La Miss ha fatto
shiva per Muriel e ha quindi cercato di mantenere un basso profilo, sulla rete come in VITAREALE(TM). Forse vale la pena però di ricordare chi è stata Muriel Spark e quanto importante sia per Miss Brodie, al punto da portarla a usare il nome della sua eroina per antonomasia come suo eteronimo.
Per gli aspetti biografici le lettrici possono consultare il sito della National Library of Scotland che trovano come rimando elettronico in fondo alla lista del Brodie's Set in questo stesso ciberdiario.
Dal punto di vista letterario Spark nasce nei primi anni '50 quando vince un concorso per un racconto e il relativo premio in denaro dell'
Observer, il domenicale dell'elite intellettuale britannica. La notorietà le permette di farsi conoscere dall'editoria importante, anche se il primo romanzo,
The Comforters, pubblicato nel 1957, non le porta né il successo immediato, né, soprattutto, la salva dalla penuria. Inizia a farsi conoscere però nel mondo delle lettere che conta, e alcuni autori affermati vengono in suo soccorso. E' in nello stesso periodo del suo difficile esordio letterario che viene ricevuta in seno alla Chiesa Cattolica, lei che non aveva ricevuto un'educazione religiosa. Il padre, ebreo, e la madre, anglicana, erano agnostici tolleranti.
Il primo grande successo le arride con
The Prime of Miss Jean Brodie, pubblicato per la prima volta nel 1961 come numero del settimanale americano
The New Yorker, un onore che Spark ha condiviso con pochissimi altri autori. Il romanzo riscuote immediatamente un grande successo e un riconoscimento letterario e economico straordinario per l'epoca. La Gran Bretagna ha da poco eliminato il razionamento dei viveri (1957) e lo stile di vita della maggioranza della popolazione è ancora sobrio per non dire da indigenti. Il settimanale americano le offre un appartamento in cui scrivere con tranquillità le successive opere, un lusso che permette finalmente a Spark di dire addio alle ristrettezze economiche: non si volterà più indietro. Gli eventi che la vedono emergere dalle difficoltà al successo fanno da sfondo al romanzo biografico
A far cry from Kensington.
Il romanzo riceve ulteriore notorietà nel 1966, quando il suo adattamento cinematografico vale a Maggie Smith, eponima eroina nel film, un premio Oscar come migliore attrice protagonista.
La Miss che vi scrive aveva 12 anni quando vide il film per la prima volta: crede di essere rimasta folgorata dalla figura passionale di questa insegnante appassionata dal suo lavoro e dall'amore per la vita. Poi è andata a cercare il romanzo in biblioteca e da allora lo ha letto più volte, e tuttora lo rilegge circa una volta all'anno senza stancarsene mai. Chissà, forse è stato quello il momento in cui ha sentito quell'affinità per l'insegnamento che tuttora l'affligge, ma non ne è sicura. Per alcuni insegnanti il desiderio di raccontare agli altri quello che hanno imparato è una seconda natura ineludibile e ineluttabile che li porta a tediare i poveracci che capitano loro a tiro.
Jean Brodie è un'insegnante formidabile, come tutte le vere insegnanti (non chi questo lavoro lo fa per ripiego o per disperazione) non insegna niente di particolare, cerca invece di tirare fuori dalle sue allieve tutto il buono che c'è in loro per ajutarle a sviluppare un talento che le renda uniche e memorabili. La sua preparazione, per quanto buona, non è quasi mai accurata, i dettagli li lascia alle povere di spirito, tutta presa com'è dall'imperativo di aprire gli occhi delle sue allieve alla bellezza del mondo intorno a loro senza soffocarle nell'abbraccio mostruoso dell'erudizione scolastica o di un arido enciclopedismo.
La disciplina in cui crede Jean Brodie è l'autodisciplina, non una rigida irrigimentazione di alunne anonime e indistinguibili. Tratta le proprie allieve non come delle bambine minorate, che sarebbe un insulto, né come degli adulti. ché non lo sono ancora, bensì come delle p e r s o n e, che è forse la cosa più difficile da fare a questa età e in un contesto scolastico che vede le allieve schizofrenicamente divise tra la tutela parentale - assente - e la fallace tutela docente - indifferente.
Tutte le allieve brodiane sono immancabilmente segnate - nel bene e nel male, occorre dirlo - dal carisma di Jean Brodie. La forza di una personalità, esuberante, travolgente, sconvolgente, non è necessariamente negativa se serve a far reagire le persone con cui viene a contatto, se le scuote dal torpore fisico e intellettuale che così spesso caratterizza le aule scolastiche. A molti, però, fautori dell' ordine, dello status quo, dei pensieri già fatti da inserire in docili testoline, questo modo di insegnare, che è poi un modo di portare una ventata di vita viva e vera nell'aria stagnante delle aule, non può andare bene. Non sia mai che qualcuno si permetta di mettere in discussione, sia pure in maniera idiosincratica, l'ordine costituito delle certezze sempiterne con cui farcire le menti anocra vergini delle fanciulle. Questo non sta bene e una simile insegnante deve essere annichilita e resa non solo docile, ma "innocua".
E' destino di ogni insegnante essere traditi, e Jean Brodie non sfugge a un simile fato. E' inevitabile perché è nella natura di ogni insegnante di essere un nano che indica la strada a giganti che arriveranno dove lei non è mai arrivata e mai arriverà. E' destino di ogni insegnante che si rispetti di essere dileggiata e dilaniata se decide di fare il proprio mestiere di in-segnare, di lasciare cioè un segno nel cuore e nelle menti delle proprie allieve, invece di rassegnarsi a tras-mettere qualche banale nozione, proprio come potrebbe fare un qualsiasi televisore.