una mera suppellettile" o "oggetto di culto" . Gli stessi giudici amministrativi con un favoloso atto di preterizione (nella retorica la vera natura degli italiani standard) mentre dicono di voler lasciare alle "disputte astratte" la definizione del concetto di laicità, si impalcano, con un colpo di mano che non ha nulla da invidiare alla prestidigitazione, a teologi per affermare che lo stesso oggetto è "un simbolo religioso" nei luoghi di culto mentre negli edifici pubblici quali la scuola, esso "svolge una funzione altamente educativa" ed "esprime i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato".
Il quotidiano consultato da Miss Brodie aggiunge, a mo' di postilla giustificativa, che da un'indagine Eurispes, l'80,3% degli italiani si dice favorevole all'esposizione del Crocifisso nelle scuole e nelle istituzioni statali. (Se per questo la maggior parte degli uomini italiani si direbbe favorevole alle partite di calcio gratis a spese dello stato, e la preponderanza numerica non rende la cosa né giusta né giustificabile).

La Miss non ha parole, o meglio, una sì. Ridicoli. I giudici italiani sono semplicemente ridicoli.

Tuesday, February 07, 2006

miseria della politica

Se il centro-sinistra dovesse vincere, il deputato Mastella chiederà che gli venga affidato il ministero dell'Istruzione. Ecco un buon motivo per non votare per il centro-sinistra. Nel caso non ce ne fossero altri, sia chiaro.

male di vivere

Questi ultimi giorni sono stati di grande disagio per la Brodie. In occasione degli scrutinij scolastici ha avuto modo di toccare con mano sia il malessere delle allieve sia la pochezza umana nonché prefessionale di molte sue colleghe e colleghi.

Per molti, troppi insegnanti le allieve non sono delle persone con la loro individualità e personalità che chiede di essere conosciuta e riconosciuta oltre che rispettata, ma soltanto dei numeri sul registro, degli "utenti" cui viene erogato un servizio "pubblico" che permette agli insegnanti stessi di guadagnarsi da vivere.

La Brodie non vive nella retorica dell'insegnamento come missione - ne ha già parlato in un altra sua missiva scritta in aprile o maggio o giugno 2005, vedete se riuscite a trovarla - o come vocazione. La vocazione non la chiedono più nemmeno ai medici o ai preti ormai, figurarsi se debba essere un requisito per gli insegnanti ! Tuttavia la professionalità dovrebbe essere una buona guida per capire che gli allievi sono "materiale" umano non inerte e che scopo di ogni insegnante è quello di contribuire alla crescita totale dell'individuo tramite la trasmissione del sapere. E' questa, o dovrebbe esserlo, la differenza tra "istruzione" e educazione.

Invece, a una indagine superficiale tra le allieve, Miss Brodie scopre oltre alle crisi di nervi e alla depressione adolescenziale sentimenti di odio e di risentimento per la scuola, un senso di ingiustizia diffuso verso gli adulti che vi operano e che vengono riconosciuti vuoi come incapaci vuoi come meschini. I volti parlano da soli: spenti, pallidi, ripiegati su se stessi, senza la scintilla della passione per la cultura e il brio che si prova a immaginare la vita che si apre con tutte le sue promesse pur irte di ostacoli e di sfide da raccogliere.

A volte anche la Brodie deve ammettere prima di tutto a se stessa di non avere gli strumenti per affrontare queste difficoltà: come ispirare, come motivare, come incoraggiare giovani di 16-17 anni già pessimiste e amareggiate dalle prime difficoltà e dai primi schiaffi dell'ingiustizia che permea tutto ciò che è umano ? Come spiegargli che vale la pena di combattere e di non arrendersi, che non tentare è già una sconfitta, che non scegliere è già una scelta, che basarsi sul minimo comun denominatore significa avere già abdicato al non-vivere ? Invece i peggiori esempi di utilitarismo, di viltà, di perseguimento del "particulare" a scapito del bene comune vengono proprio dagli adulti, da quegli insegnanti stessi che avrebbero il compito di in-segnare, di dare le indicazioni per la retta via e che invece di e-ducare, di tirare fuori il meglio che c'è in ogni allievo, si limitano a in-struire, a mettere in fila le loro povere, misere nozioni, e a volte neanche quello, tutto il loro sforzo essendo teso a un pusillanime tirare a campare.

mal di squola

Miss Brodie è stata impegnata nelle due ultime settimane in un rito tanto antico quanto insensato chiamato "scrutinij" dalle gerarchie scolastiche. Nel corso di questa assurda cerimonia gli insegnanti sono tenuti a presentare, sulla base dei voti che hanno assegnato per i compiti in classe durante il quadrimestre precedente, delle valutazioni espresse numericamente che appariranno sulla pagella scolastica dell'allieva.

Da che cosa deriva l'insensatezza di un simile rituale ? Alcuni docenti prendono la cosa molto poco sul serio e danno i loro voti in maniera molto poco rigorosa. Altri, amanti delle procedure burocratiche e di tutto ciò che ha sapore di ufficialità prendono parte al rito con molta serietà considerandolo il momento clou del loro ruolo di "depositarij del sapere" che certifica l'acquisizione di tale sapere, o la mancanza della stessa.

La normativa vigente in Italia prevede che in sede di scrutinio "il docente è chiamato a esprimere una valutazione e non una misurazione" e questo in qualche modo giustificherebbe il pressapochismo e l'ascientificità dell'intero procedimento. Altrettanto patetico per non dire patologico è l'atteggiamento di quegli insegnanti che si presentano con impeccabili tabelle eseguite in powerpoint con la sfilza dei voti delle singole prove e la media aritmetica (che loro chiamano matematica, quasi a invocare il crisma della scientificità) e che poi propinano agli altri componenti il consiglio di classe: 5.3, 6.8, 5.7... chiedendo che siano essi a decidere se dare un cinque o un sette o un sei. Oppure avviene una strana perequazione in base alla quale, per quelle materie in cui è previsto un voto per le prove scritte e uno per le prove orali, si alza un voto da una parte per abbassarlo dall'altro, quando invece lo scopo sarebbe quello di offrire una fotografia quanto più accurata possibile delle competenze acquisite dalle allieve in ciascuna delle due modalità. Un'altra incongruenza che non è sfuggita all'occhio di lince della Miss sono i voti patentemente assurdi per cui lo stesso docente assegna un 8 in latino scritto e un 5 in italiano scritto, o anche - visto agli ultimi scrutinij - 3 in italiano scritto e 9 in italiano orale.

La verità è che gli insegnanti dovrebbero limitarsi a insegnare, anzi, tanta grazia se ne hanno le competenze pedagogiche, la preparazione accurata e scientifica nel proprio campo,la maturità umana, la deontologia professionale e la passione del mestiere, tutte cose che non si apprendono né all'università né altrove, ma sul campo di battaglia e nell'oceano della vita.

La verità è che gli insegnanti non sono stati formati a tale tipo di attività e difettano delle competenze docimologiche e valutative necessarie a esprimere un giudizio serio e professionale e non solo umano e onesto sulle capacità delle proprie allieve.

La verità è che non ci si improvvisa valutatori impalcandosi a giudici nel momento in cui gli insegnanti più perversi assaporano il potere di chi sa di avere il coltello dalla parte del manico. E lo fanno anche molto male, perché è da almeno quarant'anni (ma la Brodie sospetta che in Italia sia da sempre) che la scuola vive il contrasto ineludibile di un ente che dovrebbe formare e al contempo selezionare.

La verità è che in paesi più serij di questo è da lungo tempo assai che le due funzioni sono state scisse e gli insegnanti si limitano a preparare le allieve alle prove cui si sottoporranno per dimostrare l'acquisizione di sapere e competenze, prove costruite e valutate da professionisti indipendenti dalla scuola stessa per dare scientificità e credibilità senza conflitto di interessi a un'attività che dovrebbe essere e rimanere sempre estranea alla scuola in quanto ente che educa e che forma, e che quindi non presume né di valutare né di selezionare.