Dopo un anno in aspettativa non retribuita per un "congedo sabbatico senza assegni per motivi di studio e di ricerca" [come recita il testo ufficiale del Ministero] - il Ministero non si chiede come un insegnante possa studiare e ricercare per un anno senza stipendio, ma si sa, gli insegnanti vivono d'aria - Miss Brodie ha ripreso servizio da una settimana e reincontrando i suoi colleghi ha fatto qualche considerazione sulla sua professione.
Insegnare può significare una quantità di cose e quindi anche nessuna. Può essere una scelta di comodo o uno sbaglio o un ripiego, per certi addirittura una "vocazione" o un "apostolato" per non dire una "missione", non a caso tutti termini che rinviano alla sfera ecclesiastica con cui per secoli e fino a tutto il medioevo (e anche oltre in paesi come Italia e Inghilterra) l'insegnamento ha avuto a che fare. Una volta raggiunto il potere temporale, era interesse per la Chiesa (per tutte le chiese) di garantire il controllo della trasmissione della cultura e per esteso di ogni sapere. Tutti gli insegnanti erano dunque chierici o membri degli ordini minori e rispondevano del loro insegnamento direttamente alle gerarchie ecclesiastiche.
Da un punto di vista socio-culturale la maggior parte degli insegnanti rispecchia i valori medij dell'umanità: come non trovereste un 98% di eccellenza in un qualsiasi gruppo di ingegneri così non dovreste presumere di trovarlo in un corrispondente gruppo di insegnanti. Sociologicamente è vero che per molto tempo la professione docente è stata un formidabile veicolo di mobilità sociale per le classi meno abbienti: dapprima per la piccola e media borghesia, più tardi anche per qualche "fortunato" membro del proletariato. Oggi non è più così, essendo il valore sociale della professione decaduto anche se è vero che i figli degli insegnanti (spesso entrambi i genitori lo sono: il tasso di endogamia nella professione è il più alto di qualsiasi categoria) hanno un trampolino non meschino, paragonabile ai vantaggi goduti dalle conoscenze tra l'alta borghesia. Sapevate che un numero fuori proporzione degli studenti che superano i test di ammissione ai corsi di laurea a numero chiuso ha almeno un genitore insegnante e spesso entrambi ? i quali fanno
di tutto perché la propria prole
non segua le orme parentali. I figli degli insegnanti di oggi saranno i manager, i medici, gli avvocati e i funzionari di alto livello di domani.
E' vero però che, nella media, la percentuale di persone squilibrate, con problemi psicologici o comunque disturbate dal punto della salute mentale è più alto tra gli insegnanti che in qualsiasi altro gruppo professionale, e questo non lo dice Miss Brodie ma le statistiche. In Francia, paese in cui la Miss ha insegnato l'anno passato (dovendosi pagare di tasca sua la formazione di cui successivamente beneficerà il Ministero, e non disponendo di altre entrate) esistono ben quattro cliniche dipendenti direttamente dal Ministero dell'Educazione Nazionale per insegnanti con problemi psichici e psichiatrici. Una quinta è messa a disposizione dal sindacato degli insegnanti della scuola secondaria ai suoi associati. Le ragioni di questo stato di cose richiederebbero un post tutto per loro.
Molti insegnanti sono incompetenti, vuoi sul piano delle conoscenze della loro disciplina specifica, vuoi per l'asssenza di competenze nelle tecniche di trasmissione del sapere, convenzionalmente dette "didattica e metodologia". Molti che si salvano sui due piani di cui sopra sono tuttavia sprovveduti totalmente di acribia, sensibilità, ragionevolezza e di altre qualità umane ancora che li rendono inadatti a qualsiasi attività pedagogica.
E' vero dunque che "those who can, do; those who can't, teach" come dicono in inglese, nel senso che un buon 80-85% degli insegnanti non saprebbe fare un bel niente se dovesse cambiare lavoro, e in effetti la stragrande maggioranza di loro non ha mai lavorato se non tra le pareti di un'aula scolastica e non conosce altra realtà se non quella della scuola: dalle elementari al liceo, da qui all'università e poi attraverso la trafila delle supplenze, prima temporanee, poi annuali fino alla sospirata immissione in ruolo, che per oltre il 50% degli attuali docenti della scuola italiana è avvenuta non per concorso - come stabilisce la legge - ma "ope legis", cioè, per chi non sa né di latino né di sistema giuridico italiano, tramite provvedimento giuridico ad hoc, storicamente con un'infornata di peones e cottimisti in occasione di ogni tornata elettorale (e neanche la destra "riformatrice" e "severa" si è smentita visto che il Ministro Moratti ha appena immesso 35.000 precarij in ruolo: non si vota nel 2006 ?). Di riffa o di raffa chi decide di continuare a bazzicare le aule, prima o poi entra per restarci.
Miss Brodie non rientra nelle sopracitate tipologie ma non intende farsene una patente di nobiltà. E' cresciuta a Londra e lì ha studiato, si è laureata in una famosa università inglese e a Londra ha fatto le sue prime esperienze lavorative nel campo dell'informazione della stampa e delle traduzioni. Un ufficio sa che cos'è e come ci si lavora. "Che snob !" direte, ma in realtà per entrare nel mondo delle supplenze bisogna avere un pelo sullo stomaco alto così e avere un fegato che due non bastano. In ogni caso all'epoca la Miss aveva altre idee in testa e solo in seguito è stata incapace di sottrarsi alle ammalianti grida della sirena pedagogica. Avendo escluso le supplenze nella scuola pubblica e non volendo scottarsi si è dedicata agli adulti nei corsi per lavoratori e nelle università. In ogni caso a scuola non sarebbe potuta entrare visto che dopo il concorso del 1990 e fino al 2000 non vennero banditi concorsi (in barba alla legge che ne prevedeva uno ogni due anni).
Dunque è solo dal 2001 che vive l'ebbrezza dell'insegnamento liceale, essendo entrata appunto nei ruoli con l'ultimo concorso. E comunque, nonostante abbia lavorato in altri ambiti professionali e, alla bisogna, sappia darsi da fare a sbarcare il lunario, Miss Brodie è come le altre sue colleghe: a parte insegnare non sa fare niente, o meglio, insegnare è l'unica cosa che sa fare bene, o per essere più precise, insegnare è l'unica cosa che, quando la fa, sa perché la fa.
Se ci sono differenze tra la miss e le sue colleghe - a parte l'inimitabile stile personale, va da sé - esse nascono dal fatto che Miss B insegna a partire dal presupposto che "
nothing worth knowing can be taught" (
nulla che valga la pena di sapere può essere insegnato, Saint Oscar) e considera il ruolo dell'insegnante necessariamente limitato e di secondo piano. E' facile invece, per molti insegnanti, cedere alla tentazione di sentirsi dei piccoli hitler tra quelle quattro pareti, con potere di vita e di morte su un pubblico di alunni prigionieri che non ha diritto di parola e che per la maggior parte degli insegnanti non esiste più non appena varcata la soglia della scuola, la cui vita al di fuori di quelle pareti sembra non interessare o non avere valore per coloro alle cui cure sono affidati.
Per la miss insegnare è la più bella professione del mondo perché senza insegnanti non ci sarebbe nessun'altra professione (tutti gli ingegneri, medici, fornaj, piloti, infermiere, meccanici... hanno avuto delle maestre). E' anche una delle più frustranti perché si deve insegnare - se si è coscienziosi - a qualcuno a imparare a fare a meno di noi, a dargli gli strumenti, le mappe, le chiavi di lettura per leggere il mondo, ma la strada la faranno da soli e senza di noi. Insegnare, in ultimo, non significa altro che spiegare come si impara a porre la domanda giusta, perché le soluzioni non sono sempre e necessariamente uniche o univoche, e qualche volta non ci sono proprio. Insegnare è bello perché vuol dire che non hai mai finito di imparare, quell'imparare ultimo e fondamentale che non finisce mai: imparare a vivere, e a morire.